Bezos sfida ancora Trump e lo trascina sul banco degli imputati per un appalto a Microsoft
Prosegue la guerra tra Trump e Bezos dopo l’assegnazione di un appalto a Microsoft definita da Amazon “a fini politici personali”
Trump chiamato da Amazon a testimoniare in un processo
Non si ferma la guerra tra Jeff Bezos e Donald Trump, ormai in corso da diversi anni e giocata su diversi campi. Questa volta, il fondatore di Amazon ha chiesto alla Corte federale statunitense di far testimoniare il presidente USA all’interno di un ricorso presentato per un appalto assegnato a Microsoft.
Il Pentagono aveva inaspettatamente assegnato alla società di Bill Gates un appalto per il cloud della Difesa del valore di dieci miliardi di dollari. A testimoniare è stato chiamato anche il Segretario alla difesa statunitense, Mark Esper e il suo predecessore, James Mattis.
Secondo i legali di Amazon, l’assegnazione “lascia fuori informazioni cruciali e dettagli che hanno portato a questa decisione sbagliata e potenzialmente dannosa riguardo la futura infrastruttura cloud del Dipartimento della difesa”.
Inoltre, la stessa Difesa Usa aveva affermato di preferire un fornitore unico piuttosto che dover integrare tecnologie di più provider per assicurarsi un’implementazione rapida e omogenea, mettendo Amazon su una corsia preferenziale grazie al suo cloud in quanto già gestore del cloud di parte della Cia nel territorio degli Stati Uniti.
In un comunicato, inoltre, Amazon aveva affermato che “il Presidente Trump ha più volte dimostrato il suo desiderio di utilizzare la sua posizione come Presidente e Comandante in capo per interferire con le funzioni del governo, incluse le gare federali per i contratti di fornitura, per portare avanti la sua agenda personale. Preservare la fiducia da parte del pubblico nel processo per l’assegnazione dei contratti di fornitura federali richiede che venga portata avanti l’indagine degli atti amministrativi, soprattutto alla luce dell’ordine fornito dal Presidente Trump affinché <<venga sbattuta fuori Amazon>>”.
La questione, concludeva il comunicato di Amazon, “è se il Presidente degli Stati Uniti possa usare il budget del Dipartimento della difesa per i suoi fini politici personali”.
La chiamata a testimoniare per un Presidente degli Stati Uniti relativamente all’assegnazione di un contratto rappresenta un caso senza precedenti e nella richiesta la stessa Amazon afferma che si tratta di “circostanze uniche”.
I motivi di un conflitto senza fine
Il nuovo scontro rientra in un complesso di ‘relazioni difficili’ tra Donald Trump e Jeff Bezos, con i temi dell’informazione e delle tasse tra i motivi del contendere.
Bezos, infatti, è proprietario del quotidiano Washington Post, il quale si è spesso distinto per aver diffuso scoop contro i collaboratori di Trump, attirando l’ira del Presidente. Il giornale, infatti, è stato spesso definito da Trump come “Amazon Washington Post” o Fake News Washington Post”.
La risposta di Bezos definiva “un errore per qualsiasi funzionario eletto attaccare media e giornalisti, spiegando che “il presidente Trump dovrebbe dire “è giusto, sono contento di essere esaminato” dai giornali. Ricevendo gli applausi della platea, ha infine aggiunto: “demonizzare i media e chiamarli ‘nemici del popolo’ è pericoloso. Viviamo in un mondo dove non sono solo le leggi dello Stato, ma anche le norme sociali a proteggerci, e ogni volta che le attacchi erodi un po’ il mondo in cui viviamo”.
Amazon, infine, è finito nelle mire di Trump con accuse relative alle tasse, in quanto “dovrebbe pagare molti più miliardi di dollari”, o sul tema occupazionale, quale causa di “tanti negozianti che falliscono nel Paese”.
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