Bce guarda all’M&A europeo
“E’ necessario un consolidamento europeo nel settore bancario”, a dirlo è Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Bce. Le parole di Enria mettono nero su bianco, il pensiero espresso tante volte in maniera più o meno, esplicita, anche Madame Lagarde e prima di lei da Mario Draghi.
Per competere a livello internazionale e soprattutto con le big Usa, le nostre banche europee devono unire le forze. Il risiko bancario nazionale è stata solo una prima tappa per presentarsi a livello europeo con le spalle forti e spuntare fusioni con un buon equilibrio dal punto di vista della governance. Un sentiero ormai tracciato dalla Bce.
Lo scenario in Europa
Secondo quanto riportato da Bloomberg i vertici di Bnp Paribas avrebbero recentemente preso contatti con il governo olandese per discutere la possibile transazione che potrebbe riguardare sia le attività retail che quelle corporate nell'ambito di un complessivo progetto di espansione in Nord Europa, di Abn Amro. In cerca di un partneranche Credit Suisse in trattativa con State Street.
A credere nell'M&A del settore è anche Christian Sewing, Ceo di Deutsche Bank, secondo cui "il consolidamento sarà un tema chiave in Europa".
La stagione dei matrimoni bancari in Italia
Guardando alla nostra Italia siamo nel mezzo del percorso. Da un lato le big come Unicredit e Intesa hanno già le spalle forti per guardare all’estero, dall’altro abbiamo ancora dei casi irrisolti, dalla bella preda Banco Popolare Milano a una situazione più difficile per Mps con il Tesoro pronto a fare un passo indietro e cedere la Banca più antica del mondo.
Nelle settimane scorse è emerso che le trattative per una fusione tra Unicredit e Commerzbank si sono arenate di fronte alla guerra in Ucraina. La necessità da un lato di valutare con cura la qualità degli asset russi e, dall’altro, i timori di un allargamento del conflitto avrebbero congelato il matrimonio tra i due gruppi. Oggi Enria ha aggiunto che tutte le banche europee hanno ceduto le attività in Russia o sono in trattativa per farlo.
Tornando in patria, Banco Popolare Milano farebbe gola a tanti, dal Crédit Agricole che è diventato primo azionista ad aprile con una quota del 9,128% alle voci di un interesse, ancora non sopito, di Unicredit.
La banca francese, non è nuova agli ingressi, a piccoli passi, all’interno di una banca per poi prenderne il controllo: per anni ha mantenuto una quota del 5% del Creval per poi lanciare l’Opa.
Anche il salotto “bene” della finanza italiana, Mediobanca potrebbe presto cambiare assetto, con Leonardo del Vecchio appena sotto la soglia del 20% e Gaetano Caltagirone al 5,5%. Del Vecchio vorrebbe mettere mano a quel pacchetto del 12,8% di Mediobanca in Generali di cui, insieme a Caltagirone controllano il 15%, mentre da tempo si vocifera di un accordo nel wealth management con banca Generali o Banca Mediolanum, voluto anche dallo stesso a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel.
Nonostante gli scontri degli ultimi anni, Nagel e Del Vecchio potrebbero trovare un accordo che prevede la cessione di Generali e la crescita di Piazzetta Cuccia nel risparmio gestito di alta qualità.
Insomma tra qui a 4 anni immaginarci un settore bancario, italiano ed europeo, in grado di conservare lo status quo è davvero improbabile. Da un lato le pressioni della Bce, dall’altro le necessità del business e gli ultimi ingressi all’interno delle compagine societarie, fanno pensare a una ripresa del risiko e a grandi cambiamenti.