Bank of America rilancia Nvidia: “GPU avanti di una generazione”.

Bank of America rilancia Nvidia: “GPU avanti di una generazione”.

La banca Usa ribadisce il Buy sul produttore di chip, sottolineando il vantaggio tecnologico che nessun concorrente riesce a colmare. Sullo sfondo resta il rischio Cina, con l’H200 sotto osservazione di Pechino. Ma il mercato guarda oltre: crescita elevata e multipli più ragionevoli rendono il titolo più interessante

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Prestazioni migliorate di 10-15 volte rispetto ai modelli precedenti

La recente correzione del titolo Nvidia non ha incrinato la fiducia di Wall Street. Dopo il calo di circa il 17% dai massimi di fine ottobre, Bank of America è tornata a rafforzare la propria view positiva sul colosso dei chip per l’intelligenza artificiale, ribadendo che il vantaggio tecnologico del gruppo resta ampio e strutturale.

In una nota diffusa l’11 dicembre, BofA ha confermato la raccomandazione Buy con un target price a 275 dollari, sottolineando come le GPU Nvidia siano oggi “una generazione avanti” rispetto alla concorrenza. Un giudizio che poggia su elementi concreti. La maggior parte dei modelli di intelligenza artificiale attualmente in produzione è stata addestrata su architetture Hopper, mentre la nuova piattaforma Blackwell – già entrata nella fase di commercializzazione – promette un miglioramento prestazionale stimato tra 10 e 15 volte rispetto alla generazione precedente.

Secondo la banca americana, questo gap non è destinato a ridursi nel breve periodo. La roadmap resta invariata, con la piattaforma Rubin attesa nella seconda metà del 2026 e senza segnali di ritardi. A fare la differenza, evidenziano gli analisti, è soprattutto l’approccio “full stack” di Nvidia: non solo chip, ma un ecosistema integrato che comprende GPU, CPU, interconnessioni ad alta velocità e software proprietario. Un modello che garantisce elevata visibilità sulla domanda e sostiene margini lordi stabilmente nell’area del 70%.

Il dossier Cina e il caso H200: un mercato da 10 miliardi

Più complesso il fronte geopolitico. Dopo il divieto imposto dagli Stati Uniti all’export dei chip AI più avanzati, Nvidia aveva ottenuto il via libera a vendere in Cina l’H200, una GPU progettata per rispettare i limiti di sicurezza fissati da Washington. L’autorizzazione prevedeva anche un prelievo del 15% sui ricavi, destinato alle casse federali statunitensi.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, tuttavia, il governo di Pechino starebbe ora scoraggiando l’adozione dell’H200 attraverso un sistema di approvazioni locali, favorendo invece soluzioni domestiche. L’obiettivo è chiaro: accelerare l’autosufficienza tecnologica e sostenere i campioni nazionali, a partire da Huawei.

Per Nvidia, la posta in gioco non è trascurabile. Bloomberg Intelligence stima che il mercato cinese dell’H200 potrebbe valere fino a 10 miliardi di dollari l’anno. Ma l’impatto sui conti futuri è in parte già stato assorbito: da tempo la società ha escluso la Cina dalle proprie previsioni ufficiali di crescita, proprio per ridurre l’incertezza legata a decisioni politiche difficilmente prevedibili.

Conti solidi e domanda ancora elevata

Al di là del dossier Cina, i fondamentali restano robusti. Nel terzo trimestre fiscale Nvidia ha registrato ricavi per 57 miliardi di dollari, in crescita del 62% su base annua. Il segmento data center, cuore della domanda legata all’AI, ha superato i 51 miliardi di dollari, con un aumento del 66%. L’utile operativo è cresciuto del 65%, mentre l’utile per azione è salito del 67%.

La guidance per il trimestre in corso indica ricavi attorno ai 65 miliardi di dollari, segnale che la domanda di potenza di calcolo resta elevata. Il management ha parlato di GPU cloud completamente esaurite e di una domanda che continua a superare l’offerta, nonostante gli investimenti nella capacità produttiva.

Valutazioni e consenso degli analisti

È alla luce di questi numeri che il mercato sta riconsiderando la recente discesa del titolo. Oggi Nvidia scambia a circa 38 volte gli utili forward, un multiplo che molti analisti giudicano tutt’altro che elevato per una società che cresce a ritmi superiori al 60% annuo e mantiene una redditività straordinaria.

Il consenso resta quasi unanime: il target price medio è pari a 250 dollari, circa il 43% sopra i livelli attuali, e 60 analisti su 64 raccomandano l’acquisto delle azioni.

I rischi non mancano, a partire da un eventuale rallentamento del ciclo di investimenti nell’intelligenza artificiale. Ma allo stato attuale non emergono segnali concreti in questa direzione. Per molti investitori, la correzione delle ultime settimane ha quindi migliorato il profilo rischio-rendimento di uno dei titoli simbolo della rivoluzione AI.

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