Eni, meeting tra Descalzi e il top management del gruppo


Equita SIM conferma il "buy", con un prezzo obiettivo a 18 euro, valore che implica un potenziale di upside di circa il 34%. Analisti ottimisti per la transizione dal gas russo ad altre fonti. Con o senza la guerra rimane lo shortage di petrolio.


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Gli elementi del meeting

Il top management di Eni, sotto la guida dell'ad Descalzi si è riunito il 18 marzo, per discutere sull'equilibrio dei mercati energetici, compromesso a causa del conflitto e ritenuto incerto ancora prima dello scoppio.

Il calo della domanda di petrolio russo da parte delle compagnie occidentali si aggiunge alle difficoltà dell'OPEC+ di produrre la quantità di petrolio necessaria a soddisfare la crescente domanda (dal 2022 e fino a prima del conflitto, la produzione si attestava intorno ai 3,3 milioni di barili al giorno).

Gli investimenti complessivi E&P - esplorazione e produzione - ammontano a un valore nettamente inferiore alle medie storiche. Gli elevati prezzi spot del gas hanno potenzialmente un effetto recessivo.

L'import dalla Russia, da parte di Eni, di gas è pari 20-22 miliardi di metri cubi.

Il portafoglio e gli investimenti effettuati negli ultimi anni permetteranno ad Eni di incrementare i volumi via pipeline (tubature) dall'Algeria e Libia e via LNG (gas naturale liquefatto) da Egitto, Nigeria, Angola, Congo e Mozambico.

Il portafoglio ENI, secondo il gruppo, è tale da sostituire i volumi di gas provenienti dalla Russia per il -50% nel 2022-23 e fino al -80% nel 2023-24.

Un'eventuale sospensione dei rapporti di fornitura con la Russia non dovrebbe comportare particolari problemi ai conti della società.


Focus su margini e inflazione

Dal meeting è emerso che i margini di raffinazione sono forti.

La guidance 2022 punta ad un risultato operativo negativo per la divisione R&M (Refining & Marketing).

Negli ultimi giorni la carenza di prodotti (prevalentemente diesel) ha consentito un rafforzamento dei margini di raffinazione.

L'attività commerciale risente invece di qualche sofferenza per la difficoltà nel trasferire i costi alla pompa;

Il piano industriale stima un'inflazione da costi pari al 7%-10%.

Le CapEx (Capital Expenditures, investimenti) sono state stabilite all'80% per il processo di upstream nel biennio 2022-23.

L'incremento dei prezzi dell'energia compensa più che maggiormente l'inflazione sia negli investimenti in E&P che quelli nelle rinnovabili.

Il Decreto Legge energia voluto dal primo ministro Draghi per contrastare l'aumento dei costi delle materie prime impatterà moderatamente sul bilancio di Eni. Al peggio, il gruppo si attende qualche centinaio di milione di euro di impatto derivante dalla "windfall tax" sugli extraprofitti generati dalle compagnie energetiche.

Il piano industriale appena presentato prevede un'accelerazione del processo di decarbonizzazione in un contesto di miglioramento della generazione di cassa e di remunerazione per gli azionisti (dividend yield pari al 9%).

Gli analisti di Equita Sim confermano la raccomandazione "Buy" sul titolo, con un prezzo obiettivo di 18 euro e un upside potenziale in borsa del 34% circa, rispetto agli attuali 13,40 euro.

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