Inflazione Eurozona in crescita: tagli dei tassi BCE più lontani?

Aumento inaspettato per i prezzi nella zona euro e gli analisti si dividono tra chi lo ritiene solo un incidente di percorso e chi pensa che il ritorno al target BCE (2%) richiederà più tempo del previsto.

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I dati sull’inflazione nell’Eurozona

Dato in controtendenza per l’inflazione nella zona euro diffuso oggi dall’Ufficio statistico europeo, tornata a salire per la prima volta da aprile.

I dati preliminari dell’Eurostat indicano un dato tendenziale in crescita del 2,9% a dicembre rispetto al +2,4% del mese precedente, mentre su base mensile i prezzi aumento dello 0,2%, tornando positivi dopo il -0,6% di novembre.

L'inflazione core, il dato che esclude gli elementi più volatili quali energia, cibo e tabacchi, viene stimata in rallentamento al 3,4%, rispetto al 3,6% del mese precedente ed al +3,5% del consensus. Quella armonizzata, escluse le componenti cibo ed energia, è attesa in frenata al 3,9%, dal +4,2% del mese precedente.

Le varie componenti

Considerando le principali componenti dell'inflazione nell'area euro, Eurostat prevede che alimentari, alcol e tabacco registreranno il tasso annuo più elevato a dicembre (6,1%, rispetto al 6,9% di novembre), seguiti dai servizi (4,0%, stabile rispetto a novembre) e beni industriali non energetici (2,5%, contro 2,9% a novembre), mentre i prezzi dell’energia restano negativi (-6,7%, rispetto al -11,5% di novembre).

Le ragioni di un aumento

La notizia di un nuovo aumento dell’inflazione “può rappresentare uno shock per coloro che speravano che continuasse a scendere in modo lineare”, soprattutto “dopo essere scesa così vicino al livello del 2% fissato dalla Banca centrale europea”, scrive Michael Field, European Equity Strategist di Morningstar. Tuttavia, sottolinea l’esperto, “ci sono delle spiegazioni molto ragionevoli per questo”.

“Come abbiamo visto all'inizio della settimana in Francia e in Germania, l'aumento dei prezzi dei servizi di pubblica utilità è stata la causa di questo balzo dell'inflazione complessiva. I prezzi del petrolio sono scesi in modo massiccio dai massimi del 2022, ma a dicembre sono scaduti i tetti che molti governi europei avevano posto ai prezzi dell'energia, il che significa che i costi pagati dai consumatori sono aumentati, incidendo sull'inflazione”, ha continuato Field.

L'inflazione ‘core’, senza il costo dell'energia e degli alimenti, è scesa di 20 punti base al 3,4% a dicembre: “quindi il vero risultato è che ci stiamo ancora muovendo nella giusta direzione e che l'inflazione di fondo sta in realtà ancora scendendo”, ha sottolineato lo strategist di Morningstar.

Le scelte della BCE

Questa mattina gli indici azionari europei ‘accoglievano’ i dati sull’inflazione aumentando le vendite, alla luce della considerazione di minori possibilità di un taglio dei tassi BCE sulla base dei dati sull’inflazione appena diffusi.

Proprio le speranze di un prossimo taglio del costo del denaro aveva sostenuto il rally di fine anno sull’azionario anche europeo, pronto a cavalcare un allentamento monetario già a inizio 2024.

Per la prima volta da dicembre, riferisce Bloomberg, sul mercato si prezzano meno di sei tagli da 25 punti base da parte della BCE, con gli swap che indicano una riduzione complessiva nell'anno di 140 punti base.

Le previsioni degli analisti

Se “alcuni investitori saranno indubbiamente preoccupati che questa impennata dell'inflazione possa indurre la BCE a non tagliare i tassi di interesse prima del tempo, i banchieri centrali sono sempre stati consapevoli del potenziale di questa impennata dell'inflazione, che quindi non dovrebbe influire sul loro processo decisionale”, ritiene Field, ricordando che ora “gli occhi saranno puntati sul dato del mese prossimo e sulla possibilità di tornare a rivedere un’importante tendenza al ribasso”.

Non preoccupati dall’aumento dell’inflazione si dicono gli economisti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, in quanto lo considerano “solo un incidente di percorso verso l’obiettivo del 2%, dovuto ad effetti base sfavorevoli sulla componente energia”.

“In prospettiva, l'inflazione dovrebbe riprendere a calare, sia pure con minore intensità, da gennaio 2024”, si legge in una ricerca firmata da Aniello Dell'Anno. Nel corso del nuovo anno, l'inflazione dovrebbe scendere temporaneamente sotto il 2% nei mesi estivi, prima di risalire al 2,4% a dicembre 2024 e attestarsi circa in linea con il 2% nel 2025. L'indice al netto di alimentari freschi ed energia è atteso rallentare dal 3,9% di fine 2023 al 2,2% del dicembre 2024, prima di raggiungere anch'esso il 2% nel 2025”.

Di diverso avviso gli analisti di Commerzbank, secondo i quali a gennaio la fine dell'aliquota IVA più bassa sul gas naturale e sui servizi di ristorazione e l'aumento del prezzo della CO2 in Germania impediranno un calo più marcato del tasso d'inflazione nell'Eurozona. Al netto di questi effetti, tuttavia, la pressione al rialzo dei prezzi dovrebbe continuare ad attenuarsi nel corso dell'anno. Ciò è dovuto al fatto che l'energia più economica attenuerà ancora per qualche mese l'aumento dei prezzi dei beni e dei servizi non energetici. Secondo le stime della banca tedesca, il tasso di inflazione di fondo dovrebbe scendere al 2,5% entro la metà dell'anno.

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