Allarme petrolio: prezzi ai massimi da cinque mesi


Le pressioni sui prezzi dell’oro nero arrivano dalle tensioni geopolitiche, la riduzione della produzione e dalle prospettive di un aumento della domanda in arrivo dalle due maggiori economie mondiali.


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Petrolio senza pausa

Non si ferma la corsa dei prezzi del petrolio, sostenuto dalle tensioni geopolitiche, dalla riduzione dell’offerta dell’OPEC e della Russia e dalle prospettive di un aumento della domanda proveniente da USA e Cina.

Questa mattina i contratti sul greggio WTI erano arrivati a prezzare 85,60 dollari al barile e il Brent toccava quota 89,30 dollari, mantenendosi intorno ai massimi dall’ottobre 2023.

Secondo gli ultimi dati settimanali da Reuters, i trader stanno acquistando petrolio ad un ritmo più veloce dal 2020, con 140 milioni di barili tra i sei contratti di greggio e carburante più scambiati, comprati nella settimana terminata il 19 marzo.

Il greggio è stato il più acquistato, con 57 milioni di barili di West Texas Intermediate che hanno cambiato proprietario durante quella settimana insieme a 55 milioni di barili di greggio Brent.

Oggi, intanto, è atteso (ore 16:30 italiane) il dato sulle scorte diffuso dalla Energy Information Administration (EIA), con gli economisti che si attendono un dato in calo, potenzialmente causa di nuovi aumenti dei prezzi del petrolio.

Le tensioni geopolitiche

Tra i vari fattori che stanno mettendo pressioni sui prezzi ci sono le preoccupazioni sull’offerta di petrolio, vista in riduzione a seguito delle tensioni geopolitiche, con i continui attacchi alle raffinerie russe che si stima abbiano ridotto l’output di almeno un milione di barili.

“Il recente attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco segna un altro sviluppo inquietante, esacerbando ulteriormente un conflitto incentrato su Gaza ma che getta un’ombra sull’intera regione”, spiega Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades. “Se questo conflitto dovesse intensificarsi, potrebbe interrompere in modo significativo le catene di approvvigionamento globale di greggio. Le reazioni del mercato sono state rapide e l’incertezza derivante dall’aumento delle tensioni è stata inserita nei prezzi”, aggiunge l’esperto.

Le decisioni dell’Opec+

Anche quanto deciso dall’organizzazione dei produttori e i suoi alleati (Opec+), che comprende anche la Russia, sta influenzando il mercato del petrolio, dopo l’estensione dei tagli produttivi a 2 milioni di barili decisa a inizio marzo, cifra superiore agli 1,3 milioni già pianificati da Russia ed Arabia Saudita, con l’obiettivo di supportare i prezzi intorno agli 80 dollari.

Intanto il Ministro dell'energia russo, Alexander Novak, ha ribadito la scelta delle compagnie petrolifere di concentrarsi sui tagli alla produzione per implementare la riduzione dell'output decisa dal cartello Opec+, mentre l'Arabia Saudita prevede di alzare il prezzo di vendita del greggio Arab Light ne mese di maggio.

Dall’ultimo rapporto mensile dell’Opec, però, “emerge la presenza di un deficit globale di produzione del cartello atteso perdurare per tutto il 2024”, evidenziano da Mps Capital Services.

“Ipotizzando che la produzione Opec sia mantenuta più o meno ai livelli attuali per l’intero 2024 (26,6 mln b/g), il mercato andrà incontro ad un aumento del deficit globale nei prossimi trimestri, poiché la produzione ex-Opec non riuscirà a reggere i ritmi del rafforzamento della domanda – segnalano gli esperti -. Al momento, infatti, il cartello sta producendo meno rispetto al livello produttivo teorico necessario per mantenere il mercato in equilibrio (cosiddetto ‘Call’ on Opec)”, spiegano questi esperti.

Una domanda in ripresa

I dati economici diffusi in queste settimane hanno rafforzato le previsioni di un nuovo aumento dei consumi di petrolio alla luce della ripresa dell’economia di due giganti quali Stati Uniti e Cina, i maggiori consumatori di petrolio al mondo.

Negli USA, l’indice ISM manifatturiero è risultato in crescita per la prima volta in un anno e mezzo, attestandosi a marzo a 51,4 punti dai 49,2 precedenti, indicando una ripresa dell'economia a stelle e strisce, che verrà ravvivata anche dai tagli dei tassi di interesse decisi dalla Federal Reserve nei prossimi mesi.

“I dati macroeconomici relativi al settore manifatturiero americano riducono la pressione sulla Fed per tagli ai tassi già dal prossimo meeting. Nonostante ciò, il petrolio non scende, anzi è ai massimi da cinque mesi. Questo perché gli operatori si attendono una domanda in aumento (l’economia americana sta reggendo bene ai tassi alti, ma il discorso vale su scala globale) e anche perché le tensioni geopolitiche potrebbero frenare l’offerta. Si pensi ai recenti attacchi alle raffinerie russe”, spiega Carlo Alberto De Casa, analista di Swissquote.

Unito ai tagli alla produzione decisi dall’Opec+, si tratta di “un mix di fattori che determinano una richiesta di oro nero anche sui mercati finanziari”, conclude l’esperto.

In Asia, il PMI manifatturiero cinese è tornato a crescere per la prima volta in sei mesi, anche in questo caso rafforzando le previsioni di crescita economica nella prima economia del continente, oltre che maggiore importatrice di petrolio al mondo.

Le previsioni di Mps

Il prossimo giugno è in programma la riunione dell’Opec+ e l’atteggiamento proattivo dei produttori, “con la creazione volontaria di un deficit globale di produzione, unito a condizioni macroeconomiche globali migliori del previsto (soprattutto negli Stati Uniti) rischia di erodere l’ammontare delle scorte disponibili presso i Paesi Ocse”, segnalano da Mps Capital Services.

Come conseguenza, prevedono gli esperti, “il livello di equilibrio segnalato nell’ultimo focus aumenta da 75 a 80 dollari al barile con oscillazione di +/-10 dollari”. Secondo le loro stime, nei prossimi 2-3 mesi la tendenza delle quotazioni potrebbe essere quella di collocarsi mediamente nella parte superiore del canale (quindi 80-90 dollari al barile per il Brent) in scia all’atteso rafforzamento della domanda di carburanti durante l’estate grazie all’avvio della driving season USA ed alla maggiore mobilità delle persone per viaggi.

Lo scenario di rischio al ribasso potrebbe, invece, manifestarsi nel caso di improvviso deterioramento dell’economia statunitense, rinnovate difficoltà economiche della Cina, oppure in presenza di un evento straordinario non prevedibile che crei un risk-off generalizzato sugli asset rischiosi globali.

Infine, il consenso degli analisti raccolto da Bloomberg si aspetta mediamente prezzi inferiori ai livelli attuali per la restante parte dell’anno.

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