Occasione o tentazione? Il certificate di Bnp sul mondo delle rinnovabili rischioso è rischioso ma offre un elevatissimo potenziale di guadagno perché passa di mano a 75,38 euro e stacca un flusso cedolare 20 euro annui. Fatti due conti, se dovesse venire rimborsato a 100 euro (a scadenza o in caso di autocall) l’investitore guadagnerebbe 24,6 euro di capital gain (100-75,4 euro ovvero 32,6% a cui si sommano altri 20 euro l’anno di premi che su 75,4 eu significano un altro 26,5% annuo).
Insomma, se a scadenza, nel febbraio 2028 il certificate verrà rimborsato a 100 euro, l’investitore si porterà a casa 5 anni di cedole al 26,5% (132%) + un altro 32,6% di capital gain : 164,6% in cinque anni.
La tabellina mostra i livelli di riferimento ad oggi.
Finora tutto molto interessante, ma qual è il rischio? Principalmente il titolo Plug Power, che dall’emissione del certificato in pochi mesi ha perso il 37,5%, sfondando la barriera di protezione recuperata al pelo solo oggi.
Per capirci guardiamo lo scenario negativo, se a scadenza Plug Power dovesse trovarsi appena sotto i 9,486 dollari di barriera (oggi è a solo il +3,99% sopra), il certificate verrebbe ritirato poco sotto i 60 euro e, salvo eventuali cedole distribuite, l’investitore avrebbe perso 15,38 euro. La performance potrebbe essere peggiore con un -70% di Plug Power come peggiore titolo del basket il rimborso sarebbe a 30 euro. (Ovviamente a scadenza potremmo trovarci con altri titoli sotto la barriera).
Ad oggi in pancia il certificate ha una cedola da 5,05 euro, non distribuita ma con effetto memoria che verrà staccata se, alle prossime date di valutazione, tutti e tre i sottostanti si troveranno sopra barriera.
La scommessa di molti investitori è che, tra cedole e valore di rimborso (anche sotto barriera) si possono recuperare i 75,38 euro investiti oggi. Ad esempio, un anno e mezzo di premi (30 euro) e un rimborso a 50 porterebbero a un valore di 80 euro sui 75,38 investiti. Quindi un livello di rischio attenuato dall’elevato flusso cedolare. L’effetto memoria gioca molto a favore dell’investitore perché amplia le possibilità di ricevere gli elevati premi.
Noi crediamo che quando ci si approccia ai certificati sia fondamentale l’analisi dei sottostanti. Su Plug Power gli analisti appaiono quasi unanimi, con il consensus Bloomberg che vede 20 buy, 10 hold un solo sell e un target price medio a 18,59 dollari.
La realtà però è che, da qui ai prossimi due anni, ci possano essere forti turbolenze. Plug Power viene indicata come una delle società leader negli Usa per i sistemi legati all’idrogeno. Sinceramente una società che capitalizza poco più di 6 miliardi, non appare così solida da essere indicata come leader. Il management è riuscito a sviluppare una società nata soprattutto dalla produzione di carrelli trasportatori a idrogeno a un gruppo che punta a coprire l’intera catena del valore: dalla produzione al trasporto e al consumo dell’idrogeno. Le scommesse per diventare big sono molte ma tutte passano dalla gestione dei flussi di cassa, ovvero dalla sostenibilità tra i necessari investimenti per crescere e i flussi di ritorno attesi. Da qui a fine 2024, il gruppo potrebbe avere necessità di circa 2,4 miliardi di dollari per far fronte ai suoi investimenti mentre le disponibilità sono di circa 1,6 miliardi. Dunque qualcuno teme un aumento di capitale (teoricamente neutro per chi acquista il certificate, in quanto i livelli di barriera verrebbero rettificati). Altri analisti sono convinti che la società riuscirà a far ricorso alle banche mettendo a garanzia dei prestiti, il proprio portafoglio ordini. Lo scenario di fondo rimane favorevole alle rinnovabili sostenute anche dagli aiuti al comparto dell’amministrazione Biden.
In summa il certificate è sicuramente interessante ma indicato a chi non ha problemi cardiaci.