BMW colpita dalla crisi in Ucraina: ridotte le sue previsioni per il 2022

Tutta l’industria automobilistica resta dipendente dalla produzione di cablaggi, particolarmente concentrata in Ucraina, e la prosecuzione degli scontri potrebbe allungare la lista delle case produttrici indebolite dal conflitto.
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BMW riduce le previsioni
Il conflitto in Ucraina colpirà il settore automobilistico nel corso del 2022, in particolare la produzione. A lanciare l’allarme è stata oggi BMW, dopo che già ieri anche Volkswagen aveva avvisato dell’impatto della guerra sul suo futuro.
Alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina, le aspettative di utili di BMW (prima di interessi e tasse – Ebit) sono state ridotte ad un range compreso tra il 7% e il 9%, mentre le precedenti attese erano tra l’8% e il 10%.
Nel dettaglio, BMW prevede nuove interruzioni alla produzione delle sue auto in Ucraina, aggiungendo di essere in grado di continuare a rifornirsi di pezzi dalla parte occidentale del paese e di mantenere un alto livello di flessibilità nella sua rete di produzione per minimizzare tali interruzioni.
Per quanto riguarda l’anno in corso, da BMW hanno comunicato di non poter fornire una guidance proprio a causa del conflitto, a cui si aggiunge la situazione ancora incerta legata alla crisi di microchip, possibile fonte di ulteriori colli di bottiglia nella produzione, e non si attende miglioramenti prima della seconda metà del 2022.
L’avviso di Volkswagen
Solo ieri era stata Volkswagen ad avvisare del possibile impatto sulle sue stime di crescita dovuto alla crisi. Nel corso della conference call sui conti 2021, il Ceo Herbert Diess ipotizzava una revisione del target di crescita delle consegne, previsto nel 2022 tra il +5% e il +10%, visto che l’Ucraina risulta tra i principali fornitori di cablaggi per il settore auto.
Se ad “oggi è difficile fare previsioni”, spiegava il manager, nel caso in cui la guerra dovesse continuare, potrebbero aumentare “i ritardi nelle forniture di cablaggi”, pertanto “dovremo rivedere il target di consegne”.
L’area attualmente in conflitto risulta strategica per l’intero comparto, ricordava Diess, e in Russia il gruppo ha già bloccato la produzione e detiene lo 0,5% dei suoi asset globali.
Ad oggi “l’aumento dei costi delle materie prime è il primo effetto tangibile della guerra. Per tutelarci abbiamo fatto hedging e abbiamo cercato di compensare con economie di scala sui costi, ma poi una parte probabilmente dovremo trasferirla sui clienti”, aggiungeva il Cfo, Arno Antlitz.
L’importanza dei cablaggi
Il cablaggio è un componente fondamentale per l’industria automobilistica, in quanto tiene insieme i cavi elettrici che trasmettono le istruzioni in un veicolo dallo sterzo delle ruote all’apertura del bagagliaio.
“Il problema dei cablaggi è che sono fondamentali”, ha detto Alexandre Marian, un amministratore delegato della società di consulenza AlixPartners a Parigi: “non si può iniziare ad assemblare un'auto senza i cablaggi”.
I costi di questo elemento erano stati bassi fino all’invasione dell’Ucraina, fattore considerato scontato dai produttori di auto e pertanto il conflitto ha modificato lo scenario, vista l’importanza del paese nella produzione.
Tra le soluzioni ipotizzate dalle case produttrici di auto c’è lo spostamento delle attrezzature, ma questo risulta difficile da realizzare visti i passaggi di frontiera inaffidabili.
Altra ipotesi riguarda la possibilità di realizzare i cablaggi ‘in casa’, ma si tratta di un’opzione costosa e che richiede tempo.
Secondo alcune stime, i costi delle nuove attrezzature necessarie per costruire i cablaggi vanno da 100.000 a circa 2 milioni di sterline e ci vogliono da tre a sei mesi per costruirli.
Le problematiche attuali
Mentre la Russia prosegue l’aggressione, alcuni fornitori in Ucraina hanno iniziato a riavviare le produzioni, anche se ad un tasso ridotto.
Resta, comunque, il problema della spedizione dei prodotti finiti attraverso il confine polacco e ucraino verso gli stabilimenti automobilistici, vista la folla di rifugiati e la chiusura dei valichi di frontiera chiusi al trasporto commerciale.
Inoltre, resta la grave carenza di autisti di camion, colpiti dall’obbligo di reclutamento, che ha spinto anche le società a reclutare ex pensionati che per limite di età non sono costretti ad andare in guerra.
Oltre alle conseguenze del conflitto, l’Ucraina potrebbe subire un ulteriore grave colpo nel caso in cui le case automobilistiche dovessero spostare la produzione verso ovest, rendendo la resistenza ai russi ancora più difficile.
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