L’economia USA continua a mostrare segnali di un curioso equilibrio

L'economia statunitense continua a mostrare segnali di un curioso equilibrio con le vendite più forti del previsto, ma con la produzione industriale e l'edilizia residenziale in difficoltà
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Serie di PMI dell’Europa di settembre in uscita oggi alle 10:00: Manifatturiero (stima 50.7 punti, invariato rispetto ad agosto), Servizi (stima 50.6 punti da 50.5 di agosto) e Composito (stima 51.1 punti da 51 di agosto). La conferma delle stime indicherebbe un’Europa che si mantiene appena al disopra della recessione e che necessiterebbe di ulteriori stimoli monetarie fiscali.
Serie di PMI anche USA di settembre alle 15:45: Manifatturiero (51.8 punti da 53 di agosto), Servizi (53.8 punti da 54.5 di agosto) e Composito (stima 54.6 punti da 55.1 di agosto). Le stime sembrano evidenziare che gli effetti dei dazi non siano ancora entrati nell’economia concreta. Riteniamo tuttavia che un aumento delle tariffe medie dal 3% al 18% non possa non sortire effetti economici significativi nella manifattura e nei servizi. Quello che è ancora poco chiaro è come si combinano gli effetti negativi di tariffe più elevate con i forti stimoli fiscali dell’amministrazione Trump.
L'economia statunitense continua a mostrare segnali di un curioso equilibrio. Le ultime vendite al dettaglio sono state più forti del previsto, a dimostrazione della tenuta della domanda dei consumatori. Allo stesso tempo però, settori sensibili al ciclo economico, come la produzione industriale e l'edilizia residenziale, rimangono in difficoltà. La stabilità della spesa al consumo ha contribuito a prevenire licenziamenti su larga scala, ma l'aumento dei costi legati ai dazi ha limitato la capacità delle aziende di aumentare il personale o fare ingenti investimenti. Queste tendenze contrastanti hanno ridotto la creazione di posti di lavoro e mantenuto elevata l'inflazione, lasciando il mercato del lavoro vulnerabile e la crescita dei prezzi al di sopra dell'obiettivo del FOMC.
Come sappiamo, il FOMC ha risposto a queste forze contrastanti abbassando l'intervallo obiettivo del tasso sui fondi federali di 25 punti base al 4.00% - 4.25% mercoledì. La mossa segna il primo aggiustamento del tasso di riferimento da dicembre 2024 e suggerisce che il recente deterioramento del mercato del lavoro ha oscurato le preoccupazioni del Comitato circa l'inflazione persistente. Il riepilogo delle proiezioni economiche ha continuato a suggerire che il FOMC abbia una propensione all'allentamento, evidente nella proiezione mediana del tasso sui fondi federali in calo al 3.625% per fine anno, in calo dal 3.875% di giugno, il che implica altri due tagli dei tassi prima della fine dell'anno.
Noi continuiamo a ritenere che la Fed farà ancora un solo taglio entro la fine dell’anno. È vero infatti che il mercato del lavoro è diventata la priorità numero uno, ma crediamo che la Fed non voglia rovinare il lavoro fatto negli ultimi 18 mesi per smorzare l’inflazione. Fatto sempre salvo il rapido e imprevisto deterioramento della crescita economica e/o imprevisti al momento non stimabili.
A nostro avviso, inoltre, la conferenza stampa post-riunione di Powell ha assunto un tono leggermente aggressivo. Ha sottolineato che il FOMC non è ancora pronto a portare la politica monetaria completamente verso una posizione neutrale e ha definito il taglio dei tassi come una mossa di gestione del rischio. Oltre a ribadire che il percorso di politica monetaria a breve termine rimane una situazione da riunione a riunione, segnalando che, sebbene un ulteriore allentamento sia probabile, non è comunque garantito.
Anche un solo taglio riteniamo che possa essere in grado di contribuire a riaccendere la domanda di lavoro. L'attuale andamento del mercato del lavoro, caratterizzato dal principio "no hire, no licenzia" (nessuna assunzione, nessun licenziamento), ha pesato sulla fiducia delle famiglie e ha favorito un andamento più cauto della spesa al consumo nella prima metà dell'anno.
Tuttavia, con i licenziamenti ancora in calo, la crescita del reddito aggregato continua a sostenere la spesa. Le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0.6%, più del previsto, ad agosto. Parte dell'aumento può essere attribuito all'aumento dei prezzi, poiché le vendite vengono riportate in termini nominali. Tuttavia, anche al netto dell'inflazione, il volume delle vendite è leggermente aumentato, grazie al sostegno del solido e-commerce e della spesa per l'auto.
La solidità della domanda di veicoli riflette in parte la corsa agli incentivi fiscali federali per i veicoli elettrici, che scadranno però alla fine di questo mese. Anche la corsa ai dazi è probabilmente ancora in gioco, poiché i concessionari in genere convertono il loro inventario ai modelli più recenti in autunno. In preparazione a tale svolta, la produzione automobilistica nazionale è aumentata per nove mesi consecutivi e ha contribuito a sostenere la produzione industriale complessiva ad agosto.
Detto questo, la crescita del settore manifatturiero è trainata solo da una manciata di settori, principalmente veicoli a motore e componenti, computer ed elettronica, prodotti chimici e aerospaziale. Tassi di interesse comunque ancora elevati, aumento dei costi di produzione e incertezza tariffaria probabilmente manterranno l'attività manifatturiera contenuta e concentrata principalmente sui settori ad alta tecnologia.
Una dinamica simile ha pesato sull'edilizia residenziale. Gli inizi di costruzione di abitazioni sono diminuiti dell'8.5% ad agosto, trainati dal calo sia degli inizi di costruzioni unifamiliari che multifamiliari. Il calo degli inizi di costruzioni unifamiliari riflette l'elevato inventario e la debolezza della domanda, mentre il calo degli inizi di costruzioni multifamiliari ha coinciso con un calo delle unità in costruzione al livello più basso da agosto 2021.
I permessi di costruire, un indicatore anticipatore degli inizi, sono diminuiti per il quinto mese consecutivo ad agosto, in calo del 3.7%, raggiungendo un ritmo annualizzato di 1.3 milioni di unità. La debolezza sia dei permessi che degli inizi suggerisce che l'edilizia residenziale probabilmente scenderà ulteriormente nei prossimi mesi. E come sappiamo il settore è decisamente trainante del PIL.
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