Cina, Xi Jinping cerca la pace con la web economy. Alibaba vola


La notizia è che starebbe per ripartire l’iter dell’Ipo di Ant, la società di fintech di Jack Ma la cui quotazione fu bloccata nel novembre 2020. Alibaba guadagna il 14% in una sola seduta.


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I segnali di apertura: l’Ipo di Ant e lo sblocco dei videogame.

“I signori investitori sono pregati di allacciarsi le cinture, la Cina riparte”. Un annuncio così sembra uno scherzo, invece è la verità: mercoledì 8 giugno  a New York Alibaba ha chiuso in rialzo del 14,6% a 119,62 dollari, azzerando il ribasso dall’inizio dell’anno. Giovedì mattina il titolo ha guadagnato un altro 2,3% negli scambi a Hong Kong.

Sono due le notizie che hanno messo le ali al titolo più rappresentativo del settore tech cinese. La prima, diffusa nella notte fra mercoledì e giovedì, dice che il governo di Pechino ha approvato le licenze di 60 nuovi videogiochi, dopo una gelata sulle nuove autorizzazioni che durava da circa un anno. La seconda, ancora più significativa agli occhi degli investitori di tutto il mondo, è che le autorità di Borsa della Cina hanno avviato colloqui per fare ripartire l’Ipo di Ant Group, bloccata d’imperio dalle stesse autorità pochi giorni prima del lancio dell’operazione nel novembre 2020. Entrambe le notizie sono state diffuse da Bloomberg.

L’indice Hang Seng Tech è tornato sopra la media mobile a 100 giorni.

Sono due segnali fondamentali che il Partito comunista di Xi Jinping intende rappacificarsi con l’imprenditoria privata, dopo un anno e mezzo di  duri contrasti, in cui le autorità regolatorie cinesi hanno impresso pesanti giri di vite per riportare sotto il loro pieno controllo le esuberanti aziende della web economy.

Fra tutte, la più colpita è stata Alibaba, ma l’intero settore è finito sotto il tiro della nuova e più incisiva normativa antitrust e delle nuove regole che limitano l’utilizzo dei dati degli utenti.  Secondo Bloomberg, la caduta dell’indice Hang Seng Tech dal picco del 2001 a oggi ha cancellato circa 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione. Pur essendo salito del 40% dal minimo di metà marzo, l’indice Hang Seng Tech è ancora sotto del 50% rispetto al massimo del 2021, ma c’è una novità tecnica importante: con la chiusura di oggi l’indice Hang Seng Tech si portato sopra la media mobile a 100 giorni per la prima volta da 15 mesi.

Le notizie positive di oggi arrivano dopo che una ripresa dei titoli tech cinesi è già avviata, favorita dalla notizia di pochi giorni fa della fine delle indagini su Didi (la Uber cinese), la cui app torna ad essere scaricabile sugli app store cinesi dopo un anno di blocco. Ant e Didi sono state due vittime eccellenti della politica repressiva di Pechino verso la web economy.

Ant Group, la pietra dello scandalo.

Controllata da Jack Ma, il fondatore di Alibaba, Ant è un gigante fintech attivo nel settore dei pagamenti. L’Ipo è stata bloccata dopo che nel settembre 2020 Jack Ma criticò pubblicamente le autorità di controllo del sistema bancario. Ad Ant fu negata una speciale licenza per svolgere attività simil-bancaria, e senza quella licenza l’Ipo divenne impossibile. Sarebbe stata la più grande offerta pubblica di azioni mai realizzata al mondo, con un valore stimato di 34 miliardi di dollari. Oggi Bloomberg scrive che le autorità si apprestano a concedere ad Ant l’attesa licenza.

ANT GROUP: L’IPO DEI RECORD CHE NON C’E’ STATA

Negli ultimi 18 mesi, dall’improvvisa bocciatura dell'Ipo di Ant Group, il giro di vite in Cina sul settore privato ha coinvolto le aziende dell’e-commerce, le aziende che si occupano della formazione online (adesso possono operare solo su basi no-profit), il settore dei videogiochi, persino i casinò di Macao, tanto che molti investitori sono arrivati alla conclusione che la Cina è diventata “non investibile”: troppo rischioso mettere soldi sulla seconda economia mondiale.

Ultim’ora: le autorità cinesi negano, nessun via libera.

Oggi c’è chi vede con ottimismo le novità. Ayaz Ebrahim, portfolio manager di JP Morgan Asset management, dice che nei prossimi sei mesi gli investitori potranno ottenere più soddisfazioni in Cina. Ma c’è anche chi continua a diffidare del governo di Xi Jinping: Manuel Muehl di DZ Bank è stato il primo analista l’anno scorso a varare una diffusa raccomandazione Sell su tutto il settore tech cinese, e oggi  avverte che è troppo presto per lasciarsi andare all’ottimismo: Muehl conferma il suo giudizio negativo sul settore. In effetti, pochi minuti prima di chiudere questo articolo è arrivata la smentita della China Securities Regulatory Commission, l’autorità di Borsa cinese, che non conferma le indiscrezioni di Bloomberg sulla prossima Ipo di Ant, pur dicendosi a favore della quotazione al di fuori della Cina delle società che operano con piattaforme su internet.

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