Le magnifiche sette continuano ad investire massicciamente nell’AI

Alphabet, Microsoft e Meta hanno speso complessivamente circa 60 miliardi di dollari in investimenti in conto capitale lo scorso trimestre e tutte hanno segnalato maggiori spese in vista dell'investimento in chip e data center.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Siamo a circa un mese e mezzo di shutdown con gli Stati Uniti che, secondo le stime degli analisti, avrebbero perso fino ad ora circa 100 miliardi d dollari di PIL. Tra i dati non misurabili direttamente, gli effetti della flessione della fiducia dei consumatori che, in assenza di stipendio e con i prezzi che comunque continuano a crescere, potrebbero presto traslarsi all’economia reale.
Il raggiungimento di una tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina e l'aumento della spesa pianificata per l'implementazione dell'IA da parte delle grandi aziende tecnologiche, evidenziano come le grandi forze economiche cui abbiamo più volte fatto cenno si stiano manifestando in tempo reale. La tregua mostra come le leggi economiche immutabili (p.e. le catene di approvvigionamento che non possono essere riorganizzate dall'oggi al domani), possano limitare i risultati politici, anche se la competizione strategica tra Stati Uniti e Cina si intensifica.
Eppure, nonostante tutti i dazi e le minacce di quest'anno, il motore delle esportazioni cinesi è rimasto straordinariamente forte, in parte grazie ai paesi che hanno anticipato le importazioni all'inizio di quest'anno, prima che i dazi entrassero in vigore. Le esportazioni sono state un motore di crescita chiave per la stagnante economia cinese. Il contributo netto delle esportazioni alla crescita del PIL quest'anno è sulla buona strada per essere il maggiore dal 2020, quando la domanda di beni è aumentata vertiginosamente durante la pandemia e, escludendo questo, il maggiore degli ultimi due decenni (dati Haver Analytics).
La Cina ha sospeso i controlli sulle esportazioni di terre rare, input vitale per diverse tecnologie tra cui le infrastrutture di intelligenza artificiale, per un anno, in cambio della riduzione dei dazi e dell'allentamento delle misure sui porti e sulla cantieristica navale da parte degli Stati Uniti. Siamo convinti che questo dovrebbe portare una certa stabilità a breve termine nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina, nonostante la sempre forte concorrenza e la più ampia frammentazione geopolitica che sta riorganizzando le catene di approvvigionamento.
Con il suo nuovo piano economico quinquennale presentato nella scorsa settimana, Pechino si sta concentrando sull'"autosufficienza" nello sviluppo della propria economia e nel raggiungimento dell'indipendenza dagli Stati Uniti e dal resto del mondo, in particolare su sviluppi tecnologici come l'informatica quantistica e la fusione nucleare. L'economia cinese sta ancora lottando con un mercato immobiliare debole, una bassa fiducia dei consumatori e sfide strutturali, in particolare un rapido invecchiamento della forza lavoro. Motivi questi per i quali diversi analisti mantengono una posizione neutrale sui titoli cinesi nel complesso, privilegiando però esposizioni selettive come il tema dell'intelligenza artificiale, che ha aiutato le azioni cinesi quotate a Hong Kong concentrate nel settore tecnologico a crescere del 28% circa nel corso di quest'anno, sovraperformando finora quelle statunitensi.
L’ultimo mese abbiamo visto gli investitori rafforzare l’idea che l'intelligenza artificiale sia un motore chiave per i titoli azionari. Alphabet, Microsoft e Meta hanno speso complessivamente circa 60 miliardi di dollari in investimenti in conto capitale lo scorso trimestre e tutte hanno segnalato maggiori spese in vista dell'investimento in chip e data center. Eppure, stiamo assistendo a performance azionarie più differenziate e all'attenzione degli investitori su come le aziende generano ricavi legati a questo investimento e su come lo finanziano, man mano che queste aziende diventano più intensive in termini di capitale, come evidenziato dall'aumento di 30 miliardi di dollari dell'emissione obbligazionaria di Meta.
Abbiamo anche visto il tema dell'intelligenza artificiale estendersi ad una gamma più ampia di mercati. Un esempio lampante sono le azioni sudcoreane, che sono aumentate del 70% in valuta locale, soprattutto grazie alla sottoscrizione di accordi con OpenAI da parte dei produttori di chip. Il rame è balzato di quasi il 30%, raggiungendo i massimi storici, come input chiave per il cablaggio delle grandi potenze, con le reti elettriche che necessitano di aggiornamenti o espansioni per alimentare i data center dedicati all'intelligenza artificiale, in un contesto di offerta limitata di rame. I mercati privati, compreso quello delle infrastrutture, che sono complessi e non adatti a tutti gli investitori, sono tuttavia sempre più fondamentali per finanziare lo sviluppo dell'intelligenza artificiale.
Le grandi forze all’opera, in particolare la frammentazione geopolitica e l'intelligenza artificiale, rappresentano quindi un'ottica di investimento chiave anche nel breve termine, non solo nel lungo termine. Diversi analisti mantengono una sovra ponderazione sulle azioni statunitensi intorno al tema dell'intelligenza artificiale, con la propensione al rischio sostenuta dalle attese dei tagli dei tassi della Fed.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
