Compromesso Opec+ sulla produzione e variante Delta spingono in basso i prezzi del petrolio


L'accordo sulla produzione arrivato all'Opec+ in queste ore ha spinto verso il basso i prezzi del petrolio grazie ai 400 mila barili di output di petrolio in più, aiutando così a raffreddare l'aumento dei prezzi causato dalla ripresa economica in corso in tutto il mondo dopo le chiusure dell'economia, ma la variante Delta continua a diffondersi attirando nuove preoccupazioni.


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L'accordo all'Opec+

Il compromesso raggiunto dopo settimane di trattative seguite al fallimento del meeting Opec+ di inizio luglio prevede una produzione extra di petrolio giornaliera pari a 400 mila barili, portando così la produzione ad aumentare di circa 2 milioni di barili al giorno in totale entro la fine dell'anno. L'aumento proseguirà anche nel corso dell'anno, estendendo la crescita della produzione dal previsto mese di aprile a dicembre 2022.

Inoltre, l'Opec+ è giunto ad un accordo anche sulle nuove quote di produzione per Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Russia, Kuwait e Russia, che entreranno in vigore a partire dal maggio 2022.

L'associazione dei produttori proveniva da un taglio alla produzione senza precedenti, pari a 10 milioni di barili al giorno, deciso per contrastare il crollo dei prezzi arrivato nel corso della pandemia da Covid 19. Il taglio era stato ritirato nei mesi successivi, portando ad una riduzione a 5,8 milioni di barili al giorno che sarà azzerata con il nuovo accordo entro settembre 2022.

“La riunione ha preso atto del continuo rafforzamento dei fondamentali del mercato, con la domanda di petrolio che mostra chiari segni di miglioramento”, spiegava l'Opec+ in un comunicato.

La storica organizzazione dei produttori a cui si aggiunge ormai stabilmente la Russia proseguirà la valutazione dello stato del mercato, per poi fare il punto alla prossima riunione convocata per il primo settembre.

I calo dei prezzi del petrolio

Per il momento sembrerebbe scongiurata la 'guerra dei prezzi' del petrolio. Alla notizia dell'accordo, infatti, le quotazioni del greggio e del Brent hanno visto un calo superiore all'1%, proseguito anche nelle ore successive, quando il WTI scendeva fino ai 70 dollari al barile, mentre il Brent veniva scambiato a 72 dollari. Il calo odierno dei prezzi si aggiunge alla flessione di circa il 4% del WTI arrivato nel corso della settimana scorsa, passando dai 75 ai 72 dollari al barile.

A Piazza Affari, intanto, si assistono alle vendite anche sui titoli petroliferi, particolarmente in difficoltà in un inizio di settimana caratterizzato dalle preoccupazioni per la variante Delta che avevano spinto in basso i mercati asiatici.

Dopo meno di un'ora dall'apertura di Milano, Maire Tecnimont cede oltre il 3%, mentre Saipem, Eni e Saras calano del 2%, seguite da Tenaris (-1,5%).

La variante Delta

Per quanto riguarda il futuro, la variante Delta che si sta diffondendo in tutto il mondo potrebbe frenare un futuro aumento dei prezzi del petrolio. “L'accordo raggiunto durante il fine settimana porterà probabilmente a qualche ulteriore debolezza nel breve termine, dato che gli investitori scaricano le posizioni sulle prospettive di una maggiore offerta”, spiega Daniel Hynes, senior commodities strategist presso Australia & New Zealand Banking Group Ltd.

In definitiva, “il mercato è ancora relativamente stretto, il che dovrebbe vedere un sell off relativamente breve”, ha aggiunto. Da Goldman Sachs Group Inc. prevedono che l'accordo sosterrà la loro visione positiva sul petrolio, pur avvertendo che i prezzi a breve termine potrebbero "girare" in mezzo alla preoccupazione per la variante Delta. “L'aumento dell'offerta previsto dal gruppo è 'moderato' e manterrebbe il mercato in deficit”, hanno aggiunto dalla banca in un report.

Nel frattempo, la variante Delta è ancora in ascesa, specialmente tra i non vaccinati, con alcuni paesi che introducono nuove restrizioni. Asia, Indonesia, Thailandia, Corea del Sud, Vietnam e Singapore sono tutti alle prese con focolai, mentre le infezioni degli Stati Uniti sono destinate a salire del 65% nella settimana fino a domenica, superando un aumento globale del 19% dei casi, e il Regno Unito sabato ha riportato il maggior numero di casi da gennaio. Nel complesso, “la domanda globale sta reggendo mentre le restrizioni si allentano nonostante l'aumento dei casi di virus in Asia” e questo “dovrebbe mantenere la domanda forte anche se il mercato rimane cauto su quanto possa durare”, ha aggiunto Hynes.

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