Ci saremmo aspettati una Fed meno aggressiva

Molte sono le variabili che influenzano i prezzi degli asset e i rendimenti di mercato: la sfida dell'“affordability” potrebbe essere tra queste nel 2026. L’affordability tocca diversi aspetti che vanno dalla spesa dei consumatori, allo stress creditizio, fino ad un maggior attivismo politico
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Come era nelle attese dei mercati, la Fed ha tagliato i tassi per la terza volta quest’anno di 25 bps, indicando una via più ardua per ulteriori tagli nel 2026. Il voto, con un punteggio di 9 a 3, ha nuovamente visto dissensi tra falchi e colombe. Miran avrebbe voluto un taglio di 50 bps, mentre Schmid e Goolsbee di Chicago hanno sostenuto il mantenimento dei tassi attuali.
Il dot plot delle aspettative dei singoli funzionari sui tassi indicava un solo taglio nel 2026 e un altro nel 2027, prima che il tasso sui fondi federali raggiunga un obiettivo a lungo termine intorno al 3%. Tali proiezioni sono rimaste invariate rispetto all’aggiornamento di settembre, ma il grafico rifletteva le divisioni all’interno del comitato sulla direzione da prendere per i tassi.
Per quanto riguarda l’economia, il FOMC ha alzato la sua valutazione del PIL per il 2026, aumentando la sua proiezione di settembre di mezzo punto percentuale al 2,3%. Per quanto riguarda l’inflazione, i prezzi rimangono elevati, con l’indicatore preferito dalla Fed al 2,8% a settembre, al di sopra dell’obiettivo del 2%. Oltre alla decisione sui tassi, la Fed ha anche annunciato che riprenderà ad acquistare titoli del Tesoro (40 mld di dollari a partire da venerdì). La mossa arriva in un contesto di preoccupazioni per le pressioni sui mercati dei finanziamenti overnight.
Ci saremmo aspettati che la Fed fosse meno aggressiva in questo meeting e più aggressiva il prossimo anno, considerato che è sta anche alzata la stima di PIL e che l’inflazione rimane ostinatamente alta e con i pieni effetti dei dazi ancora da definire. Il rischio è quello che il prossimo anno non solo la Fed non tagli per nulla i tassi, ma che addirittura si veda costretta ad aumentarli (è già successo in passato). Certo il rischio è ancora remoto, ma il solo fatto che rientri nel radar degli investitori potrebbe alzare la volatilità.
Richiesta di sussidi settimanali USA alla disoccupazione (stima 221k contro 191k della scorsa settimana).
Prezzi alla produzione della Cina YoY di novembre in ulteriore flessione rispetto ad ottobre (-2,2% contro -2,1%), mentre cresce l’inflazione (+0,7% contro +0,2% di ottobre). Maggiore delle attese la produzione industriale MoM di ottobre dell’Italia (-1% contro -0,3% atteso e +2,7% in settembre), che porta il tendenziale annuo al -0,3% (da +1,4% di settembre).
Molte sono le variabili che influenzano i prezzi degli asset e i rendimenti di mercato. Pensiamo ai tassi di interesse, alle aspettative di inflazione, alla crescita degli utili, ai multipli di valutazione, alle condizioni di liquidità e ai premi per il rischio. Detto questo, un altro indicatore che potrebbe influenzare i prezzi degli asset statunitensi nel 2026 riteniamo possa essere ciò che ruota intorno alla sfida dell'“affordability” (intesa come la capacità dei consumatori di permettersi beni e servizi essenziali, come case, un prestito, o i consumi) e come questa possa influenzare i mercati finanziari
Questa sfida negli Stati Uniti si riferisce al vasto e sostenuto squilibrio tra l'aumento dei costi dei beni e dei servizi essenziali da un lato e i redditi reali modesti o stagnanti dall'altro di gran parte dei consumatori dall’altra. I dati indica infatti che il costo dei beni di base o di prima necessità è cresciuto ben oltre i salari nel corso dell’ultimo decennio.
