Beyond Meat, che cosa c’è dietro l’ultimo rialzo


In un mese il titolo è salito del 50%. C’è attesa per i risultati del secondo trimestre che saranno comunicati fra 15 giorni, ma soprattutto si aspettano novità sulle alleanze con McDonald’s e Yum!Brands che finora hanno portato ben pochi risultati


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La “finta carne”, un mercato da 79 miliardi di dollari.

L’improvvisa corsa di Beyond Meat ha colto di sorpresa gli investitori, molti ormai rassegnati alle performance deludenti del principale produttore di cibo proteico vegetale. L’azione di Beyond Meat, la società californiana che produce bistecche, salsicce e hamburger che hanno l’odore e il sapore della carne, ma sono a base di soia, ceci, piselli e altri legumi, è salita nell’ultimo mese del 50% e del 10% nelle ultime cinque sedute. Non è chiaro che cosa abbia spinto il titolo a 15 giorni dalla diffusione dei risultati del secondo trimestre, attesi per il 4 agosto.

Secondo uno studio di Vantage Market Research, il mercato del cibo “simil-carne” a base vegetale crescerà da qui al 2028 a un tasso medio annuo del 12% arrivando ad avere un valore di 79 miliardi di dollari. Si tratta, quindi, di un trend secolare a cui è logico che gli investitori prestino attenzione.

Un’altra ricerca, pubblicata da Statista, dice che i nuovi consumatori che si orientano verso la “finta carne” sono per lo più persone che non disdegnano di mangiare anche la normale carne animale. E questo spiega la previsione di crescita del mercato di riferimento di Beyond Meat anche in Usa, dove i vegetariani sono soltanto il 5% della popolazione e i vegani il 2%. A spingere l’industria della finta carne sono gli acquisti occasionali da parte di persone che non fanno nette scelte di campo nella loro dieta.

Un’alimentazione più sana e compatibile con l’ambiente.

Queste sono le buone notizie che potrebbero avere riacceso l’interesse degli investitori verso un titolo che negli ultimi 12 mesi ha subito una caduta del 66%. Quotata nel maggio 2019 dopo un collocamento a 25 dollari, Beyond Meat schizzò in pochi mesi a un massimo di 207 dollari. Seguì un periodo di alti e bassi, con buone performance soprattutto durante la pandemia, quando la diffusione del Coronavirus accese un maggiore interesse verso una forma di alimentazione più sana e più compatibile con le esigenze dell’ambiente.

E’ noto che la carne rossa facilita l’insorgenza dei tumori e di altre malattie come diabete, infarto e problemi cardiovascolari. Inoltre gli allevamenti intensivi sono i principali diffusori di CO2 nell’atmosfera.

La redditività soffre: nel 2021 maxi-perdita da 182 milioni di dollari.

Per quanto circondata da grande interesse, Beyond Meat da un anno e mezzo sembra in difficoltà nel riuscire a realizzare su larga scala i suoi prodotti e, soprattutto, a migliorare i risultati di redditività. Nel 2019 il suo fatturato registrò una crescita del 239% a 298 milioni di dollari, grazie al crescente numero di ristoranti che decisero di mettere nei menu i suoi prodotti.

Il rallentamento del 2020 (fatturato a 407 milioni di dollari, +37%) si spiega con la lunga chiusura dei locali di ristorazione per il lockdown, mentre si svilupparono bene le vendite nei negozi, grazie anche a un accordo con Walmart. I problemi di produzione e distribuzione sono emersi nel 2021, con i ricavi saliti solo del 14% a 465 milioni di dollari e il bilancio chiuso con una perdita di 182 milioni (dai -52 milioni dell’anno prima). Nel frattempo l’azione è scivolata nello scorso mese di maggio a un minimo di 20,5 dollari.

L’ultimo rialzo, un antipasto o una merendina andata a male?

Oggi i prodotti Beyond Meat sono venduti in 135mila esercizi, fra negozi e ristoranti, in 90 Paesi. La strategia di crescita degli ultimi due anni ha puntato sugli accordi con le grandi catene di ristorazione, in particolare McDonald’s e Yum! Brands. Quest’ultima è la più grande catena di ristorazione al mondo, con i marchi KFC, Taco Bell e Pizza Hut. Il problema è a 18 mesi dall’accordo con Yum! Brands, ancora nei menu dei suoi ristoranti non c’è nessun prodotto Beyond Meat. Secondo indiscrezioni di Bloomberg, i test finora fatti non soddisfano le attese del management di Yum!Brands.

A questo punto, dopo il balzo delle quotazioni dell’ultimo mese, il titolo è chiaramente a un bivio. Se con i risultati del secondo trimestre arriveranno notizie positive sullo sviluppo delle partnership con McDonald’s e Yum!Brands, il rialzo che abbiamo visto potrebbe essere un antipasto di un movimento di maggiore estensione. In mancanza di notizie rassicuranti, o se malauguratamente dovessero esserci novità negative, il rialzo si trasformerà in una merendina andata a male, di quelle che bloccano lo stomaco e rovinano l’appetito per un lungo periodo. Nel frattempo, meglio stare alla finestra e non prendere rischi.

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