Eni, multa dall’Antitrust per cartello sui prezzi

Secondo l’Agcm, le società coinvolte si sono coordinate per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante e da Eni hanno risposto immediatamente contestando le accuse.
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La multa a Eni
Intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante. Con questa accusa, oggi l’Agcm ha imposto una sanzione ad Eni e ad altre società petrolifere per un totale complessivo di 936,66 milioni di euro di cui 336 milioni al gruppo petrolifero italiano.
Le altre società coinvolte sono Esso, Ip, Iplom, Q8, Saras e Tamoil (per quest’ultima anche con riferimento alle condotte di Repsol, ora da questa acquisita), ovvero le più importanti compagnie petrolifere operanti in Italia.
A Piazza Affari, intanto, le azioni Eni sembrano non risentire della multa inflitta dall’autorità per la concorrenza e guadagnano mezzo punto percentuale, salendo a 15,26 euro nelle prime due ore di contrattazioni.
Le accuse
"Ad esito della complessa istruttoria, avviata a seguito della denuncia di un whistleblower, è emerso che Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil si sono coordinate per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante (componente introdotta dalle compagnie per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore)", si legge in un comunicato dell'Antitrust.
Il cartello ha avuto inizio l'1 di gennaio 2020 e si è protratto fino al 30 giugno 2023. Il valore di questa importante componente del prezzo è passato da circa 20euro/mc del 2019 a circa 60 euro/mc del 2023, sottolinea l'Autorità.
Secondo l’Antitrust le compagnie hanno attuato contestuali aumenti di prezzo - in gran parte coincidenti - determinati da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese interessate. Il cartello è stato facilitato dalla comunicazione del valore puntuale della componente bio in numerosi articoli pubblicati su 'Staffetta Quotidiana', quotidiano di settore, grazie anche alle informazioni inviate direttamente da Eni al giornale.
La difesa
La risposta di Eni non si è fatta attendere ed è arrivata tramite un comunicato pubblicato oggi nel quale il gruppo esprimeva "il più fermo dissenso e la profonda sorpresa" per le conclusioni dell'Autorità e dicendosi pronta a tutelare "con determinazione le proprie ragioni e la propria immagine in ogni sede competente".
La decisione, secondo Eni, è “incomprensibile e infondata" e "basata su un totale travisamento dei fatti e del mercato", in quanto l’impianto accusatorio dell’Agcm “si fonda su una ricostruzione artificiosa che ignora le logiche di funzionamento del mercato e travisa la realtà dei fatti, decontestualizzando comunicazioni legittime legate ai rapporti di fornitura reciproca tra gli operatori", spiega la società.
L'Antitrust, continua Eni, "ignora le evidenze emerse nel corso dell'istruttoria, che dimostrano come Eni e gli altri operatori abbiano sempre agito in autonomia e spesso in disallineamento, così come infondate risultano anche le valutazioni riguardo alla pubblicazione dei prezzi sulla stampa di settore, dato che le informazioni relative alla variazione dei prezzi della componente bio erano già note al mercato e, quindi, non in grado di condizionare le dinamiche concorrenziali. La decisione dell'Agcm appare, peraltro, ancora più paradossale se si considera che riguarda una componente, imposta da obblighi normativi, che incide solo per pochi centesimi al litro sul prezzo al consumo del carburante e colpisce ingiustificatamente condotte commerciali corrette e trasparenti, disincentivando l'efficienza e l'innovazione in un settore strategico per il Paese".
"Oltre al danno derivante da un’ingiusta sanzione, di importo assolutamente abnorme, il provvedimento odierno costituisce inoltre un ennesimo grave danno reputazionale per Eni, che viene accostata a pratiche collusive alle quali è del tutto estranea", conclude la nota.
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