Che fare con la Cina? Tutti i timori di Volkswagen

Il Ceo Oliver Blume accompagnerà a novembre il cancelliere tedesco Scholz in un viaggio ufficiale a Pechino. Al centro dei colloqui lo sviluppo del business e la difesa dei diritti umani, con il caso Taiwan sullo sfondo. Venerdì escono i dati del trimestre

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Berlino sta mettendo a punto una nuova strategia nazionale sulla Cina.

Capire che aria tira in Cina è la prima preoccupazione di Oliver Blume, il nuovo Ceo di Volkswagen, che secondo indiscrezioni non confermate si appresta a partire con il cancelliere tedesco Olaf Scholz per accompagnarlo all’inizio di novembre in un viaggio ufficiale nel Paese del Dragone. Dopo la conclusione del congresso del partito comunista e la conferma del presidente Xi Jinping, il tour del cancelliere tedesco rappresenta un evento di particolare importanza e delicatezza per il governo di Berlino, che cercherà di discutere contemporaneamente di sviluppo delle relazioni commerciali e di difesa dei diritti umani.

L’ostinazione con cui Xi Jinping ha ribadito l’obiettivo di acquisire il controllo di Taiwan è una forte preoccupazione per le imprese europee. Se nei confronti della Cina dovessero scattare sanzioni come quelle adottate nei confronti della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, i danni economici sarebbero fortissimi.

Berlino sta lavorando per mettere a punto una nuova strategia nazionale sulla Cina che mira a garantire una minore dipendenza dalla seconda economia mondiale, diversificare le catene di approvvigionamento e migliorare la sicurezza.  Della delegazione farà parte anche l’amministratore delegato di Siemens, Roland Busch.

Volkswagen realizza in Cina il 40% delle vendite.

Fin dal giorno del suo insediamento al vertice di Volkswagen, all’inizio di settembre, Blume aveva sottolineato che il suo impegno principale sarebbe stato quello di preservare la presenza del gruppo in Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo, dove Volkswagen realizza circa il 40% delle sue vendite.

I dati del 2021 hanno fatto scattare l’allarme sulla presenza di Volkswagen in Cina. Le fabbriche del gruppo tedesco hanno sofferto tantissimo la difficoltà di approvvigionamento di chip e in più, secondo la testata specializzata Automotive News, gli automobilisti cinesi più attenti alla tecnologia sono rimasti delusi dalla mancanza di funzioni digitali avanzate nei modelli Volkswagen. Il risultato è stato un calo delle vendite del 4,5%, che ha ridotto la quota di mercato della Casa tedesca di 2,8 punti percentuali al 10,3%, con 2,16 milioni di auto vendute, il livello più basso dal 2012.

Proseguono gli investimenti. Venerdì i dati del trimestre.

Volkswagen gestisce diverse fabbriche di veicoli e componenti in Cina insieme a partner locali. La scorsa settimana, l'azienda ha dichiarato che investirà 2,4 miliardi di euro per creare una joint venture sulla guida autonoma con la cinese Horizon Robotics, al fine di rafforzare la sua presenza tecnologica nel Paese.

Il Ceo Blume partirà per la Cina pochi giorni dopo avere illustrato ad analisti e investitori i risultati del terzo trimestre, in calendario per venerdì 28 ottobre. Il consensus degli analisti, raccolto da Factset, prevede ricavi a 70,3 miliardi di euro, in crescita del 23% sullo stesso periodo del 2021. L’utile operativo è previsto a 4,71 miliardi di euro dai 2,6 miliardi del terzo trimestre 2021 (+81%). Il consensus stima un utile netto di 3,5 miliardi di euro (+23%).

In un report di pochi giorni fa il broker americano Bernstein ha scritto che le vendite di Volkswagen dovrebbero essere cresciute nel terzo trimestre in Cina. Bernstein, però, esprime preoccupazione per il 2023, un anno che si presenta avvolto da molte incertezze e con la raccolta ordini piuttosto fiacca. Inoltre, sui produttori di auto peseranno i maggiori costi di energia e del lavoro, che potrebbero ridurre i margini.

Fra gli analisti la raccomandazione più diffusa sull’azione Volkswagen è Outperform (farà meglio della media del settore) e il target price medio è 198 euro (+51% rispetto al prezzo attuale).

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