Corre ancora l’inflazione in Italia a giugno: toccati i massimi dal 1986

L’Istat ha confermato il dato diffuso a inizio luglio, con l’inflazione arrivata ad un +8% lo scorso mese, massimi che non si vedevano in Italia da 36 anni.
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Salgono i prezzi
Mentre la politica è impegnata in una crisi di governo ‘complicata’ da capire, la realtà di tutti i giorni continua a colpire le tasche degli italiani, rendendoci sempre più poveri.
Il mese di giugno ha visto l’inflazione nel nostro paese accelerare nuovamente, arrivando così ad un +8% (dal 6,8% del mese precedente) che non si vedeva dal gennaio 1986, quando aveva toccato una crescita dell’8,2%.
Dall’Istat hanno confermato questa mattina la stima preliminare diffusa il primo luglio sui prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registrando un aumento dell’1,2% su base mensile del costo della vita.
La nuova fiammata arriva a causa delle “tensioni inflazionistiche che continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici”, spiegano dall’Istat, “sia nell'ambito dei beni che dei servizi”.
Energetici e alimentari
Il rialzo dell’indice generale dei prezzi è dovuto principalmente al balzo dei prezzi dei beni energetici, cresciuti a giugno del 48,7% rispetto al 42,6% di maggio, in particolare alla crescita degli energetici non regolamentati (passati da +32,9% a +39,9%), mentre quelli regolamentati restano stabili a +64,3%.
Nei beni alimentari, quelli lavorati balzano a +8,1% (dal 6,6%), mentre i non lavorati arrivano a +9,6% (da +7,9%).
In crescita minore i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5,0%) e i Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%).
Al netto degli energetici
Tra i dati diffusi dall’Istat, si segnala una crescita dei “prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo +3,8%) e al netto dei soli beni energetici (+4,2%)”, registrando “aumenti che non si vedevano rispettivamente dall'agosto 1996 e dal giugno 1996”. Al tempo stesso, proseguono dall’istituto di statistica, “l’accelerazione dei prezzi degli alimentari, lavorati e non, spinge ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto 'carrello della spesa' (+8,2%, mai così alta da gennaio 1986, quando fu +8,6%)”. Inoltre, l’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +6,4% per l’indice generale e a +2,9% per la componente di fondo.Venendo all'armonizzato Ipca, a giugno l'indice si conferma in aumento dell'1,2% su mese e dell'8,5% su base tendenziale, dopo rialzi dello 0,9% e del 7,3% il mese prima.
Colpiti i meno abbienti
Oltre all’aumento dei bene energetici, dunque, l’accelerazione dell’inflazione nel secondo trimestre 2022 coinvolge anche beni come gli alimenti e, in modo più limitato, i servizi.
Siccome si tratta di beni che incidono in misura maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti (i servizi incidono più sulle agiate), la crescita dell’inflazione segna valori più elevati per le famiglie con minore capacità di spesa.
Per loro passa dal +8,3% del primo trimestre al +9,8% del secondo trimestre, mentre per quelle più abbienti accelera dal +4,9% al +6,1%. Pertanto, il differenziale di classe si amplia a 3,7 punti percentuali.
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