BCE e governi europei: serve agire insieme


Il presupposto degli investitori è che la BCE e i Governi agiscano di concerto. Se così non è, o quantomeno questa è la percezione, il rischio di investire in Europa aumenta.

A cura di Antonio Tognoli Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso CFO Sim


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Vendite al dettaglio della Germania di agosto (stima -1% contro -1,9% di luglio) e produzione industriale in uscita alle 8:00 (stima -0,5% contro -0,3% di luglio), tasso di disoccupazione USA di settembre (stima 3,7% invariato rispetto ad agosto) e variazione occupati di settembre (stima 250k contro 315k di agosto).

Ieri le vendite dettaglio YoY di agosto dell’Europa, pari al -2%, sono risultate peggiori delle stime (-1,7%), segnalando che i consumi stanno cominciando a flettere, favorendo per questa via una inflazione più contenuta (vedremo nei prossimi mesi).

Non più tardi della fine di settembre, la Lagarde ha sostenuto che politiche fiscali troppo accomodanti e mantenute per lungo tempo rendono ancora più difficile per la BCE controllare l’inflazione. Da un punto di vista economico l’affermazione è corretta. E’ chiaro che se la politica monetaria toglie liquidità al sistema per ridurre l’inflazione ma la politica fiscale immette liquidità, i prezzi non fermano la loro corsa. Ci saremmo però aspettati che il presidente della BCE proponesse una soluzione, piuttosto che fare un’affermazione economicamente scontata. Anche perché il presupposto degli investitori è che la BCE e i Governi agiscano di concerto. Se così non è, o quantomeno questa è la percezione, il rischio di investire in Europa aumenta.

Chiaro che nella zona euro, dove la politica fiscale è gestita da 19 diversi Governi, la BCE abbia una preoccupazione in più rispetto per esempio agli USA. Ma questa è l’Europa, nel bene e nel male. Europa dove singoli livelli più elevati di debito pubblico possono aumentare il rischio di una crisi del debito nei singoli Stati e rendere più difficile per la Banca Centrale controllare la crescita dei prezzi. Proprio per questo è stato creato lo scudo anti spread TPI, ma occorre anche usarlo.

La scarsa concertazione si vede purtroppo a tutti i livelli, a cominciare dal mancato accordo per l’energia, responsabile di quasi il 50% dell’inflazione. E’ chiaro che la BCE nulla può fare per raffreddare i costi energetici, se non “sperare” che un rialzo dei tassi porti il sistema economico in recessione raffreddando i consumi. E’ altrettanto chiaro che spetta quindi ai governi agire affinché l’inflazione da costi energetici e quella importata (via euro debole) raffreddi la dinamica dei prezzi.

Aspettando gli accordi, nel frattempo le stime di crescita del PIL continuano ad essere ridotte, mentre quelle dell’inflazione ad essere alzate. Sulla scia di un’inflazione sempre più alta e di costi energetici insostenibili, la produzione di beni di consumo è in costante calo, segno evidente che le famiglie sono costrette a risparmiare per pagare le bollette. Diversamente dalla recessione dovuta alla pandemia, dove il lockdown ha fatto crollare i consumi di beni e servizi poi rimbalzati violentemente grazie al risparmio cumulatosi, in questo caso il pagamento delle bollette e l’inflazione sugli altri beni di consumo erodono il risparmio e il potere d’acquisto, facendo venire meno la veloce ripresa economica.

Ci limitiamo ad alcuni consigli. La prima cosa da fare è evitare di pensare che la soluzione sia dietro l’angolo e che basti superare la crisi attuale e tutto riprenderà a marciare come prima. Non sarà così. I rapporti economici mondiali stanno cambiando velocemente. In questo contesto, occorre quindi usare nuovi strumenti di sostegno per l’occupazione e per la riqualificazione del capitale umano, così da affrontare il profondo cambiamento del mercato del lavoro. Da questo punto di vista il NGeu può rappresentare l’inizio del cambiamento, ma i risultati in termini di aumento di crescita, produttività e benessere si potranno ottenere solo attraverso la creazione di un clima economico e culturale adatto al nuovo quadro che si va profilando.

E’ possibile investire in periodo di inflazione e cambiamento dei rapporti di forza economico-politici? La risposta è positiva. La volatilità che di solito caratterizza queste fasi, se ben gestita non è per forza un male e può favorire una gestione attiva. Questo vuol dire anche mantenere un contatto costante con le società in portafoglio. Questo significa adottare un approccio bottom up che vada a privilegiare lo stock picking. I professionisti dello stock picking scelgono i titoli in base alla personalità dell’azienda e alla sua capacità di superare crisi e volatilità. Le caratteristiche da tenere in considerazione sono: livelli bassi di indebitamento; marginalità sostenibile e vantaggi competitivi chiari; controllo delle catene di fornitura (preferibilmente corte).

Caratteristiche che per le piccole e medie imprese è più semplice rispettare, grazie alla maggiore agilità e flessibilità operativa a decisionale.

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