Brusca frenata per Brembo: pesano guerra e crisi da microchip


Il gruppo produttore di freni ha visto l’utile netto crescere del 57% nel 2021 ma la crisi in Ucraina ha impedito alla società di elaborare le previsioni per il futuro del suo business.


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Calo a Piazza Affari per Brembo

Giornata difficile per Brembo a Piazza Affari tra il peggiorare del conflitto in Ucraina e i relativi rischi per l’azienda a cui si aggiunge la crisi da microchip.

Le azioni della società produttrice di impianti frenanti per veicoli arrivano a cedere oltre il 7% dopo un’ora di contrattazioni a Milano, toccando un minimo di 9,08 euro per azione, ai minimi dal novembre 2020.

L’andamento del titolo, inoltre, risulta nettamente peggiore di Piazza Affari, dove il Ftse Mib resta in calo di circa il 3%, mentre da inizio anno le azioni Brembo stanno perdendo oltre il 28%.

Rischio Ucraina

Anche se la performance di questo inizio 2022 è stata giudicata “robusta” dal presidente esecutivo di Brembo, Matteo Tiraboschi, il manager ha definito l’invasione russa dell’Ucraina “un enorme punto interrogativo” sulle prospettive del business.

“Se l’attuale crisi geopolitica dovesse durare per settimane, o peggio per mesi, sarebbe un enorme problema”, aggiungeva Tiraboschi.

La società opera in 15 paesi tra cui la Russia, anche se l’impatto sul suo business nella crisi militare di queste settimane è “limitato sulle forniture di materie prime e sui costi di produzione”, aggiungevano da Brembo.

Per quanto riguarda il futuro, la società ha avvisato che la crisi in Ucraina ha reso impossibile emettere una previsione per i prossimi mesi.

Altri rischi

Il risultato è stato ottenuto nonostante “i forti e generalizzati rincari dei costi di produzione” registrati nella seconda parte dell’anno, spiegavano dalla società.

Inoltre, pesa ancora la crisi dovuta alla carenza globale di microchip, che pur non avendo un impatto diretto sul gruppo “ha creato notevole volatilità negli ordini da clienti, non consentendo una gestione ottimale della capacità produttiva”.

Secondo Tiraboschi, nel quarto trimestre 2021 la carenza di semiconduttori ha colpito particolarmente il segmento di fascia alta del mercato automobilistico, dove Brembo è focalizzata, dopo essere stato risparmiato nella parte precedente dell'anno.

Sull’attività della società pesano anche l’aumento dei prezzi delle materie prime, dei costi energetici e logistici, soprattutto nella parte finale del 2021.

In particolare, i contratti indicizzati di Brembo offrono una protezione “solo con un ritardo di tre-sei mesi”, spiegano dalla società. “Siamo in una situazione di inseguimento e questo ha pesato sui nostri margini”, sottolineava Tiraboschi.

Altri dettagli sul bilancio 2021

Il consiglio di amministrazione di Brembo ha approvato ieri i dati relativi al 2021, nel corso del quale la società ha messo a segno una crescita del 57,9% dell’utile netto, salito a 215,5 milioni di euro.

Le vendite nel quarto trimestre sono cresciute del 13,4%, arrivando a 735,8 milioni di euro, spinte dalla crescita in tutti i mercati.

La società, che produce freni per diversi team di Formula Uno e MotoGP, nonché per produttori di auto premium come Tesla e Ferrari, ha comunicato un utile prima di interessi, tasse, svalutazione e ammortamento (EBITDA) pari a 121 milioni di euro (134,14 milioni di dollari) nel periodo ottobre-dicembre, con un margine di profitto in calo al 16,4% dal 18,7%.

La marginalità per l’anno in corso è aumentata al 18,1% rispetto al 17,6% dell’anno scorso, tornando positiva dopo i cali degli ultimi due trimestri.

I ricavi hanno visto una crescita del 25,8% rispetto al 2020, attestandosi a 2,78 miliardi, ma l’aumento è risultato solo del 7,2% se paragonato al 2019.

Infine, il consiglio di amministrazione ha proposto di distribuire un dividendo di 0,27 euro per azione, oltre ad un piano di acquisto di azioni proprie fino ad un massimo di 8 milioni di ordinarie.

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