Eni scopre nuovo giacimento di gas in Indonesia

Stime della società parlano di volumi complessivi di 400 milioni di barili e la scoperta rientra nella strategia di transizione energetica messa in atto dalla controllata dallo Stato italiano attraverso il MEF e CDP.

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Giacimento di gas per Eni

Nuovo giacimento di gas per Eni, scoperta annunciata questa mattina in una nota prima dell’apertura del mercato.

La scoperta della società petrolifera italiana è stata effettuata in Indonesia, a circa 85 km di distanza dalla costa orientale del Kalimantan, attraverso il pozzo Geng North-1 perforato nella licenza North Ganal.

Dalle stime preliminari realizzate da Eni, i volumi di gas complessivi dovrebbero arrivare a 5 mila miliardi di piedi cubi, circa 140 miliardi di metri cubi, con un contenuto di condensati fino a 400 milioni di barili.

A Piazza Affari, intanto, il titolo Eni apre la settimana in lieve calo (-0,50%), a 15,386 euro per azione rispetto al target price confermato la scorsa settimana da Equita Sim, con raccomandazione ‘buy’.

La strategia

Con questa scoperta, Eni “conferma l'efficacia della strategia mirata alla creazione di valore attraverso la conoscenza approfondita dei temi geologici e l'applicazione di tecnologie geofisiche avanzate”, spiega la nota.

Inoltre, la campagna esplorativa in corso si aggiunge alle recenti acquisizioni all’interno della strategia di transizione della società, finalizzata a portare il suo portafoglio 2030 ad un mix di gas e LNG al 60%, incrementando il contributo di LNG equity.

L'Indonesia, e in generale l'Asia sud-orientale, rivestono un ruolo importante in questa strategia e Geng North, “grazie alla sua ubicazione ed alle sue dimensioni, ha il potenziale per contribuire significativamente alla creazione di un nuovo polo di produzione nella parte settentrionale del bacino del Kutei, collegabile alle facilities di liquefazione (LNG) di Bontang, sulla costa del Kalimantan orientale, sfruttandone la capacita' disponibile”.

Importanza dell’area confermata anche dalla possibile presenza di ulteriori 5 mila miliardi di piedi cubi (Tcf) di gas in posto in scoperte non ancora sviluppate, stimano da Eni.

La recente acquisizione

La nuova scoperta arriva dopo il recente annuncio dell’accordo raggiunto da Eni per l’acquisizione di Neptune Energy, al completamento del quale si rafforzerà la posizione della società italiana nel blocco North Ganal.

Il blocco è operato da Eni North Ganal Limited, che detiene una partecipazione del 50,22%, con Neptune Energy North Ganal BV e Agra Energi I Pte Ltd che detengono rispettivamente il restante 38,04% e 11,74%.

Movimenti nel capitale

Nel frattempo, venerdì l’investitore AkademikerPension aveva venduto la sua partecipazione in Eni nell’ambito di un programma pluriennale di disinvestimento di titoli di petrolio e gas per un valore di 3,7 miliardi di corone danesi.

La cessione da parte del fondo pensione danese corrisponde a 33 milioni di corone come parte di una strategia per uscire dalle società ritenute non serie nel ridurre le loro emissioni di carbonio, ha riferito ieri Bloomberg News, citando AkademikerPension.

“Dopo diversi anni in cui, insieme ad altri investitori, abbiamo cercato di convincere queste aziende a cambiare il loro percorso climatico, dobbiamo renderci conto che i vertici del settore del petrolio e del gas semplicemente si rifiutano di farlo”, spiega Anders Schelde, Chief Investment Officer di AkademikerPension.

“Attraverso una controllata, ENI espanderà l’esplorazione petrolifera nelle aree vulnerabili dell’Artico, il che ci conferma semplicemente che si tratta di una società che appartiene alla nostra lista di esclusione e non al nostro portafoglio”, ha aggiunto Schelde

Il fondo aveva già ceduto partecipazioni in società petrolifere e del gas tra cui BP, Chevron, Equinor, Exxon Mobil, Petrobras, PetroChina, Shell, TotalEnergies e Repsol, per un totale di 3,7 miliardi di corone danesi (520 milioni di dollari) di partecipazioni nei combustibili fossili in cinque anni.

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