Atlantia chiude in crescita nel 2021 e conferma il dividendo
Il gruppo ha confermato la distribuzione del dividendo per l’esercizio 2021 e prevede una crescita costante nei prossimi anni, anche se resta l’incertezza per la situazione in Ucraina, i cui effetti non risultano prevedibili.
Crescita nel 2021 per Atlantia
Chiusura positiva di 2021 per Atlantia, spingendo la società a prevedere un ulteriore miglioramento nel corso di quest’anno.
Nel dettaglio, l’Ebitda del gruppo ha visto una crescita del 31% rispetto al 2020, su ricavi pari a 6,4% e cresciuti del 22% nei 12 mesi dell’esercizio, beneficiando soprattutto dell'andamento del traffico autostradale (+21%).
Il risultato consolidato 2021 è risultato negativo per 0,5 miliardi di euro, su cui hanno pesato svalutazioni per 0,8 miliardi di euro, spiega la società.
Migliore il dato della sola capogruppo Atlantia Spa, la quale archivia un utile netto di 1,2 miliardi grazie soprattutto alla plusvalenza da cessione del 49% di Telepass per oltre 1 miliardo.
In calo il debito finanziario consolidato netto, sceso di 3,8 miliardi di euro rispetto al 2020 e corrispondente a 30 miliardi.
A Piazza Affari, intanto, la diffusione dei risultati arrivata ieri sera a mercati chiusi ha attirato gli acquisti sul titolo Atlantia in apertura di oggi, con le azioni del gruppo che guadagnavano il 2% dopo pochi minuti di scambi, per poi rallentare.
Il dividendo
Il cda prevede di proporre all’assemblea la distribuzione di un dividendo pari a 0,74 euro per azione, con pagamento in data 25 maggio 2022.
“La nostra politica dei dividendi è confermata e supportata da flussi di dividendi prevedibili dalle nostre filiali, nel periodo 2022-2024”, spiegava Carlo Bertazzo, Ceo di Atlantia nel corso dell’Investor Day sui risultati 2021.
Pertanto, “Atlantia Holding prevede di incassare quasi 1,9 miliardi di euro di dividendi nel periodo 2022-2024, ipotizzando ancora zero dividendi dagli aeroporti”, aggiungeva il manager, “considerando che non abbiamo pagato dividendi negli ultimi due anni, abbiamo 2,8 miliardi di euro di dividendi disponibili per remunerare i nostri azionisti”.
Outlook 2022
L’esercizio in corso è visto dalla società chiudersi con ricavi consolidati pari a circa 6,6 miliardi di euro e un Ebitda intorno i 4 miliardi di euro, migliorando così quanto ottenuto nel 2021, nonostante “l’incertezza dovuta agli effetti economici della crisi ucraina” e “allo stato attuale non risulta possibile prevedere gli effetti diretti e indiretti sull’economia in generale”, “nonché le implicazioni sui volumi di traffico”, spiega la società nella nota di presentazione dei conti.
Sulla base dei dati di traffico relativi ai primi due mesi del 2022, Atlantia si attende un ritorno ai livelli pre-covid, assumendo comunque l’assenza di nuove misure restrittive di rilevo alla mobilità, con una crescita dei volumi di traffico autostradale in aumento del 4% rispetto al 2019, anche se dovrebbe confermarsi il calo di quello aeroportuale (-40% rispetto al 2019).
Per quanto riguarda gli investimenti, il gruppo prevede di mettere sul piatto circa 1,5 miliardi, mentre il debito finanziario netto dovrebbe arrivare a circa 23 miliardi di euro a dicembre 2022, in riduzione rispetto ai 30 miliardi di euro di fine 2021, principalmente per i proventi attesi dal perfezionamento della cessione di Autostrade per l’Italia.
Guidance al 2024
La crescita del traffico dovrebbe proseguire anche nei prossimi anni, con una media del +5% nel periodo 2022-2024, mentre quello aeroportuale dovrebbe uscire definitivamente dalla crisi nel 2025.
Queste previsioni spingono il gruppo a indicare investimenti pari a 5,1 miliardi nel triennio, supportati da ricavi ed Ebitda in crescita rispettivamente a 7,7 miliardi e 5,1 miliardi al 2024.
Infine, il gruppo ribadisce il suo impegno sulla transizione ecologica, confermando i suoi obiettivi di sostenibilità con target 2023 di riduzione del 20% delle emissioni dirette di CO2 rispetto al 2019, in linea con l’obiettivo di zero emissioni dirette nette entro il 2040 previsto dal Piano di Transizione Climatica (CAP), oltre ad incrementare la presenza femminile nelle posizioni di middle e senior management e negli organi di governo e controllo delle aziende in cui investe.
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