ENI. Perché scommettere ora sul petrolio


I prezzi del greggio sono in ripresa, sostenuti dalle aspettative di crescita economica mondiale e dall’accordo fra i Paesi produttori. Le quotazioni delle società del settore non hanno tenuto il ritmo: Eni vale oggi il 37% in meno rispetto a un anno fa e offre dividendi del 5%.


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JP Morgan dice che ora di comprare i titoli “value”

Nel giorno in cui la banca d’investimento americana JP Morgan rilancia l’attenzione sulle azioni “value”, l’occhio corre immediatamente ai petroliferi, sotto i riflettori oggi grazie al rialzo del greggio. Con il termine “value” gli investitori intendono le azioni di quelle società il cui l'andamento sale e scende seguendo l’andamento dell’economia nel suo complesso. Alle “value” si contrappongono le azioni “growth”, quelle delle società con grandi potenziali di crescita, o perché si basano su nuove idee di business, o perché mettono a frutto nuove tecnologie. In uno studio diffuso ieri, JP Morgan afferma che nel mondo “value” ci sono molte azioni sottovalutate, mentre le scommesse su tanti titoli “growth” si sono ormai spinte a livelli non più giustificabili. Di conseguenza, uno spostamento di capitali verso i “value” ha più che senso in questo momento.

Fra i settori più sensibili all’andamento dell’economia nel suo complesso c’è quello dell’energia. Tutti ricordiamo che cos’è successo negli scorsi mesi di marzo e aprile, quando l’epidemia di coronavirus aveva iniziato a diffondersi in Europa e di fronte alla prospettiva di lockdown generalizzati ed economie bloccate il prezzo del petrolio precipitò in una maniera mai vista, finendo addirittura sotto zero.

Da inizio 2021 il petrolio è salito del 10%

Da allora le quotazioni sono risalite ampiamente, grazie anche all’accordo raggiunto all’interno dei Paesi produttori (Opec più Russia) che hanno tagliato la produzione per sostenere i prezzi. Nell’ultima riunione l’Opec plus ha deciso di lasciare inalterati i livelli produttivi e ha concordato che la situazione verrà monitorata d’ora in poi con meeting mensili. Il che vuole dire che c’è una forte e comune intenzione di vigilare sul mercato ed evitare nuove discese dei prezzi. Intanto l’Arabia saudita ha deciso in maniera unilaterale di ridurre di un altro milione di barili al giorno la sua produzione, tanto per essere certi che dalle attuali quotazioni non si torni indietro.

Stamattina il Brent (57,3 dollari al barile) e il petrolio americano Wti (53,8 dollari al barile) erano in rialzo dell’1,3%, sui massimi degli ultimi 11 mesi, dopo la notizia che le scorte Usa di greggio la settimana scorsa si sono ridotte più di quanto era previsto. Il calo è stato di 5,8 milioni di barili, contro una stima di -2,3 milioni di barili.

Eni e gli altri titoli petroliferi hanno reagito positivamente con un avvio di quotazioni in rialzo. Un anno fa l’azione Eni valeva 14 euro, è sprofondata a 6,5 euro a metà marzo, da lì è proseguita con saliscendi fino al nuovo minimo di 5,89 euro del 28 ottobre per poi ritrovare la strada del recupero che la vede oggi scambiata a poco più di 9 euro (9,08 euro, +0,3%).

Noi pensiamo che da questi livelli il titolo abbia gambe per crescere ancora.

Innanzitutto perché pensiamo che il petrolio potrebbe crescere ancora, sostenuto da una ripresa economica mondiale spinta dai diffusi piani di vaccinazione anti-covid in tutto il mondo.

Dall’inizio del 2021 il Brent e il Wti, le due tipologie di petrolio scambiate sui mercati finanziari, sono saliti del 10% circa.

Rispetto a un anno fa Eni vale il 37% in meno

Rispetto a un anno fa le quotazioni di Eni sono in calo del 35%, così come quelle dell’inglese Bp hanno perso il 37% e quelle della francese Total il 23%.

Tutti e tre i colossi petroliferi europei sono a sconto rispetto al book value: per Eni il valore patrimoniale di ogni azione è di 11 euro, per Total di 40 euro rispetto a una quotazione di Borsa di 37 euro, per Bp abbiamo un book value di 3,64 sterline rispetto a un valore di Borsa di 3,10 sterline.

Stando al consensus degli analisti raccolto da FactSet, tutte e tre offriranno nei prossimi anni interessanti dividendi. Eni dovrebbe distribuire nel 2021 0,45 euro che corrisponde a un rendimento del 5%, con la previsione di salire a 0,58 euro nel 2022, pari a un rendimento del 6,5%. I dividendi previsti di Total offrono rendimenti del 7% stabili nei prossimi tre anni e per Bp gli analisti si aspettano rendimenti da dividendi del 5,2% stabili.

I progetti per le energie rinnovabili

Per quanto riguarda le prospettive di Eni, sono interessanti i progetti di diversificazione del business verso le energie rinnovabili. Lo scorso dicembre Eni ha fatto un primo passo nel settore eolico offshore, spendendo 405 milioni di sterline per acquisire il 20% del progetto Dogger Bank da 2,4 gigawatt, destinato a diventare il più grande parco eolico al mondo. Massimo Mondazzi, fino a poco tempo fa Cfo di Eni, è stato nominato direttore generale della nuova divisione ‘Energy Evolution’, creata quest’anno per curare le attività nel settore delle energie rinnovabili e alternative, tra cui anche le bioraffinerie e l’idrogeno.

Eni ha promesso di ridurre le emissioni di gas serra dell’80%. Il gruppo destinerà il 25% degli investimenti alle energie rinnovabili nel 2023, con gas e petrolio che faranno la parte del leone. Questo è però destinato a cambiare. “Dopo il 2025, la produzione di petrolio diminuirà e il gas si stabilizzerà. È probabile che entro il 2030, il 50% della spesa sarà dedicato alle nostre linee di transizione energetica”, ha detto recentemente Mondazzi a Reuters.
Le riserve di gas e petrolio esistenti di Eni, in portafoglio valutate a circa 50 dollari il barile, dovrebbero generare il 94% del loro valore complessivo entro il 2035.

Strategia di investimento

Sul settore oil è interessante il certificate con Isin DE000VP3VTL2 e sottostanti Eni, Repsol e Total.

Ad oggi il certificate quota 100 euro e il 19 maggio, prossima data di valutazione, se tutti i sottostanti resteranno sopra il livello iniziale scatterà il rimborso anticipato, a 100 euro + 5,8% di cedola, per un rendimento pari al 5,8% in 4 mesi ovvero il 17% annualizzato.

Anche nel caso in cui non scattasse il rimborso anticipato già a maggio, l’investimento appare interessante: il certificate infatti proseguirà staccando cedole semestrali del 5,81% semestrali 11,6% annuali, barriera sia per le cedole con memoria che per il capitale al 70%, scadenza 26 maggio 2022.

A maggio, prima data di valutazione per il rimborso anticipato lo scenario potrebbe essere positivo per il greggio: dovremmo già esserci lasciati alle spalle la terza ondata di contagi, con i mercati più sereni dopo una buona distribuzione dei vaccini e la stima di una ripresa della domanda di petrolio.

Di seguito i dati di riferimento del certificate

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Codice: ENI.MI
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