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Certificati di investimento: cosa sono e come funzionano

Cosa sono i certificati di investimento (Investment Certificates), come funzionano e quali rischi e opportunità offrono tra capitale protetto, barriere, premi ed effetto leva sul sottostante.

Questa guida è rivolta a chi non conosce in modo approfondito questi strumenti finanziari e li approccia per la prima volta.


Indice dei contenuti

Capitolo 1

I certificati di investimento (Investment Certificates) sono diventati uno degli strumenti più usati da chi vuole investire in modo più flessibile rispetto all’acquisto diretto di azioni, ETF o obbligazioni.

​​Questa guida spiega in modo concreto cosa sono i certificati di investimento, come funzionano i principali meccanismi (barriera, protezione del capitale, effetto leva) e come valutarli rispetto al tuo profilo di rischio rendimento e al tuo orizzonte temporale.

Cosa sono i certificate

In termini tecnici, i certificates sono strumenti finanziari derivati la cui performance è legata all’andamento di un sottostante.

Non lasciarti intimidire dalla parola “derivati”. In pratica, questi strumenti non sono altro che contratti il cui valore deriva da uno o più attività finanziarie sottostanti:

  • singole azioni
  • panieri di titoli
  • indici azionari
  • materie prime
  • valute
  • tassi di cambio
  • tassi di interesse

Il certificate non vive di vita propria, ma segue – con regole precise – l’andamento di questi sottostanti.

La differenza rispetto ad altri strumenti finanziari non è in come si compra un certificate: lo cerchi nel dossier titoli insieme agli altri strumenti, lo vedi in piattaforma di trading e inserisci un normale ordine di acquisto o di vendita. Quello che cambia davvero è come funziona un certificate: invece di ricevere interessi fissi come un BTP, o dividendi come le azioni, con un certificate ricevi premi e rimborsi al verificarsi di determinate circostanze.


Capitolo 2
Perché investire in certificates

Rispetto all’investimento tradizionale, i certificati di investimento permettono di:

  • spostare il focus dal “sottostante puro” al profilo di pay-off: non compri solo un’azione o un indice, ma una struttura che definisce come e quanto guadagni o perdi nei vari scenari di mercato.
  • avere protezione del capitale investito totale o parziale (per esempio con i certificati a capitale protetto o a capitale condizionatamente protetto).
  • ottenere premi periodici (chiamati anche cedole, coupon e bonus) anche in mercati laterali o moderatamente negativi, se le condizioni imposte sulle barriere vengono rispettate.
  • accedere facilmente a sottostanti non sempre semplici da raggiungere in modo diretto (indici esteri, materie prime, basket di titoli).
  • ottenere un vantaggio fiscale non trascurabile. I proventi generati da questi certificate vengono infatti classificati come redditi diversi, il che consente di utilizzarli per compensare eventuali minusvalenze accumulate su altri investimenti, ottimizzando così la gestione complessiva del portafoglio.

Capitolo 3
Come funzionano i certificates

Per capire davvero come funzionano i certificati di investimento, è utile scomporli in alcuni elementi principali, comuni a quasi tutte le strutture.

Emittente

Il certificate è emesso da una banca o da un intermediario autorizzato. Tra i principali emittenti di certificates in Italia si possono trovare istituzioni come Vontobel, Intesa Sanpaolo, BNP Paribas, Leonteq, Société Générale, Marex e UniCredit.

Valore nominale e prezzo

Ogni certificate ha un valore nominale (spesso 100 o 1.000 euro) che serve per calcolare premi, rimborsi e payoff. Il prezzo a cui viene comprato su Borsa Italiana può essere sopra o sotto il nominale (si dice sopra o sotto la pari o parità), a seconda di fattori come andamento del sottostante, tempo residuo fino alla scadenza e distanza da barriera e livello iniziale (strike).

I mercati di riferimento

La quotazione avviene tipicamente sul SeDeX o EuroTLX di Borsa Italiana, dove è presente un market maker incaricato di fornire continuativamente prezzi in acquisto (denaro o bid) e vendita (lettera o ask).

Sottostante e strike

Il sottostante è l’asset a cui è legata la performance del certificate: può essere una singola azione, un indice, una materia prima, una valuta o un paniere di strumenti finanziari. Lo strike è il livello iniziale di riferimento del sottostante da cui si misura, nel tempo, la sua performance.

