Bper Banca, smentita ipotesi M&A con Carige. Migliorano i conti nel semestre

I primi sei mesi 2021 di Bper hanno evidenziato un utile netto migliore dello stesso periodo dell'anno precedente, mentre il nuovo dg Luigi Montani ha escluso Banca Carige da future operazioni di fusioni.

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La semestrale di Bper Banca

Migliorano i conti di Bper Banca nel corso dei primi sei mesi del 2021. La banca, infatti, ha comunicato un utile netto di 502 milioni di euro rispetto ai 102,5 milioni relativi allo stesso periodo del 2020. Inoltre, l'utile al lordo delle imposte è risultato di 260 milioni (al netto delle componenti straordinarie), grazie a proventi operativi netti di 1,59 miliardi. Da Bper hanno spiegato che la crescita dei ricavi per lo sviluppo delle commissioni nette sostenute e il collocamento dei prodotti del risparmio gestito e bancassurance sono alla base dell'aumento dell'utile.

Per Bper si tratta di un semestre con risultati che “evidenziano l’aumento dei volumi, l’incremento della redditività, il miglioramento della qualità del credito e il rafforzamento del posizionamento competitivo”.

Il nuovo dg Luigi Montani, appena subentrato da poco ad Alessandro Vandelli, ha definito i risultati “positivi”, sottolineando come questi esprimano “una redditività ordinaria in crescita, trascinata soprattutto dall’aumento dei ricavi commissionali, supportati dal recupero dell’attività bancaria transazionale con la clientela e dai collocamenti di prodotti del comparto del risparmio gestito e bancassurance. La buona performance operativa si combina, inoltre, con una qualità del credito in ulteriore miglioramento grazie al calo del NPE ratio lordo al 5,7% e netto al 2,8%”.

Le previsioni per il resto dell'anno

Il secondo semestre 2021 è previsto dal management di Bper con “una buona marginalità dei ricavi tradizionali supportati dal contributo del ramo acquisito, da impieghi attesi in crescita e da una componente commissionale stimata in ulteriore aumento grazie in particolare allo sviluppo del comparto del risparmio gestito e bancassurance, nonché dalla ripresa dell’attività transazionale”.

Meno positive le aspettative per la dinamica dei costi operativi, “sia per progressivo venir meno degli oneri non ricorrenti legati al processo di integrazione che hanno caratterizzato il primo semestre, sia per effetto di azioni di efficientamento in via di implementazione”.

Inoltre, proseguono da Bper, “la qualità del credito continuerà ad essere oggetto di particolare attenzione, con un NPE ratio e un costo del credito che dovrebbero mantenersi sotto controllo pur tenendo conto di uno scenario ancora caratterizzato da elevata incertezza. La posizione di capitale è attesa rimanere su livelli elevati”.

I vertici di Bper confidano che “l’approccio prudenziale adottato nella politica degli accantonamenti consentirà in prospettiva di beneficiare di un minore costo del credito”.

Se l’acquisizione degli sportelli di Ubi Banca “ha portato ad un significativo rafforzamento del posizionamento competitivo del Gruppo”, l'operazione consentirà alla banca di focalizzarsi “sullo sviluppo dell’attività commerciale, per rispondere alle crescenti esigenze della clientela, e sulle azioni di efficientamento dei processi operativi e di razionalizzazione della struttura dei costi”.

Questi obiettivi “saranno alla base del nostro piano industriale 2022-2024, che traccerà la strategia per una nuova fase di crescita del Gruppo, contribuendo al contempo ad accompagnare la ripresa economica nel Paese”, aggiungono da Bper.

Smentita l'ipotesi M&A con Carige

Lo stesso Montani si è poi soffermato sulle strategie future di Bper, in particolare sulle fusioni, dicendosi “convinto che ci sarà sempre un’opportunità di integrazione che potrà essere interessante anche perché insistiamo su territori di un certo interesse e sarà difficile che potremo rimanere fuori da qualche processo di questo genere, però al momento dobbiamo concentrarci sulle cose che abbiamo sotto i piedi e non su quelle troppo distanti dagli occhi”.

Per quanto riguarda l'individuazione del partner, il dg ha sottolineato che “di banche delle nostre dimensioni sono rimaste la Popolare di Sondrio, Banco Bpm e Monte dei Paschi su cui ci sono state delle uscite di Unicredit per cui non posso dire nulla”.

Smentita, invece, l'ipotesi Banca Carige, “perché ci sono dei problemi che devono essere risolti”. Insomma “fondamentalmente ce ne se sono tre” ma “per quanto ci riguarda al momento la nostra priorità rimane l’integrazione. Dopodiché ci rendiamo conto che potremmo essere coinvolti in un processo di M&A. Non ci sottrarremo se l’operazione si configura come di vantaggio per banca e per i soci, siamo in grado di poterla affrontare”, ha concluso Montani.

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