Dopo aver raggiunto un picco durante la pandemia e spinto più in alto dalla guerra in Ucraina, l'inflazione negli Stati Uniti è scesa bruscamente dopo aver toccato un massimo del 9,1% a giugno 2022. Una volta cresciuti, i prezzi non sono tornati indietro (non c’è stata deflazione, ma disinflazione) e molti livelli di prezzo rimangono elevati, o "appiccicosi", con il costo dell'abitazione, del cibo, dell'energia, della sanità e dei servizi più alti oggi rispetto ai livelli di prezzo pre pandemici.
Nel frattempo, le restrizioni dal lato dell'offerta, gli aumenti di prezzo legati ai dazi, l'aumento dei tassi di interesse, il cambiamento strutturale verso l'alto nei costi dell'abitazione e della sanità, hanno spinto i prezzi verso l'alto mentre si scontrano con guadagni salariali e di reddito più modesti o stagnanti. A questo punto, mentre i prezzi generali sono aumentati di quasi il 25% dall'inizio del 2021, i guadagni settimanali medi non hanno tenuto il passo, aumentando di meno del 20% nello stesso periodo.
Pertanto, la pressione è alta e l'affordability è diventata un argomento sempre più caldo sulla tavola. Ma ecco il punto: l'argomento non rimarrà in cucina. Sta arrivando anche a Wall Street. Diversi sono i canali attraverso i quali l'affordability potrebbe influenzare le azioni l'anno prossimo. Gli ostacoli non sono affatto insignificanti per i mercati di capitale statunitensi, con un risultato che potrebbe includere:
- le spese dei consumatori più deboli del previsto e un'economia sempre più dipendente dagli americani benestanti. Le famiglie ad alto reddito sono state i principali motori della crescita dei consumi quest'anno, anche se questi si stanno adattando ai prezzi più elevati facendo acquisti più presso i rivenditori discount, cercando un miglior valore e risparmi sui costi, non diversamente dalle famiglie a basso e medio reddito. Maggiore è il costo dei beni essenziali (abitazione, utenze, cibo), minore è la quantità di denaro rimasta per beni e servizi discrezionali. A questo proposito, il 10% delle famiglie a basso reddito dedica quasi tre quarti delle proprie spese ai beni di base, rispetto al 50% circa del 10% di quelle a reddito elevato. Da non dimenticare che i costi sanitari negli Stati Uniti già rappresentano una parte consistente della spesa delle famiglie, con le spese sanitarie come percentuale del totale delle spese di consumo personale attualmente superiori al 20%.
Ovviamente, più a lungo persistono le sfide di accessibilità, maggiore è il livello di disuguaglianza di reddito negli Stati Uniti e maggiore è la dipendenza dell'economia statunitense da una ristretta parte della popolazione per la crescita, considerando che il 10% delle famiglie statunitensi a reddito elevato rappresenta circa la metà della spesa personale totale negli Stati Uniti;
- un aumento dello stress creditizio. Sebbene le famiglie statunitensi, in generale, rimangano in buone condizioni finanziarie, le crepe nelle finanze domestiche stanno diventando sempre più evidenti. Secondo VantageScore, anche i mutuatari più affidabili stanno iniziando a ritardare i pagamenti dei debiti. A luglio, i pagamenti in ritardo oltre 90 giorni sono aumentati del 109% rispetto all'anno precedente tra i mutuatari "superprime" e del 47% tra i mutuatari prime. I tassi di insolvenza su auto, mutui, prestiti studenteschi e carte di credito sono tutti aumentati nell'ultimo anno, mentre i saldi delle carte di credito negli Stati Uniti ora si attestano ai livelli più alti di sempre (1,2 trilioni di dollari);
