Anteprima BCE: tassi ancora fermi a settembre?

Giovedì prossimo l’istituto guidato da Christine Lagarde è vista lasciare ancora ferma la sua politica monetaria alla luce dell’attuale livello di inflazione e dell’incertezza sull’accordo sui dazi raggiunto con gli Stati Uniti.
Indice dei contenuti
Verso la BCE
Si avvicina la riunione della Banca centrale europea di giovedì prossimo 11 settembre, con le previsioni che sembrano essere pressocché.
Mercato e analisti si attendono tassi fermi per l’istituto centrale guidato da Christine Lagarde e nessuna indicazione per quanto riguarda le prossime mosse di politica monetario, con la conferma dell’approccio di massima dipendenza dai dai macro-economici. Del resto, come rivelato dalle minute dell'ultima riunione di luglio, i membri del comitato direttivo aveva convenuto che "la comunicazione dovrebbe mantenere un tono attento e neutrale ed essere deliberatamente non informativa sulle future decisioni in materia di tassi di interesse".
Attualmente, il tasso sui depositi è al 2%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e il tasso sui prestiti marginali al 2,40%. Secondo i dati diffusi a inizio mese, l’inflazione è salita al 2,1% dal 2% di luglio, appena sopra le previsioni del 2% di un sondaggio Reuters.
L’aumento è dovuto ai prezzi dei prodotti alimentari non lavorati e a un impatto meno negativo delle attese del calo dei costi energetici. L’inflazione sottostante, indicatore attentamente monitorato che esclude i prezzi volatili di cibo e carburante, è rimasta stabile al 2,3%, sopra le aspettative di un calo al 2,2%.
Le stime economiche
Uno dei punti di interesse della riunione sarà la pubblicazione delle nuove stime macroeconomiche che dovrebbero riflettere più scenari ma che dovrebbero confermare l'attesa di un'inflazione che scenderà sotto target nel 2026 per poi tornarvi nel 2027 mentre le proiezioni sull'economia dovrebbero confermare un cammino a passo ridotto. A giugno le attese erano state per un ritmo di espansione pari allo 0,9% nel 2025, all'1,1% nel 2026 e all'1,3% nel 2027.
“L’ultimo accordo UE-USA offre solo un parziale sollievo e gli effetti dei dazi diventeranno probabilmente più visibili nei prossimi mesi”, segnala Bloomberg Economics che prevede che la BCE manterrà stabili i tassi di interesse a settembre per poi agire nuovamente a dicembre.
Secondo Nadia Gharbi, Senior Economist di Pictet Wealth Management, “le revisioni dovrebbero essere di entità ridotta e rifletteranno principalmente l'aggiornamento delle ipotesi tecniche (un euro più forte e prezzi dell'energia più bassi), delle ipotesi fiscali (in particolare per quanto riguarda i piani di bilancio della Germania) e dell'accordo commerciale UE-USA (che ora comporta dazi leggermente più elevati rispetto a quanto ipotizzato in precedenza - 15% sulla maggior parte dei beni - rispetto al 10% sull'intero orizzonte di proiezione).
“Non prevediamo ci saranno cambiamenti significativi nella dichiarazione di policy, poiché la BCE mira a preservare la massima flessibilità”, prosegue Gharbi, sottolineando che “i dati recenti sono stati sostanzialmente in linea con le proiezioni dello staff di giugno”.
Verso la conferma dei tassi?
Gli esperti di MPS Capital Services evidenziano che “il consenso di mercato si aspetta una conferma dei tassi attuali alla luce dell’accordo commerciale raggiunto con gli USA che riduce i rischi sulla crescita”.
Per la seconda pausa propendono gli analisti di ING anche se, secondo loro, la discussione alla riunione della prossima settimana sembra destinata a essere più controversa di quanto i mercati stiano attualmente scontando. “Ci aspettiamo che la BCE non modificherà i tassi nella riunione della prossima settimana, anche se il dibattito tra falchi e colombe sarà probabilmente più acceso di quanto i mercati abbiano scontato”, scrivono dal broker.
Per gli esperti, “il gran numero di funzionari della BCE tornati dalla pausa estiva con dichiarazioni piuttosto aggressive ci spinge alla resa. A questo punto ci aspettiamo che l’istituto mantenga i tassi invariati nella riunione della prossima settimana. Tuttavia, un po’ perché non ci piace perdere e un po’ perché ci sono ancora valide argomentazioni a favore, un taglio dei tassi la prossima settimana o più avanti quest’anno non dovrebbe essere del tutto escluso”, scrive Carsten Brzeski - Global Head of Macro di ING.
“Almeno a prima vista, diversi sviluppi più favorevoli durante l’estate hanno rafforzato l’atteggiamento attendista. L’accordo commerciale tra Stati Uniti e UE sarebbe potuto andare peggio, una crescita del PIL decente nel secondo trimestre e indicatori del sentiment delle imprese in continuo miglioramento hanno rafforzato, anziché indebolire, le ragioni per mantenere la posizione in attesa alla riunione di settembre. L’ultima prova che i falchi porteranno nella sala riunioni del Consiglio direttivo della BCE la prossima settimana è il lieve aumento dell’inflazione ad agosto”, spiegano da ING.
Motivi per tagliare
Da ING, però, hanno analizzato anche i motivi per tagliare i tassi. Secondo il broker, “i verbali di luglio hanno anche mostrato che almeno alcuni membri della BCE erano – e probabilmente lo sono ancora – preoccupati per un possibile calo eccessivo dell’inflazione. L’intervista dell’esponente del board di Francoforte Olli Rehn al Financial Times ha dimostrato che queste considerazioni e preoccupazioni accomodanti non sono scomparse durante l’estate. Anzi, si basano su diverse buone ragioni”.
In primo luogo, “una crescente consapevolezza tra i responsabili politici dell’Eurozona che l’accordo quadro commerciale tra Stati Uniti e UE è tutt’altro che definitivo. La condizionalità implicita in molti aspetti ha lasciato ampio spazio a nuove escalation”.
Inoltre, “a giudicare semplicemente dall’evoluzione delle cosiddette ipotesi tecniche, ovvero tassi di interesse e di cambio, la nuova tornata di proiezioni della BCE dovrebbe comportare una leggera revisione al ribasso dell’inflazione e della crescita per il 2026”.
Per ING “anche se la BCE contesta fermamente di reagire alla politica monetaria di altri Paesi, una Federal Reserve che avvia una serie aggressiva di tagli dei tassi potrebbe portare a un ulteriore rafforzamento dell’euro e quindi a un’inflazione della moneta unica al di sotto dell’obiettivo”.
L’intervento di Lagarde
Dopo la decisione, l’attenzione andrà alla consueta conferenza stampa della presidente. “In termini di comunicazione, Lagarde potrebbe attenuare il linguaggio ottimistico, sottolineando l'incertezza persistente e l'approccio della BCE basato sui dati e valutato riunione per riunione”. prevede Nadia Gharbi.
“Sebbene le proiezioni dello staff possano ancora suggerire un orientamento verso l'allentamento (con l'inflazione nel 2026 che rimane al di sotto dell'obiettivo del 2%), è improbabile che ciò venga esplicitato nella comunicazione ufficiale. In sintesi, ci si aspetta che Lagarde ribadisca che la politica monetaria rimane appropriata alla luce delle prospettive di inflazione a medio termine, minimizzando al contempo il previsto scostamento al ribasso dell'inflazione nel 2026”, conclude Gharbi.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