Barriera a scadenza

La barriera è un livello prestabilito del prezzo del sottostante che determina specifici effetti sul funzionamento del certificate. Se il sottostante raggiunge questo livello durante la vita del prodotto (barriera continua o americana) o alla sua scadenza (barriera discreta o europea), si attivano o decadono determinati meccanismi: ad esempio la perdita della protezione del capitale, l’attivazione di un rendimento, o la modifica del rimborso finale.

Date di valutazione intermedie

Sono giorni prefissati in cui l’emittente “fotografa” il valore dei sottostanti per stabilire, in base a determinate condizioni, se pagare premi, far scattare il rimborso anticipato o mantenere il certificate in vita fino alla data di valutazione successiva. Conoscere data di valutazione, record date e data di pagamento aiuterà a sapere entro quando acquistare un prodotto per aver diritto al premio.

Data di valutazione finale

Alla data di valutazione finale si osserva il valore del sottostante per stabilire quale sarà il rimborso finale a scadenza.

Tutti i certificate hanno una scadenza ad eccezione dei certificate open-end, che non prevedono una data di scadenza fissata in anticipo, ma rimangono in vita a tempo indeterminato finché l’emittente non esercita una clausola di call (facoltà di estinzione) o finché non si verificano determinate condizioni.

Codice ISIN

Il codice ISIN è un codice alfanumerico di 12 caratteri che identifica in modo univoco ogni strumento finanziario (azioni, obbligazioni, ETF, certificates, ecc.) a livello internazionale e permette di ritrovarlo con precisione su piattaforme di trading, siti degli emittenti e Borsa Italiana.


Capitolo 4
Le principali caratteristiche dei certificates

Ci sono alcune caratteristiche chiave che ritornano in molte strutture e che impattano direttamente sul profilo di rischio rendimento.

Cap

Il cap è il limite massimo al rendimento ottenibile con il certificate. Anche se il sottostante sale oltre un certo livello, il guadagno dell’investitore non può superare il valore fissato dal cap.

Premi (o cedole)

I premi sono importi periodici (cadenza mensile, trimestrale, annuale) che il certificate può corrispondere all’investitore. Possono essere incondizionati (quindi staccati indipendentemente dal valore del sottostante) oppure subordinati al fatto che i sottostanti restino sopra un determinato livello barriera rispetto allo strike; in alcuni prodotti è presente anche un maxipremio iniziale (premio più elevato rispetto a quelli staccati periodicamente).

Effetto memoria

L’effetto memoria permette di recuperare in una data di valutazione successiva i premi non distribuiti in passato perché i sottostanti quotavano sotto al livello di barriera. Se alla nuova data di osservazione le condizioni richieste (ad esempio il superamento della barriera) risultano rispettate, il certificate corrisponde non solo il premio corrente ma anche a quelli precedentemente saltati e salvati "nella memoria" del certificate.

Rimborso anticipato (Autocall)

Il rimborso anticipato è un meccanismo previsto da molti certificate che consente al prodotto di scadere prima della data di valutazione finale. A determinate date di osservazione, se il prezzo del sottostante (o dei sottostanti) è pari o superiore al livello stabilito – detto livello di autocall – il certificate viene rimborsato in anticipo. In questo caso l’investitore riceve il valore nominale (eventualmente maggiorato dei premi previsti), interrompendo così sia il rischio sia il potenziale futuro rendimento del prodotto.

Valuta e opzione quanto

Il certificate può essere emesso in euro o in altre valute. Quando il sottostante è espresso in una divisa diversa dall'euro, alcune strutture prevedono l’opzione quanto: l’emittente neutralizza il rischio di cambio, così che l’investitore non debba preoccuparsi della volatilità del tasso di cambio tra l'euro e la valuta estera in cui è quotato il sottostante (o i sottostanti).

Liquidità

Anche se molti investitori tengono i certificate in portafoglio fino a scadenza, questi prodotti possono essere venduti in qualsiasi momento sul mercato secondario, inserendo un ordine come faresti per un’azione.

La presenza del market maker sui segmenti SeDeX o EuroTLX di Borsa Italiana serve proprio a garantire proposte continuative in acquisto (denaro o bid) e vendita (lettera o ask). Lo spread tra denaro e lettera dei certificate si aggira solitamente intorno all'1%.

Nei momenti di forte volatilità o quando il sottostante è molto vicino alla barriera, lo spread tra denaro e lettera può anche allargarsi: è sempre possibile uscire, ma a un prezzo meno conveniente.


Capitolo 5
Le principali tipologie di certificates

Sul mercato italiano i certificates sono di solito classificati in due grandi famiglie: certificati di investimento e certificati a leva. A questi si affiancano strumenti collegati al rischio di credito, come le credit linked notes.

