Commerzbank, la festa in Borsa si ferma. Il pallino in mano a Orcel

Downgrade di Deutsche Bank che dopo un super-rialzo del 180% in 12 mesi abbassa il giudizio a Hold. Con un P/E 2025 di 18 volte, la banca tedesca è valutata quasi il doppio delle rivali. Unicredit resta alla finestra e conserva la possibilità di salire fino al 28%.
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Titolo in ribasso del 3,5%
La corsa in Borsa di Commerzbank si è bruscamente interrotta questa mattina a Francoforte. Il titolo della seconda banca tedesca cede il 3,5% a 35,98 euro, risultando il peggior componente del Dax, che a sua volta segna un ribasso più contenuto dello 0,4%. A determinare la correzione è stata la decisione di Deutsche Bank Research di abbassare la raccomandazione sul titolo da Buy a Hold, dopo che le azioni Commerzbank hanno triplicato il loro valore negli ultimi dodici mesi.
Secondo l’analista Benjamin Goy, la banca presenta fondamentali solidi grazie alla redditività in crescita, alla generosa politica di ritorno di capitale e ai benefici attesi dal piano di spesa pubblica tedesco. Tuttavia, la valutazione è ormai “tesa”: l’azione tratta a un multiplo di circa 18 volte l’utile atteso per il 2025, un livello nettamente superiore rispetto ai principali concorrenti europei. A titolo di paragone, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Deutsche Bank sono scambiate a 10 volte gli utili, BNP Paribas a 8 volte e Santander a 12 volte.
Confermato il netto miglioramento dei conti
La “premiumness” di Commerzbank è dunque evidente, soprattutto considerando la media del settore bancario europeo, che pure ha messo a segno un progresso del 65% dall’inizio del 2025, risultando il comparto più brillante delle Borse europee. L’exploit del titolo tedesco, +180% in un anno, riflette il netto miglioramento dei conti: nella prima metà dell’anno l’utile operativo ha toccato 2,4 miliardi di euro, nuovo massimo storico, mentre la guidance è stata rivista al rialzo con un utile netto atteso a 2,5 miliardi. La Ceo Bettina Orlopp ha parlato di “trasformazione rapida” e di una banca capace di creare valore in maniera strutturale.
Anche dopo la discesa di oggi, la quotazione di Commerzbank resta superiore del 17% circa alla media dei target price degli analisti, pari a 30,5 euro.
Orcel: siamo solo un investitore finanziario
Sul capitale di Commerzbank continua però a pesare la presenza di Unicredit. L’istituto guidato da Andrea Orcel è infatti primo azionista con una quota del 20,1% e, tramite strumenti derivati già autorizzati, ha la possibilità di salire fino al 28%. Nonostante ciò, il progetto di una fusione con la controllata tedesca HypoVereinsbank resta congelato: tanto il management di Commerzbank quanto la politica e i sindacati tedeschi hanno finora opposto un netto rifiuto a qualsiasi ipotesi di Opa o integrazione.
A fine luglio Orcel, nel presentare i conti record del secondo trimestre, ha ribadito che al momento Unicredit è soltanto un investitore finanziario. Tuttavia, ha sottolineato che in Commerzbank “c’è ancora molto valore da creare, addirittura superiore a quello che si sarebbe potuto generare in Italia”, rilanciando così il dibattito sulla possibilità di un consolidamento paneuropeo nel medio termine. Per ora, ha aggiunto il banchiere, non ci sono tavoli di negoziazione né operazioni in corso, ma il futuro dipenderà anche dalle posizioni degli azionisti e dal contesto politico in Germania.
Il nodo resta quindi duplice: da un lato, la sostenibilità della valutazione borsistica di Commerzbank, oggi molto più cara rispetto ai peer; dall’altro, la strategia di lungo periodo di Unicredit, che potrebbe trasformare in azioni i derivati già in portafoglio e rafforzare così la propria presa sulla banca tedesca. Un eventuale passo in avanti, però, richiederebbe un cambiamento di atteggiamento da parte di Berlino, che sinora ha difeso l’indipendenza di Commerzbank come presidio nazionale del credito.
L’eventualità opposta, quella che Unicredit decidesse di smobilizzare la sua quota per restituire capitale agli azionisti o per finanziare altre iniziative di espansione, avrebbe sicuramente un effetto molto pesante sulle quotazioni di Commerzbank, che in breve tempo potrebbero perdere una percentuale significativa del proprio valore.
Per il momento, gli investitori fanno i conti con la presa di profitto seguita al downgrade di Deutsche Bank, consapevoli che il vero driver di medio periodo resta l’evoluzione dell’azionariato e la possibilità che, superate le resistenze politiche, si riapra il dossier M&A su Commerzbank.
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