Ftse Mib, davvero il peggior indice dell’ultima decade?


Molto fumo negli occhi e pochi numeri. Per anni ci dicono che il nostro indice di Borsa è uno dei peggiori in Europa: Dax30, Cac40 gli indici tedeschi e francesi avrebbero già recuperato i massimi dal 2007, mentre il FtseMib sarebbe lontano ben il 55%. La realtà non è questa, anzi… scopriamo insieme perché


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Nell’ultima decade, l’indice nostrano è sempre stato classificato come uno dei peggiori listini in Europa e nel mondo. La maglia nera è sempre stata attribuita a questo indice a causa della sua composizione intrisa di titoli finanziari, con banche e assicurazioni che la fanno da padrone.

Le banche italiane sono cariche di titoli governativi che dalla crisi finanziaria del 2008 sono sempre stati assoggettati da un’elevata volatilità a causa dello spread tra il decennale del btp ed il bund tedesco e soprattutto dal continuo ricambio dei governi che non sono mai riusciti a dare una vera stabilità al paese. Le obbligazioni caratterizzate da un prezzo e da un rendimento inversamente proporzionali sono state causa di forte stress per le banche e per le loro performance sui listini. Ogni crisi di governo, ogni mancata crescita economica rispetto alle aspettative o le bocciature di un’agenzia di rating, e lo spread si impenna, il prezzo delle obbligazioni scende e di conseguenza anche il prezzo dei titoli bancari crolla.

E tutti giù a esercitarsi in uno degli sport preferiti, almeno a livello finanziario: parlare male del nostro Paese.

Differenza tra index Total Return e Net Return

Questo storytelling negativo sul nostro indice non considera una valutazione fondamentale basata sulle modalità di calcolo della performance. Ciò che può sembrare una caratteristica penalizzante per il Ftse Mib, ovvero la grande presenza di titoli bancari nella sua composizione, diventa un punto di forza straordinario se consideriamo i dividendi staccati da queste ultime. La vera alterazione nei confronti fra il nostro Ftse Mib e tutti gli altri indici europei e mondiali risiede nella valutazione dell’indice al netto dei dividendi.

Tutti gli indici principali, con i quali viene fatto il confronto, ovvero il Dax30, il Cac40, il Ftse100, il Dow Jones, il Nasdaq, l’SP500, l’Eurostoxx50 e l’MSCI Europe tengono conto dei dividendi distribuiti dalle società componenti nella loro performance. Questi indici utilizzano il metodo dell'"indice di rendimento totale" (Total Return Index), che oltre al dividendo include che questo venga di anno in anno reinvestito.

Questo significa che la variazione di questi indici riflette non solo i movimenti dei prezzi delle azioni, ma anche l'impatto dei dividendi pagati dalle società quotate.

La performance del Ftse Mib non conta né i dividendi staccati, né, ovviamente, di quanto questi avrebbero reso nel tempo se reinvestiti nell’indice.

Dunque, confrontare un indice net return con un total return è come confrontare le mele con le pere.

Fare chiarezza su questo aspetto è fondamentale, perché il nostro indice è l’unico che non considera l’inclusione dei dividendi nella performance ed è per questo motivo che risulta sempre sottoperformare gli altri indici, il problema risiede nella modalità di calcolo della performance, non in un problema strutturale economico del Paese, che nonostante tutto è sempre nella top 10 delle economie più forti nel mondo.

Ftse Mib versus resto d’Europa

Guardiamolo sui numeri. Se dovessimo confrontare il FTSE MIB TOTAL RETURN, ovvero l’indice nostrano che considera nella sua performance anche i dividendi. Vediamo che dal 2007 la performance assoluta è superiore a quella di molti altri indici europei e mondiali. Nell’arco temporale citato l’indice italiano sovraperforma il Cac40, il Ftse100, l’MSCI Europe e pareggia con il Dax30.

Questa valutazione è fondamentale per tutti gli investitori, in modo da poter valutare le performance dell’indice italiano in modo realistico ed epurato da qualsiasi alterazione quando si fanno i confronti con gli altri indici.

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