- il continuo freno al mercato immobiliare, che rappresenta il 16% del PIL statunitense. La sfida dell'accessibilità è più evidente nel mercato immobiliare, dove, secondo i dati governativi, il prezzo dell'abitazione - sia gli affitti che l'equivalente dell'affitto per i proprietari - è aumentato di quasi il 50% nell'ultimo decennio, il più ripido aumento in 10 anni dalla metà degli anni '90. Attualmente, circa il 75% delle famiglie statunitensi non può permettersi una nuova casa a prezzo mediano, secondo l'Associazione Nazionale dei Costruttori di Case. Come nota a margine, la Fed di Atlanta stima che i prezzi mediani delle case siano aumentati di oltre un terzo dal 2021, a poco meno di 400.000 dollari. Nel frattempo, il reddito necessario per acquistare una casa è raddoppiato dal 2019, con l’età media del primo acquirente di casa negli Stati Uniti che oggi è di 40 anni. E non è solo il costo delle case nuove a tormentare il mercato immobiliare: anche i premi delle assicurazioni sulla casa in forte aumento e le tasse sulla proprietà hanno contribuito a far lievitare i costi di possesso di un’abitazione;
- un maggiore attivismo politico. Un tema “da cucina” come l’accessibilità economica preannuncia un intervento più deciso del settore pubblico nel 2026, tanto più che le elezioni di metà mandato sono a meno di un anno di distanza. Ci aspettiamo quindi una maggiore presenza dello Stato in settori come l’edilizia abitativa e la sanità, e forse anche alleggerimenti o aggiustamenti dei dazi su alimentari e agricoltura, minerali e metalli e altri comparti che soffrono di colli di bottiglia e quindi di prezzi più alti. Tutto questo sarà accompagnato da una maggiore volatilità sugli utili aziendali e sulle guidance.
E poi c’è la Fed e le aspettative – soprattutto da parte della Casa Bianca – che la Banca Centrale debba tagliare i tassi di interesse per alleviare gli ostacoli di accessibilità che stanno mettendo sotto pressione le famiglie americane. La Fed, però, dovrà navigare tra i pericolosi scogli di un’inflazione ancora presente e le dolorose difficoltà di accessibilità economica. Quello che ogni investitore teme è una Fed più politicizzata, che potrebbe diventare realtà di mercato nel 2026 proprio a causa delle sfide legate all’accessibilità.
I pesi dell’accessibilità economica e alcune implicazioni per gli investimenti. È sempre bene allacciare le cinture. Le tensioni legate all’accessibilità non rappresentano solo potenziali ostacoli per le prospettive economiche americane del prossimo anno. Sono anche temi sociali e politici che diventeranno sempre più roventi in un anno elettorale. Il risultato: il legame tra economia e politica sull’accessibilità suggerisce una maggiore volatilità dei mercati nel 2026.
Sul fronte economico, il rischio è che la spesa dei consumatori l’anno prossimo risulti più debole del previsto, perché i prezzi più alti di beni e servizi riducono il budget sia delle famiglie a basso reddito sia di quelle benestanti. Che l’accessibilità stia colpendo anche i redditi alti è evidente dal fatto che Dollar Tree (nota catena di discount), dopo aver comunicato che nel terzo trimestre 3 milioni di famiglie in più hanno fatto acquisti nei suoi negozi, ha precisato che il 60% di queste aveva un reddito superiore a 100.000 dollari. Non escludiamo che lo stress sul credito al consumo non possa generare qualche onda di volatilità tra le banche regionali più piccole.
Sul fronte politico, un anno di elezioni di metà mandato è di solito più volatile degli altri, perché gli investitori cercano di anticipare il panorama politico fino al 2028. Anche il nuovo vertice della Fed sarà fonte di movimenti e volatilità l’anno prossimo. Alla fine, la vera incognita del 2026 potrebbe quindi proprio essere gli effetti a catena delle difficoltà di accessibilità economica sugli Stati Uniti. Gli analisti credono che il mercato toro continuerà anche nel 2026, ma consigliamo agli investitori di prepararsi ad una volatilità più elevata e di mantenere un portafoglio ben diversificato tra varie classi di attività.
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