Cattolica diffida Banco Bpm: danni per 500 milioni


I legali dell’assicurazione veronese smontano la tesi del cambio di controllo avanzata da Banco Bpm dopo l’acquisizione del 24,4% di Cattolica da parte di Generali. L’assicurazione veneta chiede fino a 500 milioni di danni e intanto recupera terreno sul listino azionario milanese.


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Cattolica diffida il Banco dal riacquisto del 65% delle jv bancassicurative

È guerra aperta tra Cattolica Assicurazioni e Banco Bpm. È arrivata la diffida da parte dell’assicuratore veronese dall’esercitare l’opzione per il riacquisto del 65% delle due joint venture bancassicurative Vera Vita e Vera Assicurazioni al prezzo di 355,77 milioni di euro. Cattolica minaccerebbe anche una richiesta di risarcimento di oltre 500 milioni (nella cifra che è compreso l’esborso di due anni fa per la partnership e i danni da mancato raggiungimento dei target e danni di immagine), e dà alla banca guidata da Giuseppe Castagna un ultimatum di sette giorni lavorativi per fornire «adeguato, circostanziato, motivato e collaborativo riscontro».

Cattolica: la tesi del cambio di controllo è infondata

I legali di Cattolica nelle motivazioni smonterebbero la tesi del “change of control” avanzata da Banco Bpm. Lo scorso 15 dicembre, il gruppo guidato da Giuseppe Castagna aveva inviato all’assicurazione una comunicazione formale con cui la informava di voler esercitare il diritto di opzione per l'acquisto delle partecipazioni detenute da Cattolica nelle società Vera Vita e Vera Assicurazioni, pari al 65% del capitale sociale delle stesse. Le due compagnie controllano totalmente Vera Financial e Vera Protezione rispettivamente. La banca spiegava la decisione come conseguenza del «cambio di controllo» della compagnia, entrata nell’orbita di Generali.

Secondo gli accordi tra le due parti, sottolineava il Banco, il diritto al riacquisto delle quote della jv sarebbe scattato nel caso in cui Cattolica fosse passata sotto il controllo di un altro gruppo assicurativo con al suo interno anche una banca. Fatto avvenuto, secondo Bpm, con l’acquisizione della partecipazione da parte di Banca Generali del 24,46% (e la contestuale trasformazione in Spa di Cattolica) tramite un aumento di capitale di 300 milioni di euro effettuato lo scorso 23 ottobre.

Titoli in fibrillazione a Piazza Affari

Immediata la reazione del titolo Banco Bpm con una flessione dello 0,50% alle 12 a fronte di un guadagno del Ftse Mib (+0,50%)  e dell’indice settoriale Ftse Italia Banche (+0,11%). Per contro Cattolica segna un guadagno dell’1,28% a 4,57 euro, mentre Unipol e Bper, ossia i due soggetti indirettamente coinvolti in un eventuale “divorzio” tra cattolica e Bpm, si muovono in positivo in questa mattina di rialzi post “lunedì nero” con Unipol che segna +0,41% a 3,89 euro, e Bper +1,26% scambiato a 1,44 euro.

La separazione tra Banco Bpm spianerebbe la strada all’ipotetica fusione tra l’istituto e Bper, di cui Unipol è primo azionista.

«In attesa di conoscere gli sviluppi della situazione, riteniamo che l’avvio di un lungo contenzioso legale possa essere negativo per entrambe le società - commenta Equita Sim - Rimane da valutare la disponibilità di Banco Bpm di trovare un accordo sul prezzo delle quote delle jv con Cattolica».

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