Eni resiste alle vendite, firmato accordo con Petronas

Eni resiste alle vendite, firmato accordo con Petronas

Il settore azionario legato al petrolio continua a trovare supporto dall’aumento dei prezzi del greggio seguito all’attacco di Israele all’Iran.

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Eni e petroliferi sopra la parità

Non si spenge il rumore del conflitto in Medio Oriente sui mercati finanziari nonostante la chiusura positiva di ieri di Wall Street, mentre l’uscita anticipata di Donald Trump dal vertice del G7 in Canada, accompagnata da giustificazioni poco chiare, ha indebolito di nuovo il sentiment delle borse occidentali di questa mattina.

L’apertura di Piazza Affari vedere resistere alle vendite principalmente i titoli petroliferi, sostenuti dalla nuova crescita (+1%) dei prezzi del petrolio: il Brent arriva a 73,75 dollari e il greggio WTI resta sopra quota 70 dollari.

Tra le blu chip del FTSE MIB (-1,30%) scatta subito Saipem (+1,80%), seguita da Stellantis (+1,30%) ed Eni (+1%). Sopra la parità anche Tenaris (+0,50%), oltre a Brunello Cucinelli (+1%) e Nexi (+0,80%).

L’accordo con Petronas

Questa mattina Eni ha annunciato la firma a Kuala Lumpur con Petronas di un Accordo Quadro che pone le basi per la creazione della nuova società a partecipazione congiunta per la gestione degli asset in Indonesia e Malesia attraverso una business combination.

L'accordo, ricorda il comunicato, si basa sul Memorandum d'intesa esclusivo firmato di recente dalle due società e include i principi chiave dell'accordo tra azionisti. Il nuovo soggetto sarà costituito e gestito come un’entità finanziariamente autosufficiente e le parti hanno concordato le valutazioni degli asset da conferire alla nuova società, con una proporzione di 50:50.

La produzione sostenibile della nuova società è prevista a 500 kboepd principalmente di gas e si potrà far leva su riserve complessive pari a circa 3 miliardi di barili di olio equivalente (boe) con un potenziale esplorativo di 10 miliardi di boe.

La nuova business combination sarà strategicamente allineata al modello satellitare di Eni e segue quanto già raggiunto con le attività Upstream in Norvegia e Angola con la creazione di Var Energy e Azule.

“Questa firma rappresenta una tappa fondamentale e segna l'allineamento finale raggiunto da Eni e Petronas sulla valutazione dei rispettivi asset e costituirà la base per gli accordi finali che Eni e Petronas prevedono di firmare entro la fine del quarto trimestre 2025, in seguito al completamento della due diligence finanziaria”, spiega la nota.

L’accordo rappresenta “un altro passo significativo verso la nuova società che Eni e Petronas hanno concordato di creare in Indonesia e Malesia, generando sinergie in termini di asset, competenze e capacità finanziarie, in un modello di trasformazione che rafforza ulteriormente l'enorme potenziale dei due Paesi”, sottolinea Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni.

La nuova società avrà “un forte impatto locale sulla produzione di gas, portando ulteriore energia, infrastrutture e occupazione a beneficio sia dell'Indonesia che della Malesia”, oltre ad avere “anche l'opportunità di valorizzare ulteriormente un incredibile portafoglio combinato di circa 1.400 miliardi di metri cubi di potenziale esplorativo aggiuntivo a basso rischio", conclude Descalzi.

Petrolio di nuovo in crescita

Dopo la breve parentesi di ieri, oggi i prezzi del petrolio risalgono risentendo ancora delle tensioni geopolitiche e del rifiuto di Donald Trump di sposare la strategia europea sul greggio russo.

Il greggio è passato dai 60 dollari della scorsa settimana, a seguito dell’annuncio delle decisioni prese dall’UE verso la Russia comprendenti nuove sanzioni e il tetto di 45 dollari al prezzo del petrolio proveniente da Mosca, per poi schizzare a 70 dollari dopo l’attacco di Israele all’Iran.

Le tensioni hanno spinto gli analisti di Goldman Sachs ad aumentare le proprie stime sul Brent fino a 90 dollari per l’anno in corso, ma potrebbe superare i 100 dollari in scenari peggiori.

"Continuiamo a non presupporre interruzioni dell'approvvigionamento petrolifero in Medio Oriente", ha precisato Goldman, aggiungendo però di aver calcolato un premio per il rischio geopolitico.

Le previsioni di Goldman prevedono uno scenario ‘base’, che considera una interruzione dell'export iraniano di 1,75 milioni di barili in sei mesi, compensato per la metà dalla maggior produzione dell'Opec+, che porterebbe le quotazioni a 90 dollari prima di scendere nuovamente sui 60 con la normalizzazione dell'offerta nel 2026. Ovviamente c'è anche uno "scenario estremo", in cui la produzione regionale o le rotte attraverso lo Stretto di Hormuz vengano significativamente impattati, nel qual caso le quotazioni potrebbero anche superare i 100 dollari nel breve.

Nonostante i rischi, Goldman ha mantenuto la sua previsione di fine anno sul Brent a 59 dollari, citando la prevista crescita dell'offerta al di fuori degli Stati Uniti.

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Codice: ENI.MI
Isin: IT0003132476
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