Giappone: Buy, Sell o Hold?


Dopo che l’indice giapponese ha toccato i massimi storici, vale ancora la pena mantenere le posizioni?

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Vendite al dettaglio MoM di gennaio in uscita oggi alle 8:00 (stima +0.5% contro -0.6% di dicembre) e PIL QoQ del 4Q23 alle 8:45 entrambe della Germania (previsto zero) e inflazione MoM di febbraio della Francia (stima +0.7% contro -0.2% di gennaio), inflazione YoY di febbraio della Spagna (stima 2,8% contro 3,4% di gennaio) alle 9:00. Tasso di disoccupazione della Germania di febbraio atteso stabile al 5,8% e inflazione sempre della Germania YoY di febbraio alle 14:00 (stima 2,6% contro 2,9% di gennaio).

Al pomeriggio è il turno dei dati USA: si comincia alle 14:30 il PCE YoY di gennaio, previsto in contrazione al 2,8% (dal 2,9% di dicembre) e con le richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 209k contro 201k della scorsa settimana). Si prosegue alle 15:45 con il PMI Chicago di febbraio (stima 47,9 punti contro 46 di gennaio).

Dopo che l’indice giapponese ha toccato i massimi storici, vale ancora la pena mantenere le posizioni? L'indice Nikkei giapponese ha toccato un livello record la scorsa settimana per la prima volta dal 1989, quando le azioni salirono al punto da far scoppiare la bolla immobiliare. Questi eventi hanno portato a decenni di inflazione bassa o nulla e di crescita per lo più piatta. Il TOPIX è ora vicino al suo nuovo record, sovraperformando la maggior parte dei principali mercati azionari in dollari USA, ad eccezione dell'S&P 500.

Cosa sta determinando l’impennata delle azioni? Una valuta debole ha contribuito ad aumentare il valore degli utili societari realizzati all’estero. Ci aspettiamo che lo slancio degli utili rimanga solido. La stabilizzazione del dollaro statunitense non sta incidendo così tanto sui rendimenti azionari giapponesi nella valuta. E il rendimento in eccesso che gli investitori ricevono dal rischio di detenere azioni giapponesi rispetto alle obbligazioni sembra interessante. Le nostre prospettive positive vanno comunque ben oltre lo yen debole. L’inflazione più elevata sta consentendo alle aziende di aumentare i prezzi e proteggere i margini, mentre la crescita dei salari contribuisce a continuare ad alimentare la spesa dei consumatori.

Marzo sarà un mese cruciale per i mercati giapponesi, con le trattative salariali annuali sindacali, che probabilmente determineranno le prospettive di inflazione, che si svolgeranno contemporaneamente al prossimo incontro politico della BOJ. I negoziati dovrebbero contribuire a segnalare se l’inflazione si è radicata.

Riteniamo che la BOJ porrà fine ai tassi di interesse negativi nei prossimi mesi, ma avrà bisogno di ulteriori prove di un’inflazione sostenuta prima di aumentare ulteriormente i tassi. Non riteniamo che i salari possano crescere abbastanza da mantenere l’inflazione in modo sostenibile al livello del target del 2% della BOJ. Ed è per questo che non crediamo che la BOJ inasprirà la politica tanto quanto i mercati si aspettano.

Pur non essendo il nostro scenario base, intravediamo il rischio che la BOJ inasprisca troppo rapidamente e in modo eccessivo. A nostro avviso, questo scenario potrebbe essere più dannoso di un leggero ritardo nell'aggiustamento delle politiche monetarie, poiché potrebbe indebolire il tentativo della BOJ di porre fine al lungo periodo di deflazione, o di eliminare l'inflazione.

Un altro punto cruciale per le performance delle azioni, sono le riforme della governance aziendale. La Borsa di Tokyo ha continuato a spingere le aziende a migliorare la propria redditività e a restituire denaro agli azionisti. Il TSE ha iniziato a rendere pubbliche le società che stanno pianificando di migliorare la gestione del capitale (una spinta per coloro che commerciano al di sotto del valore contabile senza piani di miglioramento).

Da quando l’ex primo ministro Shinzo Abe ha introdotto le riforme più di dieci anni fa, le aziende giapponesi hanno compiuto alcuni progressi nel promuovere un rendimento poco brillante del capitale proprio, o redditività. Ciò è passato dai livelli negativi del 2010 al 9%. Si tratta ancora della metà del valore statunitense, ma riteniamo che le riforme possano contribuire a ridurre il divario. La stagione degli utili in corso sta confermando le aspettative degli analisti di una crescita robusta, con utili operativi TOPIX in crescita del 17% YoY, come mostrano i dati della Bank of America.

Oltre a questi sviluppi, quest’anno è stato lanciato un programma governativo rinnovato di investimenti azionari esentasse, con l’obiettivo di alimentare i flussi di investitori nazionali verso le azioni giapponesi. Questo schema potrebbe facilitare i risparmiatori giapponesi a riallocare parte dei risparmi dal contante e in attività reali, comprese le azioni, per cercare di preservare il valore del loro denaro nel nuovo regime inflazionistico.

Riteniamo quindi possa essere conveniente mantenere un sovrappeso sui titoli giapponesi, che pensiamo possano superare i massimi storici. Oltre al supporto fornito dal ritorno di un’inflazione moderata, prevediamo che gli sviluppi a livello aziendale guideranno la prossima tappa del rally. Non siamo convinti che la BOJ possa sconvolgere le prospettive ottimistiche poiché probabilmente rimarrà cauta sulla politica monetaria. Riteniamo quindi che le azioni giapponesi siano ancora interessanti dato il loro potenziale di crescita.

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