I certificati di investimento

I certificati di investimento sono i più usati dagli investitori retail che vogliono investire in certificati con un orizzonte temporale di medio periodo, senza spingersi su prodotti a leva. Borsa Italiana distingue, in sintesi, tra strumenti che replicano in modo lineare il sottostante e strumenti che aggiungono opzioni accessorie, come i Discount, gli Equity Protection e gli strutturati con barriere.

All’interno degli Investment Certificates rientrano:

CERTIFICATI A CAPITALE PROTETTO

Sono quelli in cui l’emittente struttura il payoff in modo da restituire, a scadenza, il 100% del capitale nominale, salvo default dell’emittente. L’investitore partecipa all’eventuale rialzo del sottostante, spesso entro un tetto massimo (cap) o con una partecipazione parziale.

La logica è chiara: sacrificare una parte del potenziale di guadagno in cambio di un forte livello di protezione del capitale investito.

CERTIFICATI A CAPITALE CONDIZIONATAMENTE PROTETTO

Quando si parla di come funzionano i certificate a capitale condizionatamente protetto, si entra nel territorio dei Cash Collect, Express e strutture simili.

Qui la protezione del capitale è subordinata al rispetto del livello barriera alla scadenza (e, in caso di barriera continua, lungo tutta la vita del prodotto). Se nessun sottostante scende sotto la barriera, l’investitore riceve il capitale nominale, spesso più l’ultimo premio. Se anche solo un sottostante scende sotto la barriera, il certificate rimborsa un importo legato alla performance negativa del peggiore (certificate worst of).

L’idea di fondo è ottenere premi ricorrenti e una protezione parziale su movimenti moderatamente negativi del mercato, accettando però un rischio più alto in caso di scenari estremi.

CERTIFICATI A CAPITALE NON PROTETTO

I prodotti a capitale non protetto non offrono né protezione incondizionata né protezione legata alla barriera. Il rimborso finale segue in maniera più diretta il sottostante, talvolta con meccanismi che amplificano l’upside o l’eventuale downside.

Sono strumenti coerenti con un profilo di rischio più dinamico: il totale del capitale investito è esposto ai movimenti del sottostante, e la perdita può essere significativa se lo scenario di mercato volge al peggio.

ESEMPIO FUNZIONAMENTO BARRIERE DEI CERTIFICATE

Per capire cosa significano queste barriere in pratica, immaginiamo di investire 10.000 euro in tre prodotti diversi con lo stesso sottostante, tutti con valore nominale 1.000 euro e scadenza a tre anni:

  • Con un certificato a capitale protetto, se a scadenza il sottostante è sceso del 30%, l’emittente ti rimborsa comunque i 10.000 euro (salvo suo default). Rinunci però a parte del potenziale guadagno se l’indice sale molto, perché il rendimento è spesso limitato da un cap.
  • Con un certificato a capitale condizionatamente protetto con barriera al 60%, se a scadenza il sottostante ha perso il 30% (quindi è sopra la barriera), ricevi ancora i 10.000 euro e spesso l’ultimo premio. Se invece il sottostante ha perso il 50% (quindi è sotto la barriera), il rimborso a scadenza segue la perdita: incassi 5.000 euro, più eventuali premi già pagati prima.
  • Con un certificato a capitale non protetto, non hai né protezione incondizionata né legata alla barriera: se il sottostante scende del 50%, il rimborso è pari a 5.000 euro, senza rete di protezione.

I certificati a leva

I certificati a leva sono progettati per moltiplicare, in misura prefissata, l’andamento del sottostante. Il loro prezzo incorpora un effetto leva: per esempio, un leverage certificate 5x (5 volte) reagisce in modo amplificato ai movimenti giornalieri dell’asset di riferimento.

Questo vale sia al rialzo (long, si guadagna se il sottostante sale) sia al ribasso (short, si guadagna se il sottostante scende).

Sono pensati soprattutto per operatività tattica, su orizzonti temporali anche molto brevi. L’uso in ottica di investimento di lungo periodo è delicato, perché gli effetti del ribilanciamento giornaliero e della volatilità possono generare nel tempo risultati molto diversi da quelli intuitivamente attesi.

Credit linked notes

Accanto ai certificate legati principalmente al prezzo del sottostante, esiste un’altra categoria di strumenti che ruota attorno al rischio di credito: i credit linked notes (CLN), detti anche credit linked certificates (CLC).

