AllianceBernstein, "Elezioni USA 2020: quali conseguenze per la politica e i mercati?"


Mancano due mesi alle elezioni e gli investitori fremono. Economia e mercati risentono poco delle transizioni politiche, ma stavolta non è detto.

A cura di Eric Winograd, Senior Economist presso AllianceBernstein


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Economia e mercati: come reagiranno al futuro presidente?

L’arena è pronta per lo scontro elettorale che decreterà il nuovo presidente degli Stati Uniti e i mercati stanno spostando l’attenzione verso l’appuntamento che avrà luogo il prossimo novembre. Storicamente, economia e mercati risentono poco delle transizioni politiche. Ma l’ampliamento e il moltiplicarsi delle possibili misure che i candidati sosterranno una volta eletti potrebbero imprimere agli eventi un andamento diverso.

Soprattutto alla luce delle circostanze che stiamo vivendo. La persistente crisi del COVID-19 e le conseguenti risposte politiche attribuiranno al risultato delle elezioni una valenza maggiore del solito.

Naturalmente, AllianceBernstein non è in grado di prevedere chi vincerà la corsa alla Casa Bianca né la composizione delle forze politiche nel Congresso; persino la reazione dei mercati è tutt’altro che chiara. Quattro anni fa, era opinione diffusa che una vittoria di Trump avrebbe provocato incertezza politica ed effetti deleteri per i mercati azionari, quegli stessi mercati che oggi sono ai massimi storici. Ad ogni modo, considerando quale sia la posta in gioco alle prossime elezioni, sarebbe opportuno che gli investitori valutassero alcuni aspetti chiave.

Fattori chiave: incentivazione fiscale e politica tributaria

Secondo AllianceBernstein, il fattore politico più importante che influenzerà i mercati finanziari nei prossimi mesi è rappresentato dall’incentivazione fiscale.

Con l’economia statunitense ancora scossa per le conseguenze della pandemia, la crescita futura dipende in larga misura dalla spesa pubblica come sostituto del reddito perso dalle famiglie. La dipendenza dei mercati finanziari è persino maggiore: i listini azionari sembrano viaggiare su livelli di gran lunga superiori a quelli che la sola congiuntura economica giustificherebbe. Gli investitori cercheranno dunque di capire se il risultato elettorale renderà più o meno probabile il ricorso agli strumenti di incentivazione.

Il secondo fattore politico in ordine di importanza per i mercati finanziari sarà probabilmente l’orientamento della nuova amministrazione in materia tributaria. I mercati finanziari hanno ricevuto un forte slancio con gli sgravi fiscali approvati nel 2017, che hanno sostenuto gli utili societari. Un’eventuale revoca di queste agevolazioni alle imprese potrebbe avere effetti significativi sul mercato.

Per valutare il probabile impatto delle elezioni su questi fronti, AllianceBernstein ha creato una breve guida sotto forma di griglia (cfr. Grafico) per mappare i quattro potenziali esiti (ipotizzando in ogni caso una vittoria dei democratici alla Camera dei Rappresentanti). Tra questi, si profilano un en plein democratico e un en plein repubblicano, in cui lo stesso partito controlla presidenza e Senato.

En plein democratico o repubblicano: la discriminante è sempre la spesa fiscale

Una vittoria schiacciante dei repubblicani (in rosso in alto a sinistra), con il partito che conquista Senato e Casa Bianca, rappresenterebbe probabilmente un esito più conservativo, con la riconferma delle attuali politiche in corso. L’amministrazione Trump ha tagliato le tasse e aumentato la spesa quando l’economia era solida, non sarebbe dunque molto plausibile che cambiasse rotta in una fase di debolezza.

I decreti esecutivi firmati dal presidente per iniettare denaro nell’economia statunitense, nonostante la resistenza del Senato a maggioranza repubblicana, testimoniano le sue priorità e la resistenza incontrata sin qui verrebbe probabilmente a cadere qualora vincesse le elezioni. Con un aumento ulteriore della spesa ed eventuali altri tagli delle imposte, un en plein dei repubblicani sembrerebbe l’esito elettorale più favorevole per i mercati finanziari.

Se invece il consenso maggiore andasse agli avversari (in blu in basso a destra), sarebbero i democratici a conquistare la presidenza e il Senato (controllando pertanto entrambi i rami del parlamento). Questo esito sarebbe simile, sotto certi aspetti, all’en plein dei repubblicani dal punto di vista della politica fiscale, ma la riduzione del carico tributario sulle imprese verrebbe probabilmente revocata. Appare dunque ragionevole aspettarsi che, dopo una vittoria dei democratici su tutta la linea, i mercati finanziari entrerebbero in difficoltà nel breve termine.

In questa ipotesi, tuttavia, la politica fiscale assumerebbe con grande probabilità un orientamento espansivo. I deputati democratici alla Camera hanno già approvato un pacchetto di incentivazione da 3.500 miliardi di dollari che è rimasto incagliato al Senato. Ed è altrettanto probabile che aumenti anche la spesa per infrastrutture dopo una schiacciante vittoria dei democratici. Di conseguenza, benché la politica tributaria possa rappresentare un fattore negativo per i mercati nel breve periodo, i piani di spesa costituirebbero probabilmente un vantaggio nel medio termine.

Stallo su posizioni opposte: meglio in un caso, meno nell’altro

Gli altri due scenari prefigurano situazioni di stallo, con sfumature diverse nei singoli casi. Un presidente repubblicano e un Senato democratico (in basso a sinistra) disegnerebbero la situazione più favorevole, simile sotto molti aspetti allo status quo in cui il Senato fa resistenza rispetto alle priorità della Casa Bianca. Con il passare del tempo, prevediamo che in questo scenario un accordo sui termini di spesa verrebbe raggiunto, anche se dopo un processo lento e difficoltoso.

Un presidente democratico e un Senato repubblicano (in alto a destra) potrebbero creare condizioni più ostiche per i mercati. Il Senato è già riluttante ad aumentare le misure di incentivazione ed è molto probabile che si opporrebbe del tutto a qualsiasi iniziativa ulteriore in questo senso se la poltrona di presidente passasse di mano. Dal momento che l’economia e i mercati finanziari statunitensi sono fortemente dipendenti da quella spesa, i rischi di una nuova recessione sarebbero molto elevati e, con ogni probabilità, le piazze finanziarie ne risentirebbero.

Tutti gli scenari descritti, naturalmente, dipendono dalla rapidità con cui il rebus elettorale verrà risolto dopo la votazione. Se l’esito non è chiaro, tutte le ipotesi saltano. AllianceBernstein si augura che non sarà così e che gli Stati Uniti possano beneficiare di un risultato elettorale chiaro e limpido, affinché i mercati siano in grado di elaborarlo e passare oltre.

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