Enel conferma l’interesse di Macquarie per Open Fiber

Ieri la multinazionale italiana dell’energia ha diffuso una nota in cui conferma indiscrezioni di stampa che riportano un’offerta non vincolante sul 50% del capitale in Open Fiber. La notizia ha messo le ali al titolo Tim (chiusura a +7,76%). L’operazione faciliterebbe i negoziati per la costituzione di una rete unica con Tim-Open Fiber.
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La notizia si è diffusa ieri, ma l’offerta risale al 10 giugno
Ieri Enel ha diffuso una nota in cui conferma le indiscrezioni di stampa in merito a un'offerta non vincolante presentata da Macquarie Infrastructure Real Asset «avente a oggetto l'acquisizione, in tutto o in parte, del 50% del capitale di Open Fiber».
L’offerta è pervenuta al consiglio di amministrazione di Enel mercoledì 10 giugno. Il cda di Enel ha dichiarato di aver preso atto dell’informativa e di restare «in attesa di essere aggiornato circa i successivi sviluppi»
Open Fiber è un operatore wholesale only nel mercato italiano di infrastrutture di rete. Nasce per realizzare un’infrastruttura a banda ultra larga (Bul) interamente in fibra ottica Ftth (Fiber To The Home) in tutto il Paese. La società si configura come l’alternativa a Tim.
Secondo quanto ricostruito ieri dal quotidiano La Repubblica il 100% di Open Fiber è stato valutato in una forbice compresa fra i 3 e i 6 miliardi di euro.
Una variabile in più nel progetto di matrimonio tra Tim e Open Fiber
L’offerta ha messo le ali sia al titolo Tim sia a quello Enel. Enel è salita del 3%, in linea con il balzo di tutta Piazza Affari (maglia rosa in Europa con un +3,46%) mentre Tim ha chiuso la seduta con +7,76% a 0,37 euro.
Il motivo di tanto fermento è chiaro. L’offerta del fondo infrastrutturale australiano aggiunge una variabile alla partita relativa al merger tra Tim e Open Fiber. Un’eventuale cessione della quota in Open Fiber da parte di Enel faciliterebbe i negoziati per la costituzione di una rete unica con Tim.
Quest’ultima starebbe negoziando col fondo americano Kkr la vendita di una quota del 40% nella sua rete secondaria (FiberCop). Se si dovesse concretizzare la proposta di Macquarie su Open Fiber, gli analisti di Banca Imi prevedono che la fusione di FiberCop e Open Fiber darebbe luogo a un EV (Enterprise value) tra i 10 e i 12 miliardi di euro (con un debito netto di 4,3 miliardi).
In questa ipotesi Tim e i fondi (Macquarie/Kkr) deterrebbero una partecipazione di circa il 42% ciascuno mentre Cassa depositi e prestiti una partecipazione del 15%. Tale scenario «potrebbe placare le preoccupazioni dei regolatori sulla neutralità» e allo stesso tempo corrispondere al requisito di Tim di non perdere il controllo della rete», concludono gli esperti.
Sale l’interesse dei fondi infrastrutturali sull’Europa
I fondi infrastrutturali hanno sviluppato un forte interesse per gli asset europei.
Macquaire, il cui fondo europeo ha una liquidità di circa 7 miliardi di euro, starebbe valutando l’ingresso nel capitale di Autostrade per l’Italia. Lo stesso asset fa gola a F2i.
Kkr, insieme a un altro fondo americano Providence e il britannico Cinven, ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto (opa) amichevole sulle azioni della compagnia di telecomunicazioni spagnola MásMóvil.
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