Banca Generali, raccolta annuale da record. Caltagirone si dimette
L’istituto ha diffuso i dati sulla raccolta con importanti traguardi raggiunti, mentre si surriscalda la situazione nel gruppo Generali dopo l’ultima mossa di Caltagirone.
L’anno di Banca Generali
La banca del gruppo del Leone specializzata in gestione finanziaria ha diffuso i dati relativi al 2021, segnalando il miglior dato della sua storia sia su base mensile che annuale.
Dicembre 2021 di Banca Generali ha visto i flussi totali arrivare a 849 milioni di euro e l’insieme delle soluzioni gestite, assicurative e amministrate si sono avvicinate al miliardo di euro (986 milioni), con una crescita del 24% anno su anno, mentre la liquidità parcheggiata nei conti correnti è risultata in pari.
Complessivamente, il 2021 si è chiuso con una raccolta totale di 7,7 miliardi di euro, con un balzo del 31% anno su anno, superando così il precedente record del 2017 (6,9 miliardi).
La raccolta in soluzioni gestite ha raggiunto i 696 milioni di euro mensili e i 5,3 miliardi annuali, mentre le masse in consulenza evoluta sono cresciute (+21% a/a) a 7,3 miliardi di euro, con una variazione positiva di 155 milioni di euro al mese.
Gli obiettivi superiori alle stesse stime della società si stanno concretizzando grazie al “grande lavoro al fianco dei clienti nella diversificazione e protezione del patrimonio e all’impegno degli strumenti e della rosa d'offerta”, sottolineava l'AD Gian Maria Mossa.
“I forti flussi di raccolta netta e gestita, costruiti senza incentivazioni straordinarie o da promozioni digitali, ma frutto della consulenza dei nostri banker alle famiglie rappresentano un risultato d'eccellenza che ci proietta verso nuovi picchi storici in termini di flussi annuali”, aggiungeva il manager.
Le dimissioni di Caltagirone
Nel frattempo, l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone ha annunciato le sue dimissioni alla carica di vicepresidente e consigliere di Assicurazioni Generali, socio maggioritario di Banca Generali con il 51%.
Le dimissioni sono arrivate in polemica con il cda, accusato dall’imprenditore romano di averlo escluso dalla gestione della società e dalle decisioni più importanti.
In particolare, la lettera con cui annunciava la sua volontà criticava il cda per le sue scelte in tema di presentazione e approvazione del nuovo piano strategico di Generali, per il modo in cui era stata compilata la nuova lista di nomine per lo stesso board, oltre alle scelte per le informative che riguardano la comunicazione verso i soci e i mass media.
Dimissioni che sono state rifiutate dal cda, “avendo la società sempre condotto le sue attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, anche relativamente ai lavori per la presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di cui ha costantemente informato le autorità di vigilanza”, dichiarava il presidente Gabriele Galateri di Genola, sottolineando che “ai suddetti principi ci si è attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione”.
Un clima surriscaldato
Seppur inattese, le dimissioni di Caltagirone rappresentano un ulteriore riscaldarsi della situazione in Generali, in vista dell’assemblea di aprile, quando dovrà essere rinnovata la gestione della compagnia del Leone.
Nei mesi scorsi, Caltagirone aveva stretto un patto di consultazioni con altri soci della compagnia, Fondazione Crt e Leonardo del Vecchio, e dopo settimane di acquisti di quote, l’imprenditore era arrivato a detenere l’8,4%, mentre insieme agli altri due, il gruppo aveva raggiunto oltre il 16%.
Patto che “rimane intatto anche dopo le dimissioni”, secondo quanto affermano fonti della Reuters vicine a Delfin, la holding di Del Vecchio.
A questo punto, i tre potrebbero presentare una lista alternativa a quella del board, da contrapporre a quella del cda uscente, accusato di essere espressione dell’altro socio importante, Mediobanca.
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