I CLN sono strumenti finanziari che combinano le caratteristiche tipiche delle obbligazioni con elementi propri dei derivati sul credito. A differenza dei certificati condizionatamente protetti, in cui la distribuzione dei premi e il rimborso del capitale dipendono dall’andamento del sottostante, nei CLN tali aspetti sono legati al mancato verificarsi di un “evento di credito” (come default, ristrutturazione del debito o mancato pagamento) riferito a una o più entità di riferimento.

Di conseguenza, l’investitore non è esposto solo al rischio dell’emittente, ma si assume anche il rischio che il merito creditizio della società di riferimento peggiori o, nel peggiore dei casi, che questa vada in default. In tale eventualità, la protezione del capitale viene meno e il rimborso finale può essere soltanto parziale.


Capitolo 6
I rischi dei certificates

Come per qualsiasi strumento finanziario, anche nei certificate esistono elementi di rischio. In particolare, chi li sottoscrive può trovarsi esposto ai seguenti possibili rischi

Rischio emittente

Il default dell’emittente può comportare la perdita anche totale del capitale, indipendentemente dalle dinamiche del sottostante. Per valutare il rischio emittente è utile guardare i rating assegnati dalle principali agenzie (S&P, Moody’s, Fitch), reperibili nelle schede prodotto e nella documentazione dell’emittente.

Rischio di mercato

È il rischio legato all’andamento delle attività finanziarie sottostanti: azioni, indici, materie prime, valute, tassi di interesse. Se il sottostante si muove in modo molto sfavorevole, anche un certificato con barriere “protettive” può generare perdite importanti.

Superamento della barriera finale

Nei certificati a capitale condizionatamente protetto il livello barriera è il vero spartiacque. Una violazione della barriera, in particolare nei panieri (o basket) worst-of con più sottostanti, può trasformare una struttura apparentemente prudente in una esposizione quasi lineare alla performance del sottostante peggiore.

Complessità

Molti payoff prevedono combinazioni di condizioni (barriera, autocall, effetto memoria, cap) che non sono immediatamente intuitive. Senza comprenderle a fondo, è facile farsi attrarre da un rendimento elevato sottovalutando gli scenari peggiori.


Capitolo 7
La fiscalità dei certificates

Dal punto di vista fiscale, in Italia i certificate generano “redditi diversi di natura finanziaria”, sia attraverso la distribuzione di premi sia tramite i guadagni derivanti dalla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Questo li rende strumenti potenzialmente efficaci per compensare eventuali minusvalenze presenti in portafoglio.

La minusvalenza (o capital loss) si verifica quando uno strumento finanziario - come azioni, obbligazioni, fondi comuni, ETF, ETC, certificate o derivati - viene venduto a un prezzo inferiore a quello di acquisto. Queste perdite non vengono tassate immediatamente, ma vengono accumulate in un “zainetto fiscale” e possono essere utilizzate per compensare eventuali plusvalenze realizzate entro i quattro anni successivi alla loro maturazione.

Ma attenzione! Non tutte le plusvalenze possono essere utilizzate per compensare, ma solo quelle generate da redditi diversi, come quelle generate dai certificates.

Questo rende i certificate interessanti anche come strumento di ottimizzazione fiscale, utile per bilanciare minusvalenze pregresse in portafoglio.

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Capitolo 8
Le variabili da considerare

Il comportamento di un certificate nel tempo è guidato da un insieme di variabili, che incidono direttamente sul suo prezzo e sul suo profilo di rischio rendimento.

Andamento del sottostante

È la variabile più evidente: la direzione e l’intensità dei movimenti del sottostante (o dei sottostanti) rispetto allo strike e alla barriera influenzano immediatamente il prezzo del certificate, le probabilità di autocall, il pagamento dei premi e il rischio di perdita sul capitale.

Volatilità

Maggiore è la volatilità del sottostante, più alta è la probabilità che vengano raggiunte o superate le barriere e i trigger. Questo influisce sia sul livello dei premi offerti al momento dell’emissione - perché a maggiore rischio corrisponde generalmente un rendimento più elevato - sia sull’andamento del prezzo sul mercato secondario.

Tempo residuo alla scadenza

Il tempo gioca un doppio ruolo: da un lato, più tempo significa più opportunità di recupero in caso di movimenti negativi; dall’altro, implica più probabilità che eventi estremi si verifichino (come una violazione della barriera).

Struttura del payoff

Presenza di effetto leva, tipo di barriera (discreta o continua), opzione quanto, frequenza delle date di valutazione: ogni dettaglio contribuisce a definire la sensibilità del prodotto a mercati, tassi di interesse e volatilità.


