Distribuzione vaccini: la Cina, l’Occidente e gli altri


La speranza degli investitori a livello globale per la ripresa economica nel 2021 è in gran parte puntata sui vaccini, ma il ritmo di distribuzione varia significativamente tra i paesi.

A cura di Fidelity


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Cina: la prima a entrarne, la prima a uscirne

In Cina, dove la diffusione del coronavirus è stata tenuta ben sotto controllo, circa 23 milioni di dosi sono state somministrate da metà dicembre, secondo le autorità sanitarie. Ulteriori 30 milioni di dosi saranno somministrate nelle prossime settimane.

L'economia cinese si è ripresa meglio della maggior parte dei paesi, e il Paese sta ora accelerando il lancio di un vaccino di produzione nazionale, facendo leva sulle sue capacità di mobilitazione di massa. L'espansione annuale del PIL cinese del 2,3% l'ha resa l'unica grande economia con una crescita positiva l'anno scorso. Ma la Cina non è la sola ad aver accelerato il lancio dei vaccini - altri Paesi si stanno muovendo rapidamente, tra cui Israele, il Regno Unito e gli Stati Uniti, che generalmente mostrano anche un potere logistico superiore o una tecnologia avanzata.

Approcci diversi

A differenza della maggior parte dei paesi occidentali, la Cina sta dando la priorità alle vaccinazioni delle persone in età lavorativa - quelle tra i 18 e i 60 anni -. Nonostante tale disposizione sia dovuta probabilmente ai risultati insufficienti dei test clinici per gli anziani, un potenziale effetto sarà che l'economia cinese riceverà una spinta da una forza lavoro meglio protetta. Con le nuove infezioni scese a livelli estremamente bassi nel paese, gli anziani che non lavorano sono generalmente considerati a basso rischio anche senza vaccinazione.

Al contrario, in altri paesi come ad esempio il Regno Unito e gli Stati Uniti, gli anziani sono tra coloro che hanno la priorità per le vaccinazioni, mentre i più giovani sono generalmente tenuti ad aspettare - in alcuni casi fino all'estate e oltre. C'è una logica epidemiologica ed economica anche in questo approccio, poiché a causa della portata ancora elevata dell'epidemia in questi paesi, gli anziani affrontano rischi molto più alti di quelli cinesi, e generalmente occupano già la maggior parte dei letti d'ospedale (che scarseggiano).

Le strategie di vaccinazione stanno, tuttavia, evolvendo in base all’evoluzione del virus. Inizialmente, il governo britannico aveva pianificato di concentrarsi sugli anziani, supponendo che l'economia potesse riaprire dopo che questi avessero ricevuto la protezione. Ma le recenti mutazioni del virus hanno complicato la questione, poiché carichi virali più alti minacciano di creare focolai maggiori tra i giovani. Le autorità sanitarie britanniche hanno recentemente ampliato il loro obiettivo e ora prevedono di vaccinare ogni adulto entro l'autunno.

Un'altra differenza notevole in Cina, finora, è la quasi completa dipendenza del Paese dai vaccini locali. La Cina sta attualmente lanciando un tradizionale vaccino virale inattivato, prodotto dal gruppo statale Sinopharm, con un tasso di efficacia tra il 79 e l'86% basato su studi clinici in diverse regioni. Diversi altri vaccini cinesi sono entrati nella fase tre di sperimentazione.

I paesi occidentali, invece, contano soprattutto su metodi più nuovi. Due dei principali vaccini statunitensi utilizzano la tecnologia all'avanguardia dell'mRNA, usando frammenti di materiale genetico prodotto in laboratorio per fornire istruzioni al corpo umano per produrre l'antigene. Il principale vaccino britannico invece, basato sulla tecnologia del vettore virale, impiega un virus comune modificato dal freddo (il vettore) per stimolare l'espressione dell'antigene.

