Borse: Europa e Usa annaspano. JP Morgan punta sulla Cina


Tilmann Galler, Global Market Strategist di JP Morgan Asset Management, spiega le tre ragioni per cui è ora di guardare al mercato cinese: cambio di atteggiamento del governo verso il settore tech, fine della politica “zero-Covid”, politica monetaria espansiva.


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In America torna in auge la “regola del 10”.

Le Borse cadono e gli economisti scrutano nervosi i dati per capire quando arriverà la recessione negli Stati Uniti e quanto colpirà duro. In questo esercizio qualcuno è andato a rispolverare la “regola del 10”: una formula molto semplice inventata da Don Rissmiller, capo-economista di Strategas nel 2011, quando l’economia era già in ripresa dopo la grande crisi finanziaria globale. La regola dice che quando la somma dei tassi di interesse più usati dalle persone comuni e il costo dell’energia percepito dai normali cittadini arriva a un numero a doppia cifra, allora per l’economia americana sono guai. Per calcolare l’indicatore si prende il tasso medio dei mutui a tasso fisso a 30 anni, oggi al 5,23%, e si somma il costo della benzina, che nel weekend ha sfiorato i 5 dollari al gallone. Ecco raggiunta la pericolosa quota 10.

Mark Zandi, capo-economista di Moody’s Analytics, non dà per scontata la recessione: “Siamo su un crinale sottile. Se la benzina sale a 5,50 o a 6 dollari al gallone vuole dire che il petrolio è arrivato a 150 dollari al barile, e allora sì che non si scappa dalla recessione”.

Negli ultimi 12 mesi la Borsa di Hong Kong è scesa del 26%.

Con l’America avvolta in un quadro così cupo, e l’Europa messa peggio per la maggiore esposizione alle conseguenze della guerra, JP Morgan riscopre la possibilità di investire in Cina. Negli ultimi 15 mesi il mercato azionario cinese è caduto pesantemente, trascinato dal ribasso dei colossi come Alibaba e Tencent, sui quali hanno pesato le decisioni del governo di varare nuove e più stringenti regole per ridurre il loro potere e la loro libertà d’azione. Negli ultimi 12 mesi l’indice CSI300 delle Borse di Shanghai e Shenzhen ha perso il 19%, l’Hang Seng di Hong Kong è sceso del 26%.

La fallimentare politica “zero-Covid” sarà abbandonata.

Secondo Tilmann Galler, Global Market Strategist di JP Morgan Asset Management, in Cina sono in corso cambiamenti notevoli, a partire dai recenti segnali che mostrano l’intenzione del governo di allentare il controllo sul settore tech. A questo si aggiunge il probabile abbandono della strategia “zero-Covid” che ha portato al blocco per circa due mesi di Shanghai e altre importanti città del Paese, a fronte di numeri di contagio che da noi in Europa, dove ci sono state le campagne di vaccinazione, non suscitano nessun allarme. Pechino ha capito che la strategia “zero-Covid” non è sostenibile e si appresta a lanciare la modalità “convivere con il Covid”, ha detto Galler in un incontro nei giorni scorsi a Londra con un gruppo selezionato di giornalisti.

In Cina inflazione al 2,1%, contro l’8,6% degli Stati Uniti.

Terzo punto interessante della prospettiva economica cinese, è la possibilità per la banca centrale di Pechino di realizzare una politica monetaria di sostegno alla crescita, proprio mentre la Fed e la Bce sono costrette a raffreddare l’economia per cercare di domare l’inflazione. Ad aprile l’inflazione in Cina è stata solo del 2,1%, contro il 7,4% della zona euro e l’8,3% degli Usa (salita poi all’8,6% a maggio).

Secondo Galler, anche il governo sta scendendo in campo con una politica di investimenti pubblici per supportare la crescita. Sono stati presentati piani di investimenti nelle ferrovie, nelle infrastrutture, negli aeroporti. Anche i consumi privati vengono sostenuti con tagli delle tasse e incentivi all’acquisto di nuove automobili.

Nella Borsa cinese il P/E è più basso del 20% rispetto alla media storica.

“La crescita del credito, che storicamente è un indicatore positivo per l’andamento della Borsa, si sta rafforzando”, ha detto lo strategist di JP Morgan. Dopo la discesa del mercato azionario, il multiplo P/E della Borsa cinese è adesso più basso del 20% rispetto alla media di lungo periodo, osserva Galler. La conclusione è semplice: “Le azioni cinesi stanno iniziando a essere più attraenti nonostante le difficoltà che ancora persistono, ma dobbiamo considerare che alcune di queste difficoltà si stanno ridimensionando e altre potrebbero addirittura trasformarsi in elementi positivi per il mercato”.

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