Capitolo 9
Certificates o ETF? Le differenze chiave

Se hai investito finora solo in ETF, la domanda naturale è: perché dovrei usare un certificate invece di un ETF?

La prima differenza è strutturale: un ETF è un fondo quotato che replica un indice secondo una politica di gestione ben definita, con portafoglio trasparente e regolato come OICR. Un certificate è un derivato cartolarizzato emesso da una banca, il cui payoff dipende da combinazioni di opzioni e condizioni (barriera, autocall, cap, ecc.). L’ETF ti espone in modo lineare al mercato: se il sottostante sale del +10%, il tuo ETF salirà circa del +10% al netto dei costi. Il certificate, invece, può:

  • limitare le perdite oltre una certa soglia (capitale protetto o condizionatamente protetto);
  • trasformare un andamento laterale o moderatamente negativo (entro i livelli di barriera) in flusso di premi periodici;
  • inserire un effetto leva esplicito.

In cambio, però, introduce più complessità e rischio emittente, oltre al fatto che il comportamento nel tempo non è sempre intuitivo come quello di un ETF.

Un aspetto tutt’altro che secondario è quello fiscale. I certificate generano redditi diversi (al contrario, le plusvalenze da ETF generano redditi di capitale), che possono essere utilizzati per compensare le minusvalenze accumulate su altri strumenti – ad esempio vendita di azioni o di obbligazioni, ETF, fondi o altri derivati – diventando così utili anche in un’ottica di efficienza fiscale del portafoglio.


Capitolo 10
Come leggere in pochi minuti il KID di un certificate

Il KID (Key Information Document) è il documento sintetico che ti spiega come funziona il certificate. Leggerlo tutto è sempre una buona idea, ma se hai poco tempo ci sono quattro punti chiave da controllare:

Nella sezione “Che cos’è questo prodotto?” trovi le informazioni essenziali: qui è fondamentale capire quando si verificano i pagamenti dei premi, quando può avvenire il rimborso anticipato e cosa succede a scadenza. In poche righe è spiegato se il prodotto paga premi periodici (e a quali condizioni), se può essere rimborsato prima della scadenza naturale e come viene calcolato il rimborso finale in base all’andamento dei sottostanti.

Subito dopo, verifica il valore nominale del certificate per capire quanti pezzi stai effettivamente comprando rispetto all’importo che vuoi investire.

Nelle parti dedicate a “pagamenti” e “caratteristiche del prodotto” guarda con attenzione frequenza e ammontare dei premi: ogni quanto sono previsti (mensili, trimestrali, annuali), se l’importo è fisso o variabile e soprattutto se il pagamento è condizionato al rispetto di una barriera o di altre condizioni sull’andamento dei sottostanti.

Infine, controlla sempre quali sono i sottostanti: una singola azione, un indice, un paniere di titoli, magari concentrato su uno specifico settore o Paese. Da lì capisci dove stai davvero prendendo rischio di mercato e quanto è diversificata – o meno – l’esposizione che stai assumendo con quel singolo ISIN.

Nel riquadro “Quali sono i rischi e qual è il potenziale rendimento?” guarda il livello di rischio da 1 a 7 e, soprattutto, gli scenari “sfavorevole” e “di stress”: ti mostrano quanto potresti perdere in condizioni negative.

Alla voce “Quali sono i costi?” trovi i costi totali annui e gli eventuali costi impliciti.


Capitolo 11
Domande frequenti sui certificates

Posso perdere l’intero capitale con i certificati di investimento?

Sì. In scenari estremi, soprattutto con prodotti a capitale non protetto, a capitale condizionatamente protetto con barriere violate o in caso di default dell’emittente, il rischio di perdita totale del capitale non è teorico.

I certificati a capitale protetto sono davvero senza rischio?

No. Offrono protezione totale del capitale investito rispetto all’andamento del sottostante, ma non rispetto al rischio emittente. Se la banca emittente fallisce, anche un certificato a capitale protetto può azzerarsi.

I certificate sono migliori delle azioni?

Non esiste un “migliore” in assoluto. Le azioni offrono partecipazione diretta alla crescita di una società, con dividendi e diritti amministrativi. I certificate sono strutturati su un payoff più articolato.

Posso usare i certificate per recuperare minusvalenze?

Sì, nella misura in cui generano redditi diversi tassati al 26%, possono contribuire a riassorbire minusvalenze accumulate su altri strumenti della stessa categoria negli ultimi quattro anni.


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