Si scalda il dossier Aspi. Cdm entro 10 giorni


L’esecutivo metterà in programma un Consiglio dei ministri sul dossier Autostrade per l’Italia entro dieci giorni. Se le condizioni messe sul piatto da Atlantia sono quelle illustrate nella lettera di lunedì, il Cdm procederà alla revoca della concessione. In caso contrario, la stessa riunione servirà a valutare la nuova posizione di Atlantia.


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Risposta immediata del Governo alla missiva di Atlantia del 29 settembre

Nella tarda serata di ieri è arrivata la risposta del governo alla lettera deliberata dal cda di Aspi lo scorso 29 settembre. L’esecutivo metterà in programma un Consiglio dei ministri sul dossier Autostrade per l’Italia (Aspi) entro dieci giorni.

La notizia arriva al termine di un vertice di Governo iniziato nel tardo pomeriggio e concluso nella tarda serata di ieri, nel corso del quale il governo ha analizzato i commenti inviati ieri dalla holding della famiglia Benetton in risposta all'ultimatum lanciato il 23 settembre dallo stesso esecutivo, in cui subordinava l’uscita dal capitale di Aspi alla cessione a Cdp (pena la revoca della concessione).

Se le condizioni messe sul piatto da Atlantia sono quelle illustrate nella lettera di lunedì, il Consiglio dei ministri procederà alla revoca della concessione ad Aspi. In caso contrario, la stessa riunione servirà a valutare la nuova posizione di Atlantia.

Il governo respinge così gli argomenti avanzati dalla holding della famiglia Benetton nella lettera in cui, riferiscono fonti Radiocor, la stessa Atlantia avrebbe «modificato le condizioni che avevano portato a un accordo a luglio».

L’esecutivo respinge anche le accuse secondo cui starebbe obbligando la società a un'operazione non trasparente e non di mercato.

La palla passa ad Atlantia

Si attende, a questo punto, la decisione di Atlantia di fronte al nuovo cambio di prospettiva. La società, nella comunicazione di lunedì, aveva prospettato anche un effetto domino (legato alla revoca della concessione) su tutto il settore con perdite fino a 16,5 miliardi che si abbatterebbero su banche e obbligazionisti. Per questo confidava «nella capacità di medicazione e nell’equilibrio del presidente Conte».

Fonti vicine alla holding sottolineano inoltre che il primo settembre l'accordo con Cassa era stato sostanzialmente trovato e come la manleva fosse solo uno degli elementi negoziali sul tavolo (da scontare magari sul prezzo) e non un ostacolo insormontabile.

La posizione di Roma è opposta. Non ci sarebbe mai stato nessun accordo tra Atlantia e Cdp, in quanto la manleva non è mai stata concessa né ad agosto né a settembre.

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