Cina, Russia, Corea del Nord e Iran formano una miscela esplosiva


Cina e Russia, insieme a Corea del Nord e Iran, si sono coalizzati in una sorta di "asse del tumulto", la cui ambizione condivisa è nient'altro che riformare l'ordine economico liberale globale degli ultimi ottanta anni guidato dagli Stati Uniti.


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Richieste settimanali USA si sussidi alla disoccupazione in uscita oggi alle 14:30 (stima 211k contro 208k della scorsa settimana).

Ieri la produzione industriale della Germania MoM di marzo è risultata migliore delle attese (-0,4% contro -0,7% atteso), ma in contrazione rispetto al dato di febbraio (+1,7%). In contrazione le vendite al dettaglio MoM di marzo dell’Italia (zero, contro +0,2% atteso e +0,1% in febbraio).

Se esiste una costante nei mercati finanziari, è probabilmente il cambiamento. Questo spesso lascia gli investitori disorientati, reattivi e incerti sul futuro. Ci sono almeno tre temi a questo proposito, di cui oggi vorremmo discutere.

Eccezionalismo Americano. Nessun paese al mondo è così dinamico, resiliente, produttivo, diversificato e ricco come gli Stati Uniti. Teniamo a sottolineare questo punto per contrastare la narrazione divisiva e negativa che vuole gli Stati Uniti in declino e per ridurre i rischi che potrebbero portare ad una paralisi degli investimenti, pause di riflessione dal mercato, esitazione nel momento di riequilibrare o acquistare nei ribassi che possano minare i rendimenti a lungo termine.

Pensate all'economia degli Stati Uniti come a una superpotenza da 28 trilioni di dollari dai molteplici volti, che prospera ed eccelle in settori/attività multipli, che vanno dall'energia all'intrattenimento, dalla tecnologia al trasporto, dall'agricoltura all'aerospaziale, per citarne solo alcuni. Con meno del 5% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti rappresentano oltre un quarto del PIL globale. La contribuzione dell'America al PIL mondiale è fondamentalmente la stessa del 1980. Scegliete qualsiasi settore o attività, e c'è una buona probabilità che gli Stati Uniti guidino il resto del mondo.

Il DNA imprenditoriale dell'America dà potere alle startup, permette l'innovazione, promuove la concorrenza, crea opportunità, sfida gli incumbent producendo, alla fine, l'economia più dinamica che il mondo abbia mai visto con alcuni dei migliori rendimenti. Come recentemente notato da The Economist, gli Stati Uniti stanno "mettendo in imbarazzo il resto del mondo," con l'economia americana che si è espansa di quasi l’8% in termini reali dalla fine del 2019, più del doppio del tasso della zona euro e dieci volte più velocemente di quello del Giappone.

Motivi questi che ci fanno rimanere positivi sulle azioni statunitensi. Non crediamo alla narrazione della sconfitta americana, che vorrebbe dire sottostimare l'economia più dinamica del mondo. Siamo quindi convinti che convenga rimanere long sull'America.

Geopolitica sempre più in fermento. Siamo sempre cauti nel sostenere che “questa volta è diverso". Ma quando si tratta del mutevole panorama geopolitico globale, effettivamente questa volta potrebbe essere realmente diverso. Mentre gli eventi geopolitici principali degli ultimi anni hanno avuto un effetto minimo sugli investimenti globali, gli investitori non dovrebbero lasciarsi illudere pensando che una guerra terrestre in Europa, il conflitto in Medio Oriente e le tensioni nel Mar Cinese Meridionale non abbiano importanza per i mercati finanziari. Questa volta potrebbe essere davvero diverso. La nostra analisi si basa sullo scambio di opinioni tra tra Xi Jinping e Vladimir Putin al Cremlino nel marzo 2023.

Cina e Russia, insieme a Corea del Nord e Iran, si sono coalizzati in una sorta di "asse del tumulto", la cui ambizione condivisa è nient'altro che riformare l'ordine economico liberale globale degli ultimi ottanta anni guidato dagli Stati Uniti. Il loro obiettivo, tra le altre cose, è rovesciare i principi e le regole dell'economia globale, detronizzare il dollaro statunitense e creare propri standard tecnologici. Non possiamo non guardare alle formidabili forze e capacità di questo gruppo. Come recentemente osservato da Foreign Affairs, la loro capacità economica e militare combinata, insieme alla determinazione di cambiare il modo in cui il mondo ha funzionato dalla fine della Guerra Fredda, crea una miscela decisamente pericolosa.

I costi associati alla geopolitica comportano rischi che vanno dall'aumento della spesa mondiale per la difesa (record storico di 2,4 trilioni di dollari nel 2023) e il conseguente ampliamento dei deficit di bilancio, all'aumento dei prezzi/inflazione a causa delle vulnerabilità delle catene di approvvigionamento e all'aumento del populismo/nazionalismo globale a causa dell'aumento dei livelli di migrazioni transfrontaliere dovute ai conflitti.

Come abbiamo più volte messo in luce, non crediamo alla narrazione che la geopolitica abbia poco rilievo sugli investimenti. Certamente conta e dovrebbe essere una priorità nella costruzione/riequilibrio dei portafogli.

Le Elezioni negli Stati Uniti. A circa sei mesi dalle elezioni di novembre, già percepiamo un senso di apprensione e incertezza tra gli investitori riguardo al prossimo voto. Quest'ultimo continua a generare grande interesse e ansia tra gli investitori e molto probabilmente causerà maggiore volatilità di mercato nei mesi a venire. Non aiuta il fatto che i media quotidianamente diffondano paura e incertezza.

Ma mentre le campagne si intensificano e mentre cresce la negatività attorno al futuro del paese, crediamo che gli investitori debbano considerare alcuni fondamentali di mercato: i profitti prevalgono sulla politica, i rendimenti delle azioni statunitensi negli anni elettorali non sono stati così diversi dagli anni non elettorali (secondo Bloomberg), mantenere una diversificazione tra tutte le classi di attività e dare priorità alla qualità nei portafogli è sempre cosa saggia. Last but not least, meglio assicurarsi flussi di reddito stabili attraverso obbligazioni e titoli che distribuiscono dividendi e utilizzare le correzioni o i ribassi di mercato come opportunità di acquisto.

La politica è importante, inutile negarlo. Ma occorre ricordare che gli Stati Uniti non sono una repubblica delle banane, nonostante la narrazione negativa proveniente da vari media. La vita continuerà anche dopo il voto di novembre. Qualsiasi sia l'esito, è probabile che i prezzi degli asset si riadatteranno, le aziende si adatteranno, le famiglie proseguiranno e il mondo si adeguerà. Guardando il quadro generale, dal 1945 e nonostante molti eventi di mercato significativi negli ultimi decenni, i rendimenti totali annualizzati dell'S&P sono stati superiori all’11%. Le elezioni metteranno alla prova la pazienza degli investitori, ma anche questo passerà.

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