I dati USA in arrivo, anche se obsoleti, alimentano la volatilità

I dati USA in arrivo, anche se vecchi hanno alimentato il dibattito sulla linea d'azione della Fed nella prossima riunione del 10 dicembre e la volatilità dei mercati. Con le crescenti pressioni inflazionistiche, la crescita economica resiliente e la disoccupazione che rimane al di sotto della media storica degli ultimi 30 anni, non vediamo una Fed ridurre i tassi nel meeting del prossimo 10 dicembre
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
PIL del 3Q25 USA in uscita oggi alle 14:30 (non ci sono stime ufficiali a causa dello shutdown, +3,8% nel 2Q25), ordini di beni durevoli MoM di settembre (stima +0,2% contro +2,9% di agosto) e sussidi settimanali alla disoccupazione (anche qui non ci sono stime, 220K la scorsa settimana).
Senza sorprese il Pil della Germania de 3Q25, pari a zero (-0,2% nel 2Q25), che conferma le difficoltà di trasformazione dell’economia tedesca.
Più basse delle attese le vendite al dettaglio MoM di settembre degli Stati Uniti (+0,2% contro +0,4% attese) e in flessione rispetto al +9,6% di agosto. In linea con le attese del +0,3% i prezzi alla produzione MoM di settembre e in crescita rispetto al -0,1% di agosto. Decisamente più bassa delle attese di 93,5 punti la fiducia dei consumatori di novembre, pari a 88,7 punti e in forte flessione rispetto ai 95,5 punti di ottobre. La crescita dell’inflazione, il raffreddamento del mercato del lavoro e i dazi, stanno minando la fiducia dei consumatori.
Con la fine della chiusura delle attività governative, hanno finalmente iniziato ad arrivare dati economici. Sebbene questi dati siano in qualche modo obsoleti, hanno alimentato il dibattito sulla linea d'azione della Fed nella prossima riunione del 10 dicembre e hanno alimentato la volatilità dei mercati. Il rapporto sull'occupazione di settembre è stato il più significativo, mostrando una moderata crescita dell'occupazione di 119.000 unità, revisioni al ribasso rispetto alla crescita occupazionale dei mesi precedenti e un tasso di disoccupazione in aumento al 4,44% (il più alto dal 2021). Sebbene la partecipazione alla forza lavoro sia leggermente migliorata, questi dati suggeriscono che il quadro generale rimane quello di un mercato del lavoro in graduale raffreddamento.
Con le attese pressioni inflazionistiche crescenti, visto che gli effetti dei dazi si faranno sempre più concreti nei prossimi mesi, non siamo convinti che la Fed taglierà i tassi di 25 bps il 10 dicembre prossimo. La crescita economica rimane infatti robusta, sebbene in rallentamento, mentre la disoccupazione rimane al di sotto della media storica degli ultimi 30 anni, pari al 5,7%. Perché dunque la Fed dovrebbe stimolare l’economia vanificando in parte il lavoro sull’inflazione fatto negli ultimi 18 mesi?
Tasso di disoccupazione USA – 1994 - 2024
Fonte: Bureau of Labor Statistics (BLS)
Detto questo, c'è comunque una crescente divisione all'interno della Fed su cosa fare in non solo il 10 dicembre, ma soprattutto nel 2026. Sebbene il mercato del lavoro continui a moderarsi, non sta crollando, ma l'inflazione continua a superare l'obiettivo della Fed. Queste condizioni hanno portato alcuni membri del FOMC ad essere favorevoli al mantenimento dei tassi invariati a dicembre. Ad esempio, il presidente della Fed di Chicago, Goolsbee, ha espresso questa settimana il suo disagio nell'anticipare i tagli dei tassi, e la presidente della Fed di Boston, Collins, ha affermato che i tassi attuali sono "appropriati per ora" (entrambi sono membri con diritto di voto del FOMC). Dall'altro lato del dibattito, Williams, presidente della Fed di New York, si è espresso a favore di un taglio dei tassi a breve termine, un punto ribadito anche dai governatori Waller e Miran. I verbali della riunione della Fed di fine ottobre hanno sottolineato la recente divisione, con alcuni partecipanti favorevoli al mantenimento dei tassi invariati per il resto dell'anno e alcuni favorevoli ad un'ulteriore riduzione.
La prossima riunione del FOMC è tra circa due settimane, il che significa che c'è tempo affinché ulteriori dati influenzino la sua opinione. Riceveremo alcuni dati sulla crescita economica in ritardo e i dati di settembre sull'indice dei prezzi alla produzione, ma la Fed non riceverà il prossimo rapporto sull'occupazione o sull'indice dei prezzi al consumo prima della riunione di dicembre. La probabilità implicita di mercato di un taglio dei tassi a dicembre secondo il FedWatch Tool, ha oscillato ampiamente nel corso dell’ultima settimana e ieri eravamo all’81% che stimava un taglio di 25 bps.
Inoltre, i dati aggiornati sul mercato immobiliare statunitense continuano a suggerire che i tassi elevati rappresentino un ostacolo fondamentale al rafforzamento del mercato immobiliare. Le vendite di case esistenti sono aumentate dell'1,2% a ottobre, raggiungendo un ritmo annualizzato di 4,1 milioni di unità, poiché i tassi ipotecari più bassi e la maggiore offerta hanno attirato gli acquirenti, ma i problemi di accessibilità economica e l'effetto lock-in dei mutui è probabile che limiteranno una possibile forte ripresa. Anche la spesa per le costruzioni è migliorata modestamente fino ad agosto, ma la spesa totale è ancora inferiore dell'1,6% rispetto a un anno fa, poiché i tassi elevati e i costi di costruzione gravano sull'attività.
Anche se la Fed dovesse ridurre i tassi il prossimo 10 dicembre, crediamo che la parte a lungo termine della curva rimarrà elevata per gran parte del prossimo anno, limitando comunque la ripresa del mercato immobiliare.
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