Cosa potrebbe far scendere l’inflazione d’ora in avanti?

Secondo la Fed, l’economia è diretta verso il soft landing, che continua a rimanere anche lo scenario base di Tognoli.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Indice ZEW di giugno (stima 49,6 punti contro 47,1 di maggio) e inflazione dell’Europa MoM di maggio alle 11:00 (stima +0,2% contro +0,6% di aprile) che dovrebbe portare il tendenziale annuo al 2,6% (2,4% in aprile).
Sul fronte USA sono attese le vendite al dettaglio MoM di maggio alle 14:30 (stima +0,3% contro zero di aprile) e la produzione industriale di MoM aprile alle 15:15 (stima +0,3% contro zero di marzo).
Inflazione dell’Italia MoM di maggio, pari al +0,2%, in linea con le attese e in leggera crescita rispetto al +0,1% di aprile, che lascia tuttavia invariato al +0,8% il tendenziale annuo.
I dati di CPI e PPI USA di maggio sono stati entrambi inferiori alle attese. L’inflazione CPI è stata sostenuta dalla stabilità dei prezzi dei prodotti alimentari e dal calo dei prezzi dell’energia, nonché dal calo dei prezzi delle auto nuove e delle tariffe aeree. L'inflazione core, esclusi alimentari ed energia, è stata del 3,4% a maggio, inferiore alle previsioni del 3,5% e del 3,6% del mese scorso.
Dopo diversi dati sull'inflazione più elevati del previsto per i primi tre mesi dell'anno, il CPI di maggio ha rappresentato un cambiamento positivo e una certa conferma che l'inflazione non sembra essere nuovamente in accelerazione. Ci aspetteremmo, tuttavia, che la Fed voglia vedere almeno due o tre valori di inflazione migliori prima di segnalare qualsiasi potenziale taglio dei tassi.
La domanda diventa quindi che cosa potrebbe spingerebbe l’inflazione a scendere da qui in avanti. Come ha osservato Powell nella conferenza stampa della scorsa settimana, ci sono alcuni potenziali fattori che potrebbero abbassare l'inflazione negli Stati Uniti. Tra questi:
- la moderazione delle componenti delle abitazioni e degli affitti del paniere CPI, soprattutto considerando che i dati in tempo reale hanno già rallentato;
- l’inflazione dei servizi, che potrebbe moderarsi con il raffreddamento del mercato del lavoro e il rallentamento della crescita salariale.
A nostro avviso, anche se potremmo non ottenere un calo costante dell’inflazione, riteniamo che il percorso disinflazionistico dovrebbe continuare nei prossimi mesi, dando alla Fed maggiore conforto per cominciare a tagliare i tassi.
Quello che i mercati attendevano con impazienza, visto che il taglio dei tassi non era nel radar, erano i dot plot aggiornati, che come sappiamo sono una descrizione delle opinioni dei membri votanti del FOMC su dove dovrebbe essere il tasso dei fondi federali nei prossimi tre anni. Come noto, i dot plot di marzo indicavano tre tagli dei tassi nel 2024, mentre la versione aggiornata della scorsa settimana prevedeva solo un taglio dei tassi per quest’anno.
A prima vista, l’eliminazione di due tagli dei tassi da quest’anno potrebbe sembrare una strategia da falco. Tuttavia, se guardiamo al 2025 e al 2026, i dot plot indicano ancora un tasso terminale del 3,1%. A nostro avviso ciò implica che, sebbene la Fed possa essere incerta sul ritmo dei tagli dei tassi, l’obiettivo finale rimane lo stesso: abbassare gradualmente i tassi di interesse verso un livello più neutrale nei prossimi 12-36 mesi.
Da un punto di vista economico, ciò implica nel medio periodo costi di finanziamento migliori sia per le famiglie che per le imprese nei mesi e negli anni a venire e tassi di risparmio che potrebbero gradualmente abbassarsi. Per i mercati, i tassi di interesse più bassi sono storicamente favorevoli a valutazioni migliori e tendono a coincidere con una ripresa nei settori ciclici. Man mano che ci avviciniamo ai tagli dei tassi potremmo vedere un ampliamento più sostenibile della leadership di mercato anche oltre la tecnologia delle mega-caps.
La serie aggiornata di proiezioni economiche della Fed ha segnalato una visione piuttosto chiara: l’economia statunitense è diretta verso un atterraggio morbido. Infatti, la Fed prevede che la crescita del PIL rimarrà pari o superiore al 2,0% fino al 2026, mentre il tasso di disoccupazione rimarrà tra il 4,0% e il 4,2% nei prossimi tre anni. Nonostante mesi di tassi di interesse restrittivi, la Fed non vede alcun deterioramento significativo dell’economia o debolezza eccessiva nel mercato del lavoro. Inoltre, la Fed ritiene ancora che l’inflazione scenderà al 2,0% entro il 2026, anche se la crescita economica rimane stabile.
A nostro avviso, l’atterraggio morbido continua a rimanere lo scenario di base per l’economia statunitense. Negli ultimi tempi la produttività negli Stati Uniti ha registrato una tendenza al rialzo (molto probabilmente a causa della carenza di manodopera) e potrebbe continuare a farlo, poiché l’efficienza dell’intelligenza artificiale si realizzerà gradualmente in tutti i settori.
Sebbene i consumi e il mercato del lavoro possano raffreddarsi, questo rallentamento crediamo che indichi una normalizzazione dopo l’elevata crescita economica in uscita dalla pandemia, piuttosto che un significativo deterioramento. Se l’inflazione dovesse moderarsi e la Fed intraprendesse un ciclo di taglio dei tassi, questo potrebbe anche innescare un migliore slancio economico negli anni a venire.
I rischi legati a questa visione di atterraggio morbido sono, ovviamente, che l’inflazione non si moderi come previsto (e forse addirittura acceleri di nuovo), o che l’economia o il mercato del lavoro si deteriorino più del previsto. A nostro avviso, nessuno di questi scenari è attualmente supportato dai dati o dagli indicatori anticipatori dell’economia. Continuiamo a osservare modelli di consumo sani, una forza relativa nel mercato del lavoro e dati sull’inflazione che si sono attenuati più delle aspettative.
Nel complesso, riteniamo che la Fed abbia delineato un approccio conservativo alle prospettive economiche e politiche per il 2024. Se l’inflazione continua a moderarsi, o se il mercato del lavoro e gli aumenti salariali si raffreddano più del previsto, è probabile che la porta sia aperta per un secondo taglio dei tassi nel 2024 e per successivi tagli nel 2025 e nel 2026.
Più in generale, con il tasso terminale dei Fed Fund probabilmente compreso tra il 3,0% e il 3,5% (la Fed ha previsto il 3,1% per il 2026), i tassi di interesse e i rendimenti dei titoli di Stato potrebbero rimanere elevati rispetto alla storia recente. In questo contesto, le obbligazioni continuano ad offrire un rendimento interessante per gli investitori e le azioni rimangono ben posizionate.
Per quanto riguarda le azioni, privilegiamo i titoli statunitensi a grande capitalizzazione e, man mano che le aspettative dei tassi si fanno più concrete, anche quelle a piccola e media capitalizzazione.
Per quanto riguarda le obbligazioni. preferiamo rimanere su quelle investment grade, magari estendendone leggermente la durata, vista la normalizzazione e il taglio dei tassi atteso.
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