Sui mercati azionari abbiamo già toccato il fondo?

I mercati hanno già raschiato il barile o il peggio deve ancora arrivare? Dopo i recenti segnali di tregua sul fronte commerciale, l'ottimismo cresce, ma Goldman Sachs avverte: la minaccia di una recessione incombe ancora. Analizzando cosa ci insegna la storia e i nuovi rischi in gioco, scopriamo perché il rimbalzo di aprile potrebbe non essere ancora il definitivo via libera alla ripresa.
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Recessione o non recessione, quale scenario è prezzato?
Dopo il minimo registrato dai principali indici di Europa e Wall Street del 7 aprile, gli asset rischiosi hanno mostrato segnali di recupero. Resta però aperta la domanda centrale: esistono ulteriori margini di ribasso sui mercati?
Secondo Goldman Sachs, la recente pausa sui dazi commerciali (90 giorni di sospensione, esenzioni tariffarie su alcuni prodotti e apertura a nuovi negoziati con la Cina) ha attenuato l’incertezza politica. Sebbene l'impatto economico sia ancora da quantificare, è possibile che il peggio della "shock tariffario" sia ormai alle spalle.
Il mercato si avvicina alla valutazione di uno scenario di crescita senza recessione, mentre resta lontano dal prezzare un'effettiva recessione, che gli economisti di Goldman Sachs stimano al 45% di probabilità nei prossimi 12 mesi. Da qui la raccomandazione di mantenere un approccio difensivo, utilizzando eventuali rimbalzi per proteggersi ulteriormente al ribasso.
Storicamente, le fasi di correzione azionaria hanno coinciso con il minimo dell’attività economica. Secondo le proiezioni attuali, il fondo ciclico dovrebbe essere toccato nel terzo trimestre 2025, compatibile quindi con un'inversione dei mercati già in aprile. Tuttavia, se si materializzasse una vera recessione, il minimo potrebbe spostarsi più avanti nel tempo.
Lezioni dalla storia dei mercati
L’analisi di Goldman Sachs dei ribassi storici dell’S&P 500 superiori al 15% mostra come, nei casi guidati da politiche monetarie restrittive o panico finanziario, l’inversione sia avvenuta prima che l’attività economica toccasse il fondo. Diversamente, nelle crisi innescate da squilibri finanziari (come nel 2000 e nel 2008), i mercati sono risaliti solo dopo segnali concreti di ripresa economica.
Oggi, il calo del 19% registrato dall’indice rientra nei parametri storici di correzioni significative. Tuttavia, resta da capire se l'attuale shock da incertezza commerciale possa considerarsi “esaurito” o se saranno necessari miglioramenti economici tangibili per consolidare il rimbalzo.
Tre motivi di vulnerabilità
Nonostante i segnali di sollievo, Goldman Sachs identifica tre fattori di rischio principali:
- Reversal insufficiente: In passato, la fine dello shock era accompagnata da politiche accomodanti (es. taglio dei tassi, calo dei prezzi petroliferi). Le recenti concessioni tariffarie potrebbero non essere ancora sufficienti.
- Occupazione: Il tasso di disoccupazione è un driver chiave per la propensione al rischio. Se dovesse salire, aumenterebbe l'avversione al rischio degli investitori, incidendo negativamente sui mercati.
- Correzione modesta: Se si entrasse in recessione, una correzione limitata al 19% sarebbe atipica, poiché storicamente i ribassi da recessione sono più profondi e si manifestano dopo l’emersione di dati economici negativi.
Se da un lato il peggio sui mercati potrebbe essere alle spalle, dall’altro l’incertezza macroeconomica persiste. Per questo Goldman Sachs consiglia di mantenere protezioni contro ulteriori ribassi, sfruttando l’attuale riduzione dei costi degli strumenti di copertura.
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