BCE ancora sotto i riflettori, attesi rialzi di 75 pb a dicembre


La BCE è attesa alzare i tassi di interesse di 75 bp a dicembre, nonostante l’inflazione potrebbe non essere lontana dal picco. La Lagarde parlerà domani al meeting di politica non monetaria della BCE.


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L’inflazione della Germania YoY di novembre in uscita oggi alle 14:00 (stima 10,3% contro 10,4% di ottobre) è prevista in frazionale diminuzione dopo il dato dei prezzi alla produzione, pure in calo, della scorsa settimana. Alle 16:00 è invece il turno degli USA con la fiducia dei consumatori MoM di novembre (100 punti contro 102.5 di ottobre).

Ieri l’aggregato M3 di ottobre dell’Europa, primo pilastro della politica monetaria della BCE, è cresciuto meno delle aspettative (5,1% contro 6,2% stimato) a conferma che il rialzo dei tassi comincia ad avere gli effetti sperati sulla quantità di moneta in circolazione. Da verificare come gli accantonamenti delle banche per coprire i crescenti rischi a seguito dei risultati dei primi 9M, possano aver modificato il dato.

Il rovescio della medaglia è che M3 tende a diminuire in periodi di recessione economica (non è ancora questo il caso perché il dato è comunque in crescita, ma la riduzione della sua intensità potrebbe rappresentare il primo segnale). Vedremo.

Intanto la BCE ha fatto sapere che continuerà a normalizzare la politica monetaria al fine di portare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Inflazione che secondo i membri della Commissione, continua a peggiorare. Secondo le stime di diversi analisti, questa potrebbe comunque essere vicina al picco. E’ possibile quindi stimare che il prossimo 15 dicembre la BCE possa aumentare i tassi di altri 75 bp.

Probabilmente si capirà qualcosa di più nella prossima riunione non di politica monetaria delle BCE, fissata per domani, anche se la Lagarde ha già detto lo scorso 18 novembre che i rischi di recessione sono aumentati ma che storicamente è improbabile che una recessione riduca significativamente l’inflazione nel breve periodo. Del resto, ha pure sottolineato diverse volte che è probabile che all’inizio del 2023 l’Europa scivoli in recessione (anche se non lo ritiene lo scenario base).

Questo perché la stretta monetaria della BCE non è rivolta a ridurre il prezzo della benzina, e/o attenuare gli ostacoli nelle catene di approvvigionamento globali. Ha invece l’obiettivo di tagliare qualunque accomodamento monetario nel momento in cui si ha una inelasticità della domanda e assicurare che le aspettative di inflazione restino saldamente ancorate a livelli coerenti con gli obiettivi.

A sostenere che l’Europa deve prepararsi alla recessione non è solo la Lagarde, ma anche la direttrice del FMI, spiegando che gli effetti dell’aumento del costo dell’energia costeranno al vecchio continente almeno due trimestri di crescita negativa. Per il momento comunque la recessione non c’è anche se è quasi scontata, ma rappresenta un fattore di rischio per i mercati

Nel momento in cui sarà conclamata, occorrerà fare i conti per capire quale sia il livello ottimale di entrata sul mercato, ma non costituirà più un fattore di rischio (è nota) ma, anzi, potrebbe trasformarsi in opportunità. Il rischio potrebbe semmai arrivare dalla incoerenza degli obiettivi di politica monetaria e quelli di politica di bilancio. Riteniamo tuttavia che questo sia un rischio limitato al breve periodo, ma che potrebbe contribuire a tenere elevata la volatilità.

Rimaniamo invece convinti che le aziende europee rappresentino un'ottima opportunità, grazie soprattutto allo sviluppo del capitalismo responsabile. Vero asset che rende sostenibile l’attività delle imprese. Cosa significa rendere sostenibile l’attività delle imprese? Vuol dire favorire gli investimenti a lungo termine e dare impulso ai finanziamenti per le imprese responsabili, riconquistare il controllo sulle informazioni contabili, finanziarie ed extra-finanziarie e creare un quadro normativo comune.

Le re-globalizzazione in atto non fermerà la globalizzazione che dovrà però essere meglio governata al fine di salvaguardare l'indipendenza e la coesione delle nazioni europee. Questa sarà una delle responsabilità delle aziende. Il tema del capitalismo responsabile dovrà quindi essere al centro della ricostruzione dell'Unione Europea.

Lo stesso dovrà essere concepito come la proposta di un modello in grado di rispondere alle sfide che ci aspettano nei prossimi anni e dovrà essere articolato intorno a tre punti chiave:

  • un nuovo scopo: la funzione sociale dell’azienda e il valore che porta a tutti i suoi stakeholder (dipendenti, clienti, comunità, azionisti) sono al centro di questo capitalismo responsabile;
  • la sfida di coniugare efficienza economica e sostenibilità, rispondendo alle due grandi sfide del riscaldamento globale e della coesione sociale;
  • l'allineamento degli interessi degli azionisti con lo "scopo" dell’azienda e l'utilizzo sistematico dei criteri ESG che riflettano i valori europei.

In questo nuovo modello le Istituzioni, i meccanismi e soprattutto gli strumenti finanziari diventano attori fondamentali.

Tutti motivi questi che ci rendono confidenti circa un investimento a medio e lungo termine nelle imprese Europee con le caratteristiche che più volte abbiamo messo in luce. Che sono: produzione di cassa, leadership europea o mondiale nel proprio settore di riferimento e redditività mediamente più elevata e sostenibile rispetto ai competitors.

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