Evergrande diventa una penny stock: non basta la riduzione del debito


Lo sviluppatore immobiliare cinese crolla subito al suo ritorno alla borsa di Hong Kong, nonostante l’intervento delle autorità cinesi finalizzato a restituire fiducia ai mercati.


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Tonfo Evergrande

Subito crollo per le azioni di Evergrande, il gigante cinese oberato di debiti e sospeso dalle contrattazioni alla borsa di Hong Kong dal marzo 2022.

Questa mattina il titolo dello sviluppatore immobiliare cedono oltre l’80%, passando così da 1,65 dollari di Hong Kong agli attuali 0,32, dopo aver toccato un minimo di 0,22.

Scese sotto quota 1 dollaro, dunque, il titolo Evergrande diventa una cosiddetta ‘penny stock’ e il valore di borsa del gruppo si è ridotto a poco più di 500 milioni di dollari dai 50 miliardi del 2017.

In Cina, le borse hanno aperto con rialzi superiori al 5%, anche se poi hanno rallentato pur mantenendo guadagni oltre l’1% per il CSI 300, lo Shenzhen e per l’Hang Seng di Hong Kong.

Dimezzato il debito

Ieri la società aveva comunicato dietro richiesta della Borsa di Hong Kong di aver chiuso il primo semestre 2023 con perdite nette di 33 miliardi di yuan, circa 4,5 miliardi di dollari, ottenendo così un dimezzamento del debito rispetto ai 66,4 miliardi dello stesso periodo del 2022.

Il risultato è stato ottenuto grazie ad un consistente aumento dei ricavi (+44% rispetto al primo semestre 2022), raggiungendo così i 128,2 miliardi di yuan, a seguito di una “attiva pianificazione della ripresa delle vendite” che ha permesso di “cogliere con successo il breve boom del mercato immobiliare emerso a inizio 2023”.

Per quanto riguarda il futuro, il gruppo cinese ha chiarito che la capacità di proseguire le attività sarà legata “al successo dell’attuazione del piano di ristrutturazione del debito offshore e al successo dei negoziati con il resto dei finanziatori sulle estensioni dei rimborsi”.

Evergrande aveva presentato istanza di protezione dal fallimento negli Usa (ex capitolo 15) a inizio agosto, parte di una delle più grandi ristrutturazioni del debito al mondo, in particolare su strumenti per 31,7 miliardi di dollari, tra cui bond, garanzie collaterali e obblighi di riacquisto. I creditori hanno votato il piano la scorsa settimana e la società è in attesa di conoscere il risultato.

La ristrutturazione, avvisava il gruppo, “sta andando avanti come previsto”, in particolare quella “del debito offshore (con i Paesi esteri)”, specificando che l’istanza ex capitolo 15 rappresenta solo una “normale procedura di ristrutturazione del debito offshore e non comporta istanza di fallimento”.

Le decisioni del governo cinese

Il positivo sentiment delle borse cinesi, nonostante il crollo di Evergrande, è stato sostenuto dalle decisioni delle autorità cinesi aventi come finalità il sostegno dei mercati, aumentando così la fiducia degli investitori.

Nel dettaglio, il governo di Pechino è intervenuto riducendo l’imposta di bollo sulle transazioni di borsa dallo 0,1% allo 0,05% a partire da agosto.

Nel corso della giornata di ieri, inoltre, la China Securities Regulatory Commission ha anche limitato la vendita di azioni da parte dei principali soci delle imprese i cui prezzi sono scesi al di sotto dei livelli dell’IPO o del patrimonio netto. Lo stesso soggetto ha abbassato i coefficienti di margine per le operazioni a leva e ha dichiarato che rallenterà il ritmo delle IPO.

“L’ampiezza, la forza e la velocità delle misure hanno superato le aspettative”, hanno scritto in una nota gli analisti di China International Capital Corp.


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