Governo tedesco studia contromossa su Unicredit-Commerzbank

Berlino vorrebbe aumentare gli obblighi informativi per gli investitori che acquistano partecipazioni nelle società tedesche, rispondendo così alle mire espansionistiche dell’istituto italiano.
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La mossa di Berlino contro Unicredit
Nei giorni scorsi era soltanto un’indiscrezione dei media tedeschi ma oggi è arrivata la conferma direttamente dal Governo tedesco. Berlino sta studiando se rendere più severi gli obblighi informativi per gli investitori che acquistano partecipazioni nelle aziende del Paese.
Le intenzioni del Governo, anticipate nei giorni scorsi dalla newsletter tedesca Finanz-Szene, sono state confermate oggi dal Ministero delle Finanze e si inseriscono nella volontà dell’esecutivo di fermare la possibile acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit dopo che la banca milanese aveva aumentato la sua quota nell’istituto tedesco lo scorso mese.
In particolare, l’esecutivo sta valutando se richiedere agli investitori di divulgare una quota del 3% che comprende una combinazione di azioni e derivati, quando la normativa attuale prevede la comunicazione di tali partecipazioni combinate al livello del 5%.
La scorsa settimana era emerso che diversi esponenti del governo riponevano le loro speranze in una revisione regolamentare e a tal fine stavano esercitando pressioni sull'autorità di vigilanza del Paese, la BaFin, per fermare la campagna tedesca dell’istituto guidato da Andrea Orcel.
I dubbi sul debito
Le resistenze di Berlino riguarderebbero in particolare la quantità di debito italiano in pancia a Unicredit, circa 40 miliardi di euro in bond governativi. Così la BaFin si trova in una situazione delicata, in quanto da un lato dovrà gestire in modo equo la richiesta di Piazza Gae Aulenti ma sta subendo continue pressioni politiche.
"La BaFin e la Banca centrale europea lavorano in stretta collaborazione", ha dichiarato alla Reuters un portavoce del Ministero delle Finanze, aggiungendo che l’autorità ha il "diritto di raccomandare" alla BCE l'approvazione di un accordo, lasciando comunque alla banca centrale l'ultima parola.
Un portavoce della BCE ha invece dichiarato di essere in "costante interazione" con le autorità nazionali, descrivendo le decisioni come "collaborative", mentre persone vicine al governo hanno anche rivelato sempre alla Reuters che la fiducia tra Berlino e l'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, è quasi crollata.
L’interesse di Deutsche Bank
La difesa tedesca contro Unicredit aveva visto nei giorni scorsi l’ipotesi di una discesa in campo di Deutsche Bank vista l’assunzione di Morgan Stanley come advisor strategico sul dossier Commerzbank. Secondo i media locali, l’interesse per la prima banca tedesca potrebbe realizzarsi dopo il raggiungimento da parte di Commerzbank dei target del piano industriale, nel 2026, in modo da aver completato il rilancio da un punto di vista patrimoniale e poter pensare ad una possibile integrazione.
Le due banche tedesche “avevano già studiato una possibile combinazione, poi abbandonata a causa dell’alto numero di esuberi che avrebbe comportato”, ricordano da WebSim Intermonte, i cui analisti ritengono che l’interesse da parte di DB potrebbe “comportare un aumento della valutazione di Commerzbank”.
“Come già reiterato, inoltre, pensiamo che l’operazione sia accreative dal punto di vista dell’EPS, potrebbe portare a numerose sinergie di costo e all’ulteriore efficientamento del sistema bancario tedesco, oltre che della nuova entità”, concludono da WebSim che su Unicredit mantengono un giudizio ‘neutrale’ con target price di 43,6 euro.
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