CIP USA di oggi cruciale. Wait and see non significa fine degli aumenti


La capacità di resistenza dell'economia Usa potrebbe significare che la FED sarà in grado di gestire l'inflazione con delicatezza, rallentando gli aumenti dei prezzi senza far precipitare l’economia in alcun tipo di recessione.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Inflazione della Germania YoY di maggio in uscita alle 8:00 (stima 6,1% contro 7,2% di aprile) e indice ZEW di giugno alle 11:00 (stima -12,7 punti contro -10,7 di maggio). Inflazione USA YoY di maggio alle 14:30 (stima 4,1% contro 4,9% di aprile).

Domani è il turno della FED. Non dovrebbe (il condizionale è sempre d’obbligo) alzare i tassi di interesse, soprattutto se l’inflazione dovesse uscire in linea con le attese o addirittura meglio.

Non è ancora ben chiaro se l’economia USA, al pari di quella dell’Europa, scivolerà verso la recessione oppure no. I principali dati macroeconomici sembrano infatti indicare il contrario. I datori di lavoro stanno assumendo rapidamente, i prezzi delle case sono in aumento a livello nazionale dopo mesi di calo e la spesa dei consumatori è aumentata più del previsto nell’ultimo mese.

L'economia americana non sembra quindi che stia vivendo il drastico rallentamento che molti analisti si aspettavano in seguito all’aumento dei tassi di 500 bp negli ultimi 12 mesi per tenere sotto controllo la rapida inflazione. La notizia di questa sorprendente resilienza potrebbe essere sia buona che cattiva.

La capacità di resistenza dell'economia potrebbe significare che la FED sarà in grado di gestire l'inflazione con delicatezza, rallentando gli aumenti dei prezzi senza far precipitare l’economia in alcun tipo di recessione. Ma se le aziende possono continuare ad aumentare i loro prezzi senza perdere clienti perché la domanda rimane solida, l’inflazione potrebbe rimanere troppo alta, costringendo i consumatori a pagare di più per hotel, cibo e assistenza all'infanzia e costringendo la FED a non mollare la presa sui tassi, mantenendoli elevati più a lungo del previsto.

Alla FED e al governo potrebbe occorrere del tempo per capire quale scenario si vada profilando. L’intenzione è ovviamente quella di evitare reazioni eccessive e causare inutili sofferenze economiche o reazioni insufficienti. Ma questo potrebbe consentire all’inflazione di diventare ancora più permanente.

Gli investitori stanno scommettendo che la FED salterà l’aumento dei tassi domani, ma che li alzeranno di nuovo a luglio, procedendo con cautela e sottolineando che una pausa non significa smettere, rimanendo determinati a portare l’aumento dei prezzi sotto controllo. Ma, di fatto, anche quell'aspettativa è sempre più traballante: i mercati sembra abbiano passato questa settimana a spingere verso l'alto la probabilità che la FED possa domani alzare i tassi.

Ma come stanno le cose? Intanto i tassi di interesse sono superiori al 5%, il livello più alto dal 2007. Dopo aver modificato drasticamente la politica negli ultimi 15 mesi, sia Powell che Jefferson (scelto da Biden come prossimo vicepresidente della FED), hanno lasciato intendere che i banchieri centrali potrebbero fermarsi per concedersi il tempo di giudicare come gli aumenti stanno influenzando l'economia reale.

Ma questa valutazione rimane comunque complessa. Anche alcune parti dell'economia, che in genere rallentano quando la FED alza i tassi, stanno dimostrando una sorprendente capacità di resistere ai tassi di interesse attuali. Tassi di interesse più elevati possono richiedere mesi o addirittura anni per avere il loro pieno effetto, anche se in teoria dovrebbero funzionare abbastanza rapidamente ed iniziare a rallentare quantomeno i mercati più veloci a reagire, ovvero quelli delle auto e delle abitazioni (entrambi infatti ruotano attorno a grandi acquisti effettuati con denaro preso in prestito).

Questa convinzione sembra però che abbia smesso di funzionare. L'acquisto di auto è rallentato da quando la FED ha iniziato ad alzare i tassi, ma negli ultimi anni il mercato automobilistico è stato così scarsamente rifornito, in gran parte quale effetti dei problemi della catena di approvvigionamento legati alla pandemia, che il raffreddamento è stato irregolare.

Anche l'alloggio ha lasciato perplessi alcuni economisti. Lo scorso anno il mercato immobiliare si è notevolmente indebolito a causa dell'aumento dei tassi ipotecari. Ma i tassi si sono recentemente stabilizzati e i prezzi delle case sono aumentati di nuovo a causa di una bassa offerta. E’ vero che i prezzi delle case non contano direttamente nell'inflazione, ma la loro inversione di tendenza è un segno che ci vuole molto per raffreddare in modo sostenibile un'economia calda.

I segnali provenienti dal mercato del lavoro sono confusi. Di solito avviene che di fronte ad un indebolimento della domanda di consumi, unito al maggiore costo per finanziare gli investimenti, la disoccupazione aumenti e i salari moderino la loro crescita. Alcuni segnali suggeriscono che la reazione a catena sia iniziata. Le richieste iniziali per l'assicurazione contro la disoccupazione sono balzate al livello più alto dall'ottobre 2021 la scorsa settimana. Le persone lavorano anche meno ore settimanali presso datori di lavoro privati, il che suggerisce che i capi non stanno cercando di guadagnare così tanto dal personale esistente.

Ci sono tuttavia segnali più contrastanti. Le opportunità di lavoro erano diminuite, ma sono risalite ad aprile. I salari sono aumentati meno rapidamente per i lavoratori a basso reddito, ma i guadagni rimangono anormalmente rapidi. Il tasso di disoccupazione è salito al 3,7% a maggio dal 3,4%, ma anche questo risulta ancora ben al di sotto del 4,5% che i funzionari della FED si aspettavano che raggiungesse entro la fine del 2023 (vedremo domani anche le nuove proiezioni economiche).

I funzionari della FED hanno previsto a marzo scorso che l'inflazione annuale misurata dall'indice della spesa per i consumi personali sarebbe scesa 3,3% entro la fine dell'anno. Quel pullback sta gradualmente accadendo. L'inflazione si è attestata al 4,9% ad aprile, in calo rispetto al 9,1% del giugno scorso, ma comunque più del doppio dell'obiettivo del 2%. I funzionari della FED riceveranno il dato d’inflazione di maggio proprio oggi, primo giorno del loro meeting. Le attese, come abbiamo visto, segnalano un ulteriore raffreddamento che darebbe fiducia nella sospensione del rialzo dei tassi. Ma se queste previsioni dovesse rivelarsi errato, si aprirebbe un dibattito ancora più acceso su ciò che potrebbe accadere a luglio.

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