Al via l’Ops di Intesa-Ubi, rally dei titoli in Borsa


Da oggi inizia a concretizzarsi il piano avviato da Intesa Sanpaolo lo scorso 17 febbraio con l’Ops su Ubi Banca. Pesano l’incognita Antitrust e il verdetto del cda di Ubi sull’operazione bollata come «non conveniente» per i suoi azionisti. Questa mattina Intesa ha contestato le stime del cda Ubi su sinergie e valore offerte ad azionisti e Equita (passata a reduce sul titolo bergamasco) consiglia di aderire all’Ops. Intanto i titoli dei due istituti brillano in avvio di settimana, con Intesa che avanza del 2,9% e Ubi dell’1,8%.


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Intesa e Ubi brillano in Borsa in apertura di contrattazioni

Al via da oggi e fino al 28 luglio l’offerta pubblica di scambio (Ops) di Intesa Sanpaolo su Ubi banca. Nelle scorse settimane il progetto ha ricevuto il disco verde dalla Bce e dall’Ivass (oltre all’ok di Consob), ma pesano l’incognita Antitrust (il garante dovrebbe pronunciarsi il 25 luglio) e il secco «non s’ha da fare» del cda di Ubi dopo la riunione di venerdì pomeriggio, in cui l’istituto bergamasco ha bollato come «non conveniente» l’operazione per i suoi azionisti e rivendicato il suo obiettivo di protagonista in un eventuale consolidamento tra istituti medi.

Con l’integrazione di Ubi, Intesa Sanpaolo si aspetta un utile netto non inferiore a 5 miliardi nel 2022. Le attese sull’operazione, intanto, fanno brillare i titoli dei due istituti in avvio di settimana, con Intesa che avanza del 2,9% e Ubi dell’1,8%.

Le “precisazioni” di Ca’ de Sass sull’offerta

Questa mattina Intesa Sanpaolo è intervenuta a poche ore dall’avvio dell’Offerta per fare alcune «precisazioni» in merito al comunicato del cda di Ubi pubblicato il 3 luglio. «L’allocazione del valore e delle sinergie derivanti dall’operazione a favore degli attuali azionisti Ubi è superiore all’ammontare stimato dal cda della stessa Ubi», ha dichiarato l’istituto in una nota. Ca’ de Sass ha voluto sottolineare il valore del premio offerto (circa 1,1 miliardi ai prezzi del 14 febbraio 2020) «che porta a un ammontare di competenza degli azionisti di Ubi Banca pari a oltre il 40% del valore attuale delle sinergie complessive al netto dei costi di integrazione» (ossia oltre 1,3 miliardi, somma del premio di 1,1 miliardi e del 10% delle rimanenti sinergie, pari a 210 milioni).

Un’altra osservazione riguarda il piano industriale aggiornato di Ubi, diffuso il 3 luglio, in cui l’istituto guidato da Victor Massiah indica un incremento dell’obiettivo di distribuzione di dividendi nel triennio 2020-22, superiore del 60% rispetto al piano precedente, e stimata pari a circa 840 milioni, di cui 350 per componenti straordinarie da cessioni di partecipazioni.

Infine, Intesa contesta la modalità con cui il cda Ubi ha valutato la non congruità del rapporto di cambio dell'offerta: «per Ubi Banca si è fatto riferimento al Piano Industriale Aggiornato, mentre per Intesa Sanpaolo si è fatto riferimento alle stime degli analisti di ricerca pubblicate a seguito della comunicazione dei risultati al 31 marzo 2020».

Cda di Ubi: «Offerta poco congrua dal punto di vista finanziario». Equita non ci sta

Venerdì il consiglio di amministrazione dell’istituto bergamasco aveva ritenuto «non congruo da un punto di vista finanziario il corrispettivo unitario che sarebbe corrisposto dall’Offerente agli azionisti di Ubi Banca a fronte di ciascuna azione dell’Emittente portata in adesione all’offerta, pari a 1,7 azioni ordinarie Intesa Sanpaolo». Una valutazione confermata anche dal rally in Borsa, quando Ubi ha chiuso la seduta in volata del 2,5% scambiato a 3,07 euro mentre Intesa chiudeva in rosso dello 0,34% a 1,75 euro per azione. Lo scorso 17 febbraio, al momento del lancio dell’Ops, Ca’ de Sass riconosceva un premio del 28% al concambio, con i numeri di venerdì il premio sarebbe “sparito”.

