Dazi USA, rischi settoriali e incognite legali dietro la stabilità apparente

03/10/2025 12:15
Dazi USA, rischi settoriali e incognite legali dietro la stabilità apparente

Il commercio statunitense appare oggi più stabile grazie alla copertura di oltre l’85% delle importazioni con accordi formali o intese bilaterali. Tuttavia, permangono rischi mirati su alcuni settori e soprattutto la possibilità che la Corte Suprema rimetta in discussione le basi legali delle politiche tariffarie.

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Commercio stabilizzato da nuovi accordi

La gran parte delle importazioni statunitensi è oggi regolata da accordi commerciali multilaterali o bilaterali, che includono Unione Europea, Cina, Giappone, Regno Unito, Corea del Sud e Paesi del Sud-est asiatico. Anche con Messico e Canada esiste una intesa parziale sul commercio nordamericano. Questo assetto, spiega Elliot Hentov, Head of Macro Policy Research di State Street IM, ha ridotto l’incertezza e stabilizzato i mercati, dopo le turbolenze della primavera. Restano da definire alcuni dettagli, come la ratifica di intese già siglate, gli aggiustamenti ai dazi USA-Cina e la rinegoziazione dell’USMCA, ma le prospettive appaiono più circoscritte rispetto ai rischi percepiti a inizio anno.

La quota di importazioni non coperta da dazi o accordi è ormai marginale (meno del 15%), concentrata su India, Taiwan e Svizzera. L’attesa è che entro fine anno vengano siglati nuovi accordi, anche se quello con l’India presenta ostacoli maggiori.

Settori più esposti alle tariffe

Se il quadro macro appare stabile, alcuni comparti rimangono vulnerabili. Auto, acciaio, alluminio, rame, farmaceutica, mobili e camion pesanti sono già oggetto di tariffe mirate, mentre si profilano dazi aggiuntivi su semiconduttori, aerei, minerali critici e polisilicio. Insieme, osserva Hentov, questi prodotti rappresentano meno del 3% delle importazioni USA, ma ogni nuovo dazio potrebbe alterare equilibri locali, incidendo sulla competitività dei singoli settori e sulle catene di fornitura regionali.

Le incognite legali della politica tariffaria

Un elemento potenzialmente destabilizzante riguarda le basi giuridiche stesse delle politiche commerciali. La Corte Suprema dovrà decidere se l’amministrazione Trump avesse il diritto di invocare l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) per introdurre dazi.

Una sentenza contraria, secondo Hentov, aprirebbe scenari di maggiore volatilità di mercato. In tal caso, l’esecutivo potrebbe fare ricorso ad altri strumenti normativi, come le sezioni 122, 338 e 201 del Trade Act del 1974 e del 1930, per ristabilire rapidamente un quadro tariffario. Anche queste basi legali, però, potrebbero essere contestate, alimentando ulteriore incertezza, seppur temporanea.

Implicazioni per mercati e investitori

Un eventuale annullamento dei dazi senza misure sostitutive avrebbe effetti macro rilevanti per Hentov: possibili rimborsi delle tariffe già pagate, che costituirebbero una forma di stimolo fiscale, seppure distribuito lentamente. Un simile scenario inciderebbe sulla curva dei rendimenti dei Treasury, con probabile steepening.

Sul fronte internazionale, sottolinea Hentov, un accordo con Svizzera e India sarebbe visto come positivo per mercati azionari e valute locali, dopo mesi di sottoperformance dovuta alle tensioni commerciali. Al contrario, un’intesa con il Brasile appare remota per motivi politici.

In generale, le società con forte pricing power e pipeline di ricerca e sviluppo solide sono meglio posizionate per assorbire i costi di eventuali dazi settoriali. Gli investitori, conclude Hentov, devono quindi mantenere alta l’attenzione sulle trattative in corso e sulle possibili contromisure, perché anche variazioni mirate potrebbero ridefinire supply chain e prospettive di interi comparti.

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