Sia i vaccini a virus inattivati che quelli a vettore virale possono essere conservati a temperature da frigorifero e quindi hanno un vantaggio sui vaccini a mRNA nei mercati emergenti, dove le reti di distribuzione a catena fredda sono spesso insufficienti. Il vaccino mRNA di solito richiede condizioni ultrafredde per lo stoccaggio iniziale e il trasporto.

L'approccio della Cina alla produzione di vaccini gioca sui suoi punti di forza settoriali. La produzione di vaccini virali inattivati richiede laboratori P3 di alto livello e la Cina si è mossa velocemente per costruire tali strutture sfruttando la sua abilità infrastrutturale.

La prossima fase del lancio in Cina

I lavoratori dell'industria logistica, specialmente quelli che maneggiano merci importate, hanno un'alta priorità nelle liste di vaccinazione in Cina. Questo perché, considerato il mantenimento del numero di casi di origine locale a livelli estremamente bassi, le merci importate sono considerate una potenziale fonte chiave di infezione. Altri gruppi prioritari sono gli operatori sanitari, i funzionari doganali, gli insegnanti e coloro che lavorano negli snodi di trasporto.

Con l'aumento della produzione di vaccini, la distribuzione sta diventando un problema puramente logistico per la Cina e per molte nazioni sviluppate. La Cina ha la capacità di fornire dosi per metà della sua popolazione di 1,4 miliardi entro la fine di quest'anno. Il controllo relativamente stretto del governo sulla società rende più facile il lancio di programmi di vaccinazione; il suo potere di mobilitazione in termini di controlli epidemiologici è stato evidenziato dai test Covid realizzati per milioni di persone in pochi giorni in diverse grandi città cinesi l'anno scorso.

Il lancio globale

Uno dei pochi paesi occidentali che ha mostrato un potere di mobilitazione paragonabile a quello cinese è Israele, dove più del 30% di una popolazione di 9,3 milioni ha ricevuto la vaccinazione. Il supporto militare ha giocato un ruolo chiave nella distribuzione del vaccino nella nazione. In assenza di vaccini fatti in casa, Israele si è assicurato una grande fornitura iniziale accettando di condividere i dati di vaccinazione con Pfizer. Potrebbe essere impegnativo per altri paesi sviluppati fare compromessi simili.

Negli Stati Uniti, il presidente Joe Biden sta lavorando verso un obiettivo di 100 milioni di dosi entro i primi 100 giorni dalla sua inaugurazione il 20 gennaio. Circa 27 milioni di dosi sono state somministrate finora nel Paese, incluse le circa 16 milioni effettuate sotto l'ex presidente Donald Trump. La mancanza di un forte potere di mobilitazione in molti stati pone una sfida chiave.

L'India, la seconda nazione più popolosa del mondo, ha iniziato un piano di distribuzione ancora più ambizioso, puntando a inoculare 300 milioni di persone entro agosto. Il paese è stato tra i più colpiti dal Covid, con oltre 10 milioni di infezioni e circa 150.000 morti. L’azienda Gennova Biopharmaceuticals, con sede a Pune, ha testato il primo vaccino Covid fatto in casa in India, basato sulla tecnologia mRNA. Finora, l'India ha vaccinato meno di 3 milioni di persone.

Secondo i dati raccolti da Bloomberg, a oggi globalmente sono state somministrate più di 86 milioni di dosi in 60 paesi.

Attualmente, il vaccino mRNA di Pfizer è stato il più richiesto in tutto il mondo grazie dell'elevata capacità produttiva dell'azienda. Nel frattempo, i vaccini cinesi stanno prendendo piede tra le nazioni in via di sviluppo tra cui Brasile, Turchia e Filippine.

Il lancio dei vaccini in tutto il mondo è una corsa contro il tempo, poiché le mutazioni sollevano preoccupazioni sulla loro efficacia a lungo termine. Una diffusione rapida e senza intoppi aiuterebbe a rafforzare una nascente ripresa globale.

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