Banche europee, il 2026 sarà l’anno delle grandi fusioni

Il risiko bancario europeo entra in una nuova fase: dopo anni di cautela e selettività, il 2026 potrebbe segnare un’accelerazione delle operazioni di fusione e acquisizione nel settore finanziario. A spingerlo sono tassi d’interesse più stabili, bilanci più solidi e una rinnovata pressione competitiva.
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Un contesto più favorevole per il risiko bancario
L’Europa rimarrà un terreno fertile per le operazioni di M&A bancarie, sostenuta da una combinazione di fondamentali solidi e valutazioni attraenti. Dopo un 2025 caratterizzato da consolidamenti mirati e da un’attività relativamente contenuta, S&P Global Ratings prevede un aumento delle operazioni cross-border e domestiche nel corso del 2026, con un focus particolare sui Paesi dove la frammentazione del sistema finanziario resta elevata.
La normalizzazione dei tassi d’interesse e il rafforzamento dei coefficienti patrimoniali stanno creando uno spazio operativo più ampio per i grandi istituti europei, mentre le banche di media dimensione continuano a cercare nuove economie di scala per mantenere la redditività. In questo quadro, la combinazione tra capitale solido, crescita moderata e digitalizzazione accelerata rende plausibile una nuova ondata di integrazioni.
S&P evidenzia che le fusioni domestiche continueranno a rappresentare la parte più consistente dell’attività, grazie alla maggiore prevedibilità dei processi autorizzativi e alle sinergie facilmente realizzabili sui costi. Anche l’interesse per operazioni transfrontaliere è in crescita, sostenuto da un quadro politico europeo più aperto alla creazione di veri e propri “campioni continentali”.
Regolamentazione e politica, freni e opportunità
Nonostante il miglioramento del contesto operativo, il percorso verso una vera integrazione bancaria europea resta irto di ostacoli. Le normative nazionali in materia di supervisione, fiscalità e tutela dei depositi continuano a rappresentare un vincolo importante per la realizzazione di fusioni transfrontaliere.
S&P evidenzia che il dibattito politico a livello europeo si sta gradualmente spostando verso un approccio più pragmatico, orientato a favorire operazioni che aumentino la stabilità del sistema. Il completamento dell’Unione bancaria resta un obiettivo ancora lontano, ma i progressi sul fronte del Single Supervisory Mechanism e dei protocolli di risoluzione delle crisi stanno rendendo più prevedibili i processi autorizzativi.
L’agenzia segnala inoltre che alcuni governi nazionali stanno valutando incentivi fiscali o normativi per incoraggiare il consolidamento, soprattutto nei mercati più frammentati come Italia, Spagna e Germania. In parallelo, la Bce mantiene un atteggiamento favorevole a fusioni che migliorino l’efficienza complessiva del sistema, purché non compromettano la concorrenza.
Pressioni competitive e ruolo della digitalizzazione
Uno dei motori più potenti del consolidamento, puntualizza S&P, è la crescente pressione competitiva derivante dalla digitalizzazione. L’espansione dei nuovi operatori fintech e l’evoluzione delle abitudini dei consumatori stanno costringendo le banche tradizionali a ripensare i propri modelli operativi.
Gli istituti con una base tecnologica più avanzata sono in grado di assorbire meglio i costi di innovazione, generando economie di scala e di scopo che difficilmente le realtà più piccole possono replicare. Di conseguenza, il consolidamento digitale non è più solo una questione di efficienza, ma un imperativo strategico per mantenere competitività e redditività.
Nel medio periodo, l’integrazione di piattaforme e infrastrutture IT sarà uno dei fattori determinanti per il successo delle operazioni di M&A. S&P prevede che le banche capaci di unificare processi e sistemi potranno ottenere sinergie operative fino al 20% dei costi totali, con impatti significativi sui margini di profitto.
Prospettive per il 2026, crescita selettiva e focus sulla qualità
Guardando al prossimo anno, S&P mantiene una visione costruttiva ma prudente sull’evoluzione del settore bancario europeo. L’agenzia prevede che la crescita degli utili resterà positiva ma più selettiva, trainata soprattutto da istituti con strategie di consolidamento coerenti e sostenibili.
Le fusioni cross-border, pur restando complesse, potrebbero beneficiare di una congiuntura favorevole, grazie al miglioramento delle condizioni di funding e alla stabilità macroeconomica. Nei principali mercati nazionali, invece, il consolidamento continuerà a essere guidato da motivazioni di efficienza e riduzione dei costi.
L’Europa rimarrà un hotspot per le operazioni di M&A bancarie, ma con un’attenzione crescente alla qualità e alla sostenibilità delle integrazioni. Come conclude S&P, il successo delle future fusioni dipenderà non solo dalla dimensione, ma dalla capacità degli istituti coinvolti di integrare culture, tecnologie e modelli di business in modo coerente e duraturo.
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