Il tema di investimento di questo certificate è quello di approfittare del risiko bancario sostenuto sia da Mario Draghi che dalla Bce. Christine Lagarde continua a ripeterlo le banche europee, sono troppo piccole per rimanere da sole e competere con i colossi Usa. Il governo italiano è più pratico e concede aiuti fiscali sulle perdite pregresse in caso di fusioni (Dta). Dote che facilita le nozze ma che ha una scadenza ben precisa: fine anno per le fusioni non amichevoli, ovvero non concordate dai due cda delle banche oggetto di fusione, e un anno e mezzo (dicembre 2022 ) in caso di matrimonio consensuale. Un tesoretto fiscale che secondo i calcoli di Deutsche Bank vale 11,6 miliardi di euro.
Banco Bpm sarebbe nel mirino di Unicredit, la fusione fra i due istituti libererebbe 3 miliardi di crediti fiscali. Intesa sta già estraendo forti sinergie da Ubi appena fusa.
Oggi siamo tutti concentrati sul risiko italiano ma questo è solo un primo passo, a breve scoppierà quello europeo e colossi come Intesa, Credit Agricole, Santander, Deutsche Bank, SocGen si stanno già guardando fra loro, chi farà la prima mossa avrà un vantaggio competitivo sugli altri.
La forza di questo certificate è una maxicedola compensabile con eventuali minus del 10% già ad agosto che accompagnata da un autocall con livelli decrescenti che aumenta le possibilità di rimborso al valore nominale. Il ritorno ai dividendi, limitato però dalla Bce, permette di tenere un tesoretto in cascina e allo stesso tempo di attirare molti fondi che erano usciti dal settore. Il comparto, nonostante il recupero degli ultimi mesi, rimane su livelli storici molto bassi.