Elezioni Presidenziali Usa: le ripercussioni sui mercati secondo i gestori


Le elezioni presidenziali statunitensi sono sempre accompagnate da tensioni, ma l'edizione di quest'anno, in un quadro di piena pandemia da Covid, si annuncia particolarmente controversa. La spaccatura politica ha raggiunto livelli estremi e le differenze tra Donald Trump e Joe Biden a livello di approccio, personalità e comportamento non potrebbero essere più marcate. Quali saranno le ripercussioni sui mercati?


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Quali saranno i risvolti sui rapporti Cina-Stati Uniti?

Indipendentemente da chi vincerà le elezioni presidenziali americane, secondo Matthew Benkendorf di Vontobel, “la posizione della politica estera statunitense sulla Cina per quanto riguarda i furti di proprietà intellettuale, le relazioni commerciali e l'intreccio delle relative questioni ESG rimarrà abbastanza simile”. In caso di vittoria di Biden, a cambiare, secondo l’analista sarà certamente “il modo in cui Biden negozierà con i cinesi”.

Dello stesso parere anche Dirk Hofschire, Fidelity, che sottolinea come sul fronte commerciale le differenze tra i due candidati possono essere più stilistiche che sostanziali. "Trump assume spesso un tono polemico sui social media. Biden è probabilmente un politico molto più convenzionale in tema di commercio e politica estera e sarebbe più propenso a costruire coalizioni multilaterali per cercare di influenzare la Cina. Tuttavia, c'è un ampio consenso bipartisan che spinge ad adottare una linea dura, quindi è probabile che qualsiasi politica futura continuerà a intensificare i controlli sulle esportazioni, le restrizioni sugli investimenti e altre attività di disaccoppiamento che approfondiscono le pressioni di deglobalizzazione", afferma Hofschire.

Esty Dwek di Natixis concorda sul fatto che le relazioni sino-americane resteranno tese, anche se più fluide in caso di vittoria di Biden, e ritiene sia probabile “che i dazi vengano ridotti, dato che Biden li ritiene penalizzanti per gli agricoltori americani”.

Legg Mason ritiene che “i mercati hanno già scontato un parziale e graduale svincolamento della filiera globale dipendente dalla Cina. Un inasprimento delle tensioni accelererebbe questa tendenza con effetti negativi su alcuni settori (ad esempio, vendita al dettaglio e settore manifatturiero) mentre altri potrebbero vedere una spinta positiva (ad esempio, telecomunicazioni e tecnologia).

Diversa attenzione all’ambiente, quali effetti sull’economia?

“Una vittoria di Biden porterà un programma più attento all'ambiente, che potrebbe vedere una maggiore pressione o un maggiore controllo sui settori sensibili alla regolamentazione ambientale, come l'energia e le materie prime”, nota Matthew Benkendorf di Vontobel.

In caso di vittoria di Biden, oltre alle ricadute negative sugli utili nei settori dell’energia e delle materie prime, Susan Hutman e Robert Hopper di Alliance Bernstein ritengono che “il comparto esplorazione e produzione sarebbe il più colpito con un inasprimento della regolamentazione, una potenziale carbon tax e un aumento dei tassi di leasing federali, che inciderebbero sulla produzione e accrescerebbero i costi. Non è da escludersi neppure l’introduzione del divieto di fracking sulle terre federali, ma si tratta di una possibilità più remota”.

A beneficiare della revoca da parte di Trump di molte politiche in materia di cambiamento climatico, secondo i due analisti di AB, sono, oltre a energia e materie prime, “anche il settore automobilistico, con minori requisiti di chilometraggio, e quello del tabacco, con ricadute favorevoli anche per ristoranti e rivenditori al dettaglio”.

Questione tasse: Cosa potrebbe accadere?

La preoccupazione dei mercati si concentra anche sulle imposte. Biden ha già annunciato di volere aumentare l’aliquota d’imposta sulle società dal 21% al 28% (a metà strada rispetto al taglio dell’aliquota applicata prima di Trump), con un tasso di imposizione minimo del 15%, e di aumentare l’imposta sui redditi esteri. Nel complesso, queste misure dovrebbero comportare una diminuzione del 9% - 10% degli utili dell’S&P 500.

Secondo Esty Dwek di Natixis, “il mercato si aspetta che questo incremento sia rimandato, ma un rinvio è a nostro avviso poco probabile, poiché la forte spesa prevista da Biden dovrà essere finanziata e i Democratici vorranno evitare di aumentare le tasse nel 2022, proprio alla vigilia delle elezioni di metà mandato. Crediamo che il mercato sconti già alcune di queste aspettative sull’aumento delle imposte, ma non interamente”.

