Gas, la strategia russa della tensione manda i prezzi ai massimi storici

Il Ttf di Amsterdam vola oltre i 290 euro al megawattora innescando nuove vendite sui mercati europei ma il dato sulla manifattura tedesca fa respirare le borse.
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Nuova fiammata del gas
Continua la crisi dei prezzi del gas dopo la notizia di ieri di una chiusura del gasdotto Nord Stream.
Il Ttf di Amsterdam ha toccato i suoi massimi storici in queste ore, superando i 290 euro al megawattora dai 276 della chiusura, e ora scambia a 285 euro. Le autorità russe parlavano della necessità di manutenzione alla base dello stop al gasdotto di Gazprom previsto tra il 31 agosto e il 2 settembre, ma questa versione ufficiale diffondevano nervosismo sui mercati nella seduta di ieri.
Secondo i calcoli degli strategist di Societé Generale, i prezzi sono aumentati del 70% in un mese e sono sei volte più alti di un anno fa. “Sebbene ciò non si traduca direttamente in un forte aumento del costo del gas naturale importato”, continuano dall’istituto, “l’impatto sulle condizioni di scambio europee sarà devastante se i prezzi si manterranno ai livelli attuali per un periodo sufficientemente lungo”.
Indici sulla parità
Se ieri la crisi del gas aveva ‘messo KO’ i mercati, l’apertura odierna proseguiva sulla stessa linea, ma la diffusione del dato sulla manifattura tedesca invertiva la rotta.
L’indice PMI manifatturiero in Germania pubblicato questa mattina da S&P, infatti, indicava un aumento a 49,8 punti ad agosto dai 49,3 di luglio, dato superiore al consensus degli analisti, fermo a 48. Così, tornavano in verde il Ftse Mib, il Cac 40 e il Dax, con proprio quest’ultimo sotto osservazione vista la forte esposizione della Germania alle importazioni di gas russo e il calo di ieri (-2,30%).
Il Ministro tedesco per l’Economia e il Clima, Robert Habeck, ieri parlava di un prossimo “inverno molto critico” ed è necessario prepararsi ad una maggiore riduzione del gas da parte di Putin.
Per questo, aggiungeva Habeck, “ci saranno nuovi aiuti per mantenere un equilibrio di base e chi guadagna meno deve essere sostenuto maggiormente rispetto a chi guadagna di più”.
Parole di preoccupazione che si aggiungevano a quelle del presidente della Bundesbank, Nagel, secondo il quale la recessione in Germania appare sempre più probabile proprio a causa dell’alto “grado di incertezza sulle forniture di gas questo inverno e il forte aumento dei prezzi” che “peseranno pesantemente su famiglie e aziende”.
La situazione in Europa
Nel nostro paese, infanto, le scorte di gas sono arrivate al 79%, raggiungendo così quota 152,75 TWh, sulla linea di quelle europee, pari al 76,96% del volume dei depositi.
La Germania presenta un indice di riempimento al 79,54%, mentre superano l’80% la Francia (88,97%), il Belgio (83,45%) e la Repubblica Ceca (81,35%).
Secondo uno studio di tre economisti del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), uno stop delle forniture di gas russo ad agosto porterebbe ad esaurire le riserve nei Paesi dell'euro già a fine anno innescando razionamenti e recessione.
Senza un intervento sui consumi, calcolano dal Mes, il PIL dell'Eurozona perderebbe l'1,7%, con un impatto del 2,5% per i due Paesi più esposti, Italia e Germania.
A questo punto, ufficialmente il tema del tesso del gas dovrà tornare sul tavolo del Consiglio europeo convocato per il prossimo 5 ottobre, nel corso del quale Mario Draghi dovrebbe rilanciare la sua azione di persuasione verso gli altri partner europei, ma i risultati delle elezioni previste per 25 settembre potrebbero indebolire notevolmente la sua posizione.
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