La valutazione del cda è stata però “smontata” dagli analisti di Equita, secondo cui «il Cda ritiene erroneamente che gli azionisti Ubi beneficeranno solo del 10% del valore delle sinergie (vale a dire 320 mln), omettendo di incorporare l’entità del premio garantito dal concambio (1,05 mld), includendo il quale agli azionisti Ubi farà capo il 43% del valore attuale delle sinergie», spiega Equita.

Gli analisti si concentrano poi sui risultati per gli azionisti che non aderiranno all’offerta: «Gli azionisti di minoranza sono tutelati dalla legge, che però non può proteggerli dalle forze di mercato», dal momento che, al venir meno dell’Ops, il prezzo di Ubi «sarà esposto a un rischio di calo a doppia cifra». Per cui Equita riduce la raccomandazione su Ubi da hold a reduce, con prezzo obiettivo che scende da 2,3 a 2 euro, mentre su Intesa la raccomandazione è buy.

L’incognita azionisti

Nei prossimi giorni si riuniranno i comitati direttivi dei diversi patti di sindacato per esaminare il parere del cda di Ubi con le fairness opinion dei suoi advisor, ossia i pareri dei due consulenti Credit Suisse e Goldman Sachs, secondo cui il concambio medio da corrispondere ai soci Ubi per le azioni dovrebbe essere molto più alto rispetto a quello proposto di 17 azioni Intesa per ogni 10 Ubi (1,7 azioni Intesa per ogni azione Ubi).

Alcuni soci, come il Car (19% delle azioni) e il Patto dei Mille (1,6%), si sono già opposti all’offerta, altri potrebbero decidere soltanto una volta che si sarà pronunciata l’Antitrust. La “sentenza” del garante per la concorrenza, attesa per il 25 luglio, potrebbe spostare il centro della vicenda agli ultimi giorni di offerta, che si dovrebbe concludere (salvo proroghe) alle 17,30 del 28 luglio.

Ca’ de Sass punta a ottenere il 66,7% del capitale dell’istituto guidato da Victor Massiah, in modo da avere la maggioranza assoluta nell’assemblea straordinaria e poter così procedere alla fusione per incorporazione di Ubi. Un eventuale non raggiungimento della soglia però non arresterebbe l’operazione. Carlo Messina ha fatto sapere che accetterà di proseguire anche con il 50% più una delle azioni.

Bancari sugli scudi

La scorsa settimana il settore bancario ha giocato la parte del leone in uno scenario internazionale piegato dalle incertezze sul coronavirus. Il Ftse Italia Banche ha chiuso l’ottava con un balzo del 5,7%, in linea con l’omologo europeo (+5,2%), sostenendo il Ftse Mib (+3,1%). Tra le cause del rally, supportato dalla decisione della Bce di sostenere il consolidamento del settore, le grandi manovre annunciate (o meno) dai gruppi italiani. Al centro della scena, come da copione, si sono collocate Ubi Banca (+7,9% nella settimana) e Intesa Sanpaolo (+5,2%), interessata anche dalla cessione del ramo di merchant acquiring a Nexi. Bene anche UniCredit (+6,5%), mentre Mediobanca ha messo a segno un deciso +7,5% ed è finita nel mirino del fondo Bluebell. Tra le mid cap poco mossa Mps (-0,1%), dopo il via libera del cda alla scissione di 8,1 miliardi di crediti deteriorati che potrebbe favorire una potenziale aggregazione.

L’indice settoriale anche oggi segna un +3,04% mentre il Ftse Mib cresce dell’1,75%.

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Codice: UBI.MI
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