Per Susan Hutman e Robert Hopper di Alliance Bernstein “l’aumento delle imposte individuali e societarie sotto Biden graverebbe probabilmente in misura maggiore sulle imprese tecnologiche, farmaceutiche e dei media. Il settore tecnologico si troverebbe anche ad affrontare una maggiore regolamentazione nel campo della privacy, a scapito delle società che dipendono dalla monetizzazione delle visualizzazioni per pagina”.

Joseph V. Amato di Neuberger Berman ritiene che il considerevole aumento delle imposte proposto da Biden, “se venisse attuato nel 2021 potrebbe benissimo annullare gli effetti positivi della spesa fiscale. L’aumento delle imposte sul reddito individuale e sul reddito da capitale potrebbe mettere il freno alla crescita economica e ai mercati”. L’analista si augura che “gli aumenti delle tasse vengano attuati in modo graduale nel tempo, per consentire all’economia di metabolizzarli senza troppi danni”, solo in questo modo “gli effetti negativi sulle azioni potrebbero manifestarsi in modo meno turbolento di quanto alcuni sembrano temere.”

Proprio in tema di tasse, Legg Mason fa notare che “i mercati tendono ad apprezzare un Congresso in stallo poiché ciò rende meno probabile l'approvazione di nuove leggi radicali. Pertanto, se i Democratici controllassero la Casa Bianca ed entrambe le Camere, potrebbero approvare più facilmente la legislazione fiscale, e ci aspetteremmo un aumento degli spread a seguito di una generale preoccupazione di una crescita inferiore a causa di tasse più elevate”.

Come si traduce tutto questo per i mercati? Secondo John Devir di Pimco, “in caso di vittoria dei Democratici su tutti i fronti, i mercati finanziari inizialmente prezzerebbero un incremento della tassazione sulle persone fisiche, sulle imprese, e delle plusvalenze. Ciò potrebbe essere problematico per i mercati azionari e obbligazionari societari sui quali attualmente i titoli scambiano a multipli valutativi superiori alla media. Il rapporto prezzo/utili prospettico a un anno dei titoli dell’S&P 500 è circa 20 volte le stime di consenso per il 2021, ben al di sopra della media decennale di 15,5 volte”. Sul versante obbligazionario, “gli spread si sono normalizzati da marzo. Quelli dei titoli rappresentati nell’indice BofA Merrill Lynch U.S. High Yield, dopo aver toccano un massimo di 11,39% a fine marzo, sono successivamente calati sino a 5,30%, un valore non lontano dal 5,14% di prima della pandemia. Riteniamo però che tale potenziale dislocazione sarà temporanea”.

Impatto esiguo su economia e mercati

Secondo Colin Moore di Columbia Threadneedle, “le elezioni provocano molta volatilità e apprensione prima del loro svolgimento, ma una volta passate il loro impatto sull'economia e sui mercati finanziari è esiguo. Gran parte di questa volatilità temporanea è causata dalle politiche e dai programmi promossi dai candidati in campagna elettorale ma che poi raramente vengono implementati”. È quindi vero che le elezioni possono non incidere sull'andamento generale dei mercati, ma è “quasi inevitabile qualche incertezza sul breve termine, e taluni settori e talune società potrebbero risentirne”.

Dello stesso avviso è anche Matthew Benkendorf di Vontobel, secondo cui “la storia ci ricorda che è difficile prevedere le reazioni del mercato e che le elezioni non hanno conseguenze così tremende sui mercati come si può credere. L'ansia del mercato per l'impatto delle elezioni è generalmente esagerata”. Ad essere importante non è tanto chi verrà eletto: la reazione dei mercati dipende piuttosto “dai livelli di valutazione dei mercati, dall'ambiente economico, dalle prospettive economiche e, cosa più critica, dalle prospettive dei profitti aziendali”. Dal punto di vista degli investimenti, è “importante sintonizzarsi maggiormente sullo stato di fondo di determinate imprese e sulle loro prospettive di crescita sostenibile e duratura. L'approfondimento dei fondamentali dell'azienda e la ricerca di un prevedibile potere reddituale a lungo termine possono aiutare a premiare gli investitori indipendentemente dal contesto macro o politico”.

Prevedere la risposta dei mercati alle elezioni è difficile. Come fanno notare Libby Cantrill e John Devir di Pimco, “nel 2016 era opinione diffusa che una vittoria di Trump avrebbe innescato una correzione dei mercati che invece hanno sovraperformato per anni. La storia ci segnala semmai che i mercati degli attivi rischiosi paiono in un certo senso indifferenti all’esito elettorale, essendo andati bene, dal 1932, sia quando l’inquilino alla Casa Bianca era Democratico che quando era Repubblicano. Analizzando la performance dell’S&P 500, si riscontra che il mercato storicamente è andato marginalmente meglio con amministrazioni Democratiche ma i risultati migliori si sono registrati con una diversa maggioranza al